Monte Terzo 2034m: cima che offre un ottimo punto di osservazione per la dorsale carnica che va dal Coglians al Monte Paularo. La piccola vetta biforcuta è raggiungibile dalla frazione di Cleulis di Paluzza risalendo la strada asfaltata che porta alla malga Lavareit (servizio agrituristico) dove a quota 1380ca si incrocia il sentiero CAI 155 che sale alla cima. Evidenti le opere militari sulla dorsale della vetta dove stazionavano le batterie di artiglieria che battevano le prime linee dal Pal Piccolo al Passo di Pramosio.
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13.10.2013
Salgo oggi verso il M. Terzo, una di quelle cime che dici di andarci al momento giusto e che ho sempre disdegnato fino ad oggi, seppur tanto studiata durante l’inverno per la sua interessante linea N-O.
So che si sale da Cleulis, per qualche km in macchina e trovare la partenza del sentiero 155 non è difficile, complice una cartellonistica ben visibile che fa la sua comparsa man mano che si guadagna quota. Parcheggio proprio davanti ai cartelli e un pò mi vergogno vedendo che il sentiero arriva dal fondovalle, dal bosco, ma oggi mi sento un pò pelandrone e mi bastano 700m di dislivello. Ste atmosfere autunnali non mi aggradano molto, influiscono sul mio essere lasciandomi sempre un pò malinconico.
Il primo tratto di salita si svolge in un bel bosco di grosse piante, diritte e autorevoli, coi colori accesi dell’autunno.
In cima alla salita una ferrosa staccionata artigianale scoraggia l’ingresso del viandante sul terreno aperto che c’è dopo, i pascoli della Casera M. Terzo bassa. Di certo il cartello proprietà privata non fa presa su di noi che presuntuosi ci crediamo padroni delle alture, forse più altezzosi di quei malgari che lì il cartello ce l’han messo. Da che parte sta la ragione? O come quelli che ci bollano come “tumiecins di fondovalle” come se la residenza desse in automatico il diploma di alpinista e/o professore tuttologo delle terre alte, ma questi sono altri discorsi.
La Malga è bella grossa, a vederne le condizioni immagino che da qualche tempo non sia più monticata ma potrei sbagliarmi, che peccato. Un bel posto, esposto a meridione con tanto prato e una bella vista sull’alta valle del But, ci starebbe un bel rifugio o qualcosa del genere, ma siamo in Italia e con i tempi che tirano la vedo dura.
Poco più su il laghetto per l’abbeveraggio delle mucche anticipa i tempi ed è completamente ghiacciato, una crosta bianca nemmeno tanto sottile.

Continuiamo verso Ovest per prati che vanno rapidamente imbiancandosi per la neve caduta i giorni scorsi.
Un acquedotto improvvisato zampilla acqua poco sopra, l’acqua che esce dal tubo è sicuramente più di quella che arriva a destinazione. Poi una sorgente che nasce dal sentiero, un geiser in miniatura che ci blocca in contemplazione per alcuni istanti, simpatica!
Si pesta neve, credevo qualche cm ma qua il manto va aumentando e dalla Malga M. Tezo Alta metto le ghette che provvidenzialmente ho messo nello zaino.
Siamo nella nebbia/nuvola, di panorama nemmeno l’ombra. Pur non conoscendo il sentiero la logicità del percorso ci guida alla sella posta in cima al vallone. Lungo il percorso gli ontani ancora verdi sono stati stuprati dal vento dei giorni scorsi e hanno lasciato andare tantissime foglie che giacciono a terra sul bianco manto. Quei contrasti che trovi solo a inizio stagione.
Poi alla sella si staglia davanti a noi un quadro fantastico: una grigia cornice poco definita di nebbie include al centro una visione del gruppo del Coglians Cjanevate in pieno sole, e noi qua a battere i denti. A guardare sto spettacolo non mi accorgo nemmeno che il thermos si è rovesciato e il mio the caldo va tutto a bagnare gli ontani.. Vabbè, non morirò di sete sul M. Terzo spero.
Da qui il cartello indica 30 min alla cima, mi verrebbe voglia di tagliare verso la cima ma seguo la monotona mulattiera di guerra che con pendenza irrisoria sale la cuspide sommitale. Poi, oramai verso la sommità, tagliamo per trincee scivolose e semicoperte dalla neve. Lastrine di ghiaccio e sassi scivolosi, un’esplorazione all’interno di una galleria perfettamente conservata e siamo davanti a quella che sembra la cima. Saliamo quindi ma sul cocuzzolo ci rendiamo conto che la cima è l’altra, quella con la croce. Dietrofront. Cima. Non si vede un fico secco ma meglio così: la mia macchina fotografica è senza batterie già dal primo tratto, vedere la catena di confine e non poter fare una bella panoramica mi darebbe parecchio fastidio. Motivo in più per tornare sul M. Terzo!



Omarut e Sbriz
Il link dell’amico Francesco salito lo stesso giorno, poco dopo noi.. http://www.youtube.com/watch?v=LqD-2rq2Hxg&feature=youtu.be