Ferrata Nord del Coglians

Monte Coglians 2780m: La cima più alta del Friuli V.G. nonchè delle alpi Carniche domina la catena calcarea che dal passo di Monte Croce si allunga fino al M.Volaia (Creta di Collinetta-Collina, Cjanevate, Monumenz, Cima di Mezzo,Coglians, Capolago, Canale, Sasso nero, Volaia, Biegenkopf). Massiccia alla vista da Collina viene raggiunta anche d’inverno con gli sci d’alpinismo in quanto classica della zona. La vetta è raggiungibile dalla normale italiana (versante S) tramite sentiero escursionistico con base al Rif. Tolazzi (raggiungibile in auto) o dal versante N attraverso la rinnovata ferrata austriaca. xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx 13-08-2011 Oggi riusciamo a riempire addirittura un’auto, siamo in 4. Da un pò mancavano all’appello certi nomi importanti delle mie compagnie alpestri, dispersi in altri campi della vita attualmente più remunerativi per loro.. Altri invece han preferito poltrire nel letto. Alle 8 partiamo dal rif. Tolazzi alla volta del Lago Volaia. Partiamo piano ma tanto so già che non durerà molto questa calma escursionistica.. Il tempo di toglierci le maglie di troppo e già percorrendo la scorciatoia, così indicata anche sui cartelli in sito, trottiamo alla grande. La scorciatoia è un sentiero CAI che si stacca dal principale diretto al rif. Lambertenghi Romanin piuttosto in basso, circa 200m dopo il bivio per il Marinelli. La scorciatoia, di fatto, permette di tagliare alcuni tornanti e una perdita di quota in corrispondenza del rio Landri, raccordandosi al sentiero principale sotto alla casermetta della guardia di Finanza ormai dismessa da tempo.

L’inizio della scorciatoia

Percorriamo quindi il sentiero verso il rif. Lambertenghi passando sotto alla muraglia dove passa anche il sentiero Spinotti che conduce al Rif. Marinelli (percorso di gara della staffetta 3 rifugi).

La prima parte dello Spinotti

Prima del rifugio abbiamo anche la fortuna di imbatterci in uno scambio di dolci carezze tra mamma marmotta e figlioletto, tenerissimi ci lasciano ammutoliti e sorridenti. In breve siamo al rifugio e sbuchiamo nella conca del lago, uno dei luoghi più belli delle Alpi Carniche, uno spettacolo che non mi stufa mai. E’ presto e per fortuna in giro c’è poca gente; valutiamo infatti di fermarci con la sdraio a prendere sole 🙂 ma torniamo ai precedenti intenti rimirando al vallone della Valentina, cercando l’attacco della nuova via attrezzata.

Il Lago di Volaia con il rif. austriaco, sullo sfondo il M.Volaia

Contorniamo la sponda del lago sotto alle pareti calcaree del Lastrons del lago, dove ultimamente han tracciato parecchie vie sportive a spit ed entriamo nel valloncello che porta alla forcella Valentina.C’è ancora neve sul fondo! Ingaggio una gara con un bambino tedesco che mi precede e che mi dà filo da torcere per buoni 50m.. Ne esco vittorioso! Magre soddisfazioni! Il caç si avventura sul fondo del vallone passando direttamente i nevai, uno scialpinista in carenza di gesto atletico. Miriamo ora alla destra della forcella, guadagnando velocemente quota con il sentiero zigzagante che porta verso lo zoccolo d’attacco. Vediamo un nutrito gruppo di persone già intente alla preparazione tecnica sotto all’attacco e la cosa ci scoraggia un pò, già penso alle pietre che ci arriveranno in testa. In realtà il gruppo di ungheresi si dimostraano dei veri gentiluomini, il capogruppo in inglese dice che noi siamo sicuramente più veloci e ci concede 5 min di anticipo! Che lusso, complimentoni al gesto, non se ne vedono molti così in quota.

Verso l’attacco della N

Ci imbraghiamo e partiamo seguendo i bolli blu e bianchi della via, all’inizio c’è anche una targa scritta in tedesco che ricorda i soldati austricia che percorrevano questa salita durante il 15-18.

