“Oberst Gressel e Senza Confini” alla Creta di Collinetta – Passo di M. Croce Carnico

CRETA DI COLLINETTA 2238m: Sorella minore della vicina Creta di Collina domina ad Ovest il passo di Monte Croce Carnico. Durante la guerra del 15-18 l’intera zona è stata teatro dei maggiori combattimenti dell’area orientale e le testimonianze di ciò sono presenti un pò ovunque.

La cima è  molto frequentata per la bellezza della zona e per il dislivello non eccessivo dal parcheggio di M. Croce (1000m). La cima, o meglio le 2 cime vicine, sono raggiungibili in modo escursionistico o alpinistico: per comodo sentiero escursionistico dalla Cresta Verde oppure sfruttando le 2 ferrate del versante E: la “senza confini” o la staimbergerweg.

Quest’estate andrebbe dimenticata, piove sempre.. Nonostante ciò dal cilindro dell’alpinista salta fuori una bellissima mattina di sole e di temperature miti, ottimo presagio di una splendida giornata di montagna.

Partiamo presto, io e Mirco che problemi ad alzarsi con il gallo che canta non ne ha. Alle 6.30 siamo in partenza dalla macchina, presso il parcheggione del passo. Cerchiamo l’attacco della “nuova” parte bassa della ferrata senza confini, a detta di un amico comune, un tragitto spaccabraccia.. Io sono piuttosto curioso. Il percorso pare sia stato attrezzato oramai già da un paio di anni ma non ho mai avuto l’opportunità di affrontarlo.

Il sentiero che porta all’attacco è lo stesso della Bella venessia, prima della galleria verso Mauthen si sale nel bosco di faggio verso sx e in 5 minuti si arriva dove cominciano le attrezzature.

L’attacco

Ci prepariamo bene, meglio del solito (i racconti cupi degli amici fanno fare i nodi con molta dovizia..) Mirco per l’occasione ha comprato il set da ferrata ufficiale, io mi limito al mio come sempre autocostruito.

Attacco io. Sono le 6.45, tutto il terreno è umido e anche un pò fangoso in perfetta antitesi all’aderenza che sarebbe richiesta dalle placche che superiamo in sequanza. Si sussegguono passaggi atletici, tira e molla di braccia, gli scarponi scivolano come saponette.. cominciamo a sudare prima del previsto. Gli austriaci non regalano niente e sembra abbiano studiato il percorso migliore per non aiutare nessuno. Staffe assenti per i piedi, cordone d’acciaio tra le mani e su!

A metà tratto c’è un intermezzo boscoso con gimkana fra gli abeti racchiusi dal cordone metallico della ferrata.. Gli scarponi si sporcano nuovamente di fango.

Tuttavia in breve il sole estivo arriva a scaldarci e asciuga velocemente anche le rocce dove corre la ferrata, i problemi di grip si risolvono. Diversi passaggi ci fanno sbuffare non poco!

Altro tratto verticale… Almeno con qualche staffa!

Alla fine questo tratto si dimostrerà abbastanza lungo, son riusciti a trovare passaggi verticali anche dove la pendenza si abbate 🙂

Cmq belli cotti arriviamo al ballatoio di metà montagna, in una selva di fortini, mughi e pecore.  Ci siamo già sciroppati 350 m di dislivello (più o meno) di ferrata. Adesso ci aspetta la “senza confini” che già percorsi in passato e che già di per se basterebbe a costituire una bella uscita. Guadagnamo l’attaco di quest’ultima schivando i buchi carsici che ci sono, e anche i reticolati che troviamo avendo sbagliato il sentiero ( i bolli a volte sono distanti e sbiaditi, in caso di nebbia stare attenti). Sotto all’attacco ci concediamo una pausa. Siamo già stanchini ma continuiamo quello che ci siamo prefissati. Attacchiamo quindi il tracciato classico prima su rocce rotte e poi in un liscio diedrone attrezzato in maniera discutibile: a tratti con le staffe per i piedi a tratti no (anche se servirebbero)!

Il diedrone

Il diedro è molto più lungo di quello dei miei ricordi e ne usciamo tuffandoci nel sole caldo della continuazione della ferrata. Mirco comincia ad avere un male mostruoso alle mani, a forza di tirarsi su le vescichette compaiono.. Tiene duro e andiamo avanti. La ferrata continua con vari passaggi impegnativi, uno anche in strapiombo particolarmente atletico e nella parte alta si susseguono le creste di “avancorpi” della cima… Si susseguono in maniera da farti dire “oh  là, adesso è l’ultimo e poi ci siamo”… E puntuale dopo lo spuntone verticale ce n’è un altro… Cmq il panorama e la bellezza dei passaggi fanno passare velocemente questi tratti.

Mirco impegnato

Oramai pasciuti di cordino e fittoni arriviamo alla fine della ferrata soddisfatti! La ferrata termina in corrispondenza di una postazione di guerra; alla cima con la croce di vetta mancano 10 minuti di sassi levigati e infidi su sentiero CAI. Occhio a non lasciarci le ginocchia!

Le amicizie vere vivono senza pretese, covano come le braci sotto la cenere, basta un giro in montagna per riaccendere quel bel fuoco di condivisione e simpatia tra 2 persone. Grazie a Mirco dell’amicizia e della compagnia di oggi!

In pratica ci son volute 4 ore dal passo alla cima, senza correre e godendo del panorama alpestre.

Me medesimo

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