Monte Sernio, Alpi Carniche, 2187m. Divide le vallate del Chiarzò e dell’Aupa. Raggiungibile da Bevorchians di Moggio o da Dierico di Paularo con sentieri escursionistici. Più interessante la salita dello spigolo N con passaggi di II° non protetti attraverso il Rif. M. Sernio partendo dalla frazione di Lovea o da Sella di Lunge (Illegio di Tolmezzo).
Dai miei diari.
Il Sernio, detta la montagna delle donne, occhieggia in lontananza su gran parte delle vallate d’incarojo e But, occhieggia anche il bagno di casa mia quando nelle mie “sedute” giornaliere lo studio con occhio attento.
Quando il sole tramonta il Sernio assume colori fantastici e dimostra una dignità da monte dolomitico assumendo colorazioni accese che riescono a stupirmi sempre ogni volta come fosse la prima.
In Inverno poi non si può non notare questa cima, la penso là, solitaria e fredda, lontana dalla civiltà.
Rimirandola spesso questa cima, come facevano gli antichi poeti, la mia curiosità, più che dalla cima, ha cominciato ad essere attratta da quel lungo canale stretto e alto che viene evidenziato ogni stagione con la comparsa della prima neve.. Perdura stabile per tutto l’inverno e sparisce solo con le calde giornate di fine maggio. Aggiungo nel calderone della mia curiosità gli ingredienti magici come l’isolamento del luogo, il fatto che l’itinerario non l’abbia mai sentito nè dai miei amici, nè sui vari siti internet, una linea così evidente… Ed ecco fatta che mi scatta la molla di andare a dare un’occhiata da vicino con gli sci.
A dire il vero studio questa discesa da almeno 10 anni..
Trovo in Max un amico pazzo almeno quanto me, oppure il mio entusiasmo è talmente tanto che non sento nemmeno le sue eventuali rimostranze. Fattostà che oggi, una giornata di primavera un pò uggiosa, ci vede rimontare di buona mattina la strada che da Illegio porta ai prati di Lunze. Parcheggiata l’auto in prossimità di un bivio ci equipaggiamo dell’occorrente e partiamo con le scarpe ai piedi perchè prevedo un avvicinamento lungo..
Pioviggina, è tutto umido, l’antitesi dello sci alpinismo. In giro non c’è un’anima. Il posto è veramente fuori dagli itinerari frequentati tant’è vero che il sentiero che seguiamo in vari punti è franato e no nmostra segni di passaggio alcuno.
Arrivati a quello che credo sia il torrente che si forma dal canale, lasciamo il sentiero per inoltrarci in mezzo ai mughi e ai verdi e finalmente cominciamo a intravedere la tanto desiderata neve. Dall’alto ci gurdano tutte le alte pareti della Creta di Mezzodì, altra montagna piuttosto ostica e selvaggia.
Dietro ad un mugo nascondiamo il superfluo e sci in mano e scarponi ai piedi arriviamo alla prima lingua di neve.



Il primo tratto ci vede salire con le pelli di foca non sulla neve ma sulle uova: siamo su una lingua “crepacciata” dove sotto scorre una grande portata d’acqua che ha creato grossi tunnel nella neve, praticamente attraversiamo in continuazione dei ponti di neve. Passata questa zona incuietante il rimore dell’acqua che scorre ci abbandona e iniziamo la risalita del canale vero e proprio su neve accumulata dalle varie slavine cadute durante la stagione fredda. In inverno qua dev’essere un vero macello!La pioggerellina lascia spazio a pochi e parchi fiocchetti di neve.Le pendenze cominciano a divenire sempre più sostenute e comincio a temere per la possibilità effettiva di uscita dal canale che, vista da qui, sembra un muro verticale. Tolgo gli sci e metto i ramponi, Max continua con gli sci fino ad un buco a metà canale dove un masso viene ribattezzato dal sottoscritto il nido d’aquila.

Ora anche lui decide che è meglio ramponarsi. Picche in mano saliamo verso l’uscita, faticando non poco per la pendenza.

Alla fine l’uscita si rivela abbastanza tranquilla, mi chiedo cosa sto facendo pensando a quella che sarà la dicesa..
Comunque sbuchiamo su di un pianetto, una sorta di giardino pensile, che sostiene l’ultimo canalino stretto che porterebbe ad una specie di forcella chiusa. Saranno circa ancora 100m, decidiamo che non vale la pena e ci fermiamo a fare 2 foto. Da quassù si vede anche il bagno di casa mia 🙂
Ci aspetta la discesa.. Sarà la più impegnativa, come pendenze, della mia carriera. Fino al nido d’aquila si salta parecchio e ad ogni salto mi fermo a pensare bene al successivo, guai a sbagliarne uno… Max è più tranquillo, ma lui padronegia molto meglio di me gli sci.
Raggiungiamo il fondo del canale senza imprevisti.
Sono molto soddisfatto, le soddisfazioni più grandi che lo sci mi offre arrivano in questi momenti, quando compio uscite non comuni, dove nessuno ci va, che lasciano ancora spazio all’esplorazione.
Credo possa essere classificato come OSA, credo che le pendenze si aggirino intorno ai 45° nella parte alta, ma sono dati miei che potrebbero essere messi tranquillamente in discussione.
Osa o Bsa che sia, la ricordo come una delle uscite che mi ha dato di più, in tutti i sensi. Grazie a Max che mi ha accompagnato in questa avventura
Omarut e Max in aprile del 2008?