I primi metri

L’attacco è decisamente atletico e riscalda i bicipiti in men che non si dica.. Le attrezzature risalgono infatti delle placche di calcare verticale dove gli appigli sono pochi e in alcuni tratti assenti del tutto. Tuttavia per i piedi sono quasi sempre presenti delle piccole tacchette di un paio di centimetri che ospitano alla perfezione la punta degli scarponi. Opere lasciate dai soldati che le realizzarono durante la guerra, magari al freddo dell’inverno, magari con il rischio di beccarsi una granata sulla schiena, insomma resto sgomento e affascinato da tali opere al punto che mi “perdo” a cercare tutti gli appigli scavati non rendendomi quasi conto delle difficoltà della ferrata, sempre dritta e sempre più aerea. In rare eccezioni sono state infisse delle staffe per i piedi, dove anche i soldati non riuscirono a scalinare, alcuni ferri del 15 ci sono ancora. Arriviamo ad un ottimo punto per riposare un attimo le braccia, in corrispondenza dell’attraversamento verso destra di una placca. C’è anche il libro della via.. Beviamo e proseguiamo. La difficoltà cala decisamente percorrendo poi un tratto della cengia mediana della parete N. Il cordino in alcuni tratti non c’è non essendo necessario. Vado veloce per non prendere sassi da due alpinisti che sono già sulla cresta finale, questo infatti è il pericolo più grande della parte alta della ferrata. I bolli blu e bianchi del nuovo tracciato si mischiano a quelli giallo-rossi della vecchia ferrata; la stessa la percorsi anni fa con gente varia che non aveva la minima cultura di montagna, legata come i salami.. Che ricordi! Si raggiunge un canalino di roccia meno sana dove le difficoltà riprendono nuovamente a salire, ma se ne esce piuttosto celermente stando attenti a non muovere pietre.

La parte alta

Il canalino porta a sbucare sulla cresta finale; il panorama si apre sulle vicine cime e il baratro è sotto ai nostri piedi , verso il rifugio Lambertenghi. Chi ha problemi di vertigine è meglio che guardi a N.. Il cordino accompagna verso la campana di vetta, che si vede ora vicina, passando tratti molto friabili. La tipica “cresta del frigorifero” come usiamo chiamare le creste dove si muove di tutto, termina proprio in cima al M. Coglians. Un rintocco di campana e i complimenti vicendevoli. Dal parcheggio del Tolazzi ci abbiamo messo 3.45h pause comprese, non male direi. Belle  notizie arrivano in cima da Max e finalmente si riavvicina oggi al mondo dell’alpinismo dopo un anno  da un brutto incidente successo gli in falesia.

Lungo la cresta finale

Ci concediamo una pausa allietati dai progetti futuri di un padre tedesco quarantenne per il figlio undicenne.. (Everest, Aconcagua,…) spero di non diventare un padre così per mio figlio! La discesa avviene lungo la normale del versante S dapprima su sentiero abbastanza ripido, poi per ghiaione “consuma ginocchia” nella parte bassa. Allunghiamo un attimo il giro fino al Rif. Marinelli, attraverso la Forc. Monumez per andare a bere una birretta e ripararci dalla pioggia in arrivo.. le birrette saranno tante alla fine.. Col sereno rientriamo “contenti” alla macchina!

Il vallone di rientro, a sx il Pic Cjadin per arrivare al rif. Marinelli

4 pensieri su “Ferrata Nord del Coglians

    1. ah! Qua se ne impara sempre una…. Ma allora i gradini chi li ha fatti?? non credo che le guide si mettano a fare questo certosino lavoro di scalpellatura.. e poi il cartello all’inizio della ferrata? Con il mio tedesco scolastico posso tradurre così: ” Via del 26° battaglione: via storica di arrampicata del 26° battaglione, realizzata dai soldati del 26° di Spittal sulla Drava, sotto il comando del colonnello Walter Steinwender.. Più chiaro di così… Mi sa che ti sbagli!

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  1. Relazione entusiasmante!!! Tanto più che è uno dei miei obiettivi per quest’estate 🙂 Grazie mi hai fatto venire ancora più voglia… 🙂

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