L’Amariana da Nord

08.12.2014

Tra la conta dei percorsi per salire alla cima dell’Amariana, secondo vecchia promessa, oggi si è deciso per il sentiero CAI 443 che sale il versante Nord della montagna. Non che sia la prima volta e quindi abbia necessità di “ficcarci il naso” ma più perchè la proposta dell’amico trova terreno fertile, basta arrivare in cima che da una o dall’altra va bene.

La salita da Illegio è una delle maniere più lunghe per giungere al cospetto della Madonnina della Carnia, una salita che lascia il tempo per gustare questo angolo di Carnia sicuramente lontano dalla folla. Anche da quella che l’8 dicembre suole salire per la “normale” da Lisagno, o forca del Cristo.

Paesino di Illegio, cerchia ristretta di cognomi tipici, case di una volta ben tenute, ultimamente alla ribalta della cronaca per mostre di Sacre figure e preti. Ma questa è un’altra storia.

La salita del mio gruppetto comincia nei pressi di una bassa fontanella, sopra c’è il segnavia CAI che indica senza pietà le tempistiche per il monte.. Numeri che possono far paura ma che solitamente vengono dimezzati senza troppi convenevoli. Oggi il gruppetto è stranamente folto ed allietato da una presenza femminile. La via per l’Amariana comincia dapprima in un boschetto di abeti che subito lasciano spazio ai faggi, i primi o gli ultimi del “Bosc Grant”, il bosco grande, che occupa gran parte delle propaggini settentrionali dell’ Amariana allungandosi verso Moggio Udinese.

Salirne i declivi ammirandone le migliaia di faggi che lo popolano, guardando dall’alto il paese e le sue case che vanno rimpicciolendosi mentre la vista spazia sempre più sulla catena Carnica principale e le cime imbiancate del confine italo austriaco. La catena del Coglians è bianca come il latte, segno che la neve caduta non è poi così poca, anzi! So che oggi sul gruppo del Canin ci sarà ressa con le pelli di foca ai piedi, ma la stagione sarà lunga e preferisco consumare ancora un pò le suole degli scarponi piuttosto che le solette degli sci.

La mole dell’Amariana ci si para davanti con la sua prepotenza attorno a quota 1000 quando la monotonia della salita è spezzata per un attimo di falso piano verso il ricovero Cimenti-Floreanini, chi del gruppo non sapeva cosa aspettarsi adesso ce l’ha ben chiaro.

Quello che fu il ricovero “Damarie” ora, rimesso a posto e trasformato con cura in una bella baita, è diventato il bivacco “Cimenti-Floreanini”, merita un attimo di sosta. I volontari hanno lavorato con passione tirandolo a lucido, è stato ricavato un bello spiazzo nel bosco e adesso la costruzione si trova in una bella radura. All’interno una cucina economica con fuoco a vista,tavolino con panche e un soppalco su cui sdraiarsi a riempire le ossa di montagna e fumo. Del resto, il bello di tornare a casa dalle dormite alpestri è anche quello di odorare come ricotte affumicate! Niente della nuova costruzione ricorda quanto trovai una sera di qualche anno fa, un 7 dicembre, arrivandovi nottetempo, Saranno state le 23, all’interno un’allegra combriccola di paesani ci accolse festosamente  mettendo subito sulla brace una bistecca in nostro onore.. Ovviamente tutto innaffiato da abbondante vino rosso.. La dormita successiva, dentro il sacco a pelo, fu pesante nonostante l’aria esterna che entrava fredda nella costruzione da un buco di 40 x 40cm circa proprio dietro la mia schiena… Altri tempi.

Faggi faggi faggi
Faggi faggi faggi
Bivacco Cimenti-Floreanini
Bivacco Cimenti-Floreanini

Il percorso segna il trasferimento verso la direttissima del versante Nord, la strada sterrata l’abbandoniamo nei pressi di un cartello stradale affisso ad un grosso faggio che indica “AMARIANA”. I bolli di vernice sono stati rimessi a nuovo, cangianti quanto basta ad individuarli per centinaia di metri tra i grossi tronchi del bosco. Ma tanto qua si va solo su sempre e comunque in linea retta. Guadagnamo quota velocemente stando all’ombra del colosso che ci sovrasta mentre di fronte la luminosità lascia presagire una bella giornata.

Verso i 1300m di quota il sentiero comincia a fare un pò le bizze e la linearità del bosco lascia spazio a tornanti più o meno secchi, passaggi via via più ripidi quantunque mai problematici. La boscaglia si sta sfoltendo, qualche scheletro di larice ha retto all’età e alle saette. Poi, dopo un traverso, gli spazi aperti dei ghiaioni sottostanti la parte finale dell’Amariana. Dei ghiaioni tuttavia si intuisce solo qualche traccia: al suolo la neve ha già una decina di centimetri di spessore. Incrociamo volti noti di amici che rientrano, salutiamo e proseguiamo nel nostro intento, uniti e decisi.

L’unità vacilla quando il Pelle ci abbandona per impegni casalinghi. Rientrerà solitario accompagnato dai suoi pensieri.

Parte alta
Parte alta
Verso la cima
Verso la cima
Cavalchiamo la Carnia
Cavalchiamo la Carnia

Poco più su cominciano le attrezzature del sentiero attrezzato Cimenti.

Niente di troppo complicato seppur sufficiente per un paio di amici della comitiva che oggi provano quest’esperienza “invernale”. Sul primo tratto ripido è presente un tondino di ferro che fa da guida, ne deve aver viste parecchie a giudicare dall’età apparente. Poi attrezzature recenti tolgono ogni pensiero e procediamo sulle tracce dei passaggi precedenti.  Lo spessore della neve va aumentando, di ramponi non se ne sente la necessità. La parte alta è una pista di bob tra rocce e mughi che va salita fino al sole invadente che giunge da Sud e che ti coglie a breve dall’antecima, all’uscita del sentiero Dalla Marta, oramai in vista delle persone che soggiornano sulla cima e dei rintocchi della conosciuta campana di vetta.

Bella veduta verso Sud, il lago dei 3 comuni è increspato da una leggera brezza, alle spalle montagne quiete si godono uno degli ultimi tepori di sole prima dell’inverno. Lascio la comitiva, oramai “al sicuro” e raggiungo la cima per scattare 2 foto da un’altra prospettiva. Sempre bello stare quassù.

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Allegra combriccola
Allegra combriccola

Ci concediamo una mezz’oretta ed è tempo di rientro. Io e Max stiamo con le antenne alzate per i nostri 2 amici, tutto va bene e la parte ripida viene scesa velocemente senza troppi patemi d’animo..

Quello che succederà poi, giù nel tranquillo boschetto, è l’esperienza che mi farà ricordare con un sorriso questo 8 dicembre..

Mentre parlo con l’amico Catoblepa, come dice il buon Elio, sento un tonfo e lo vedo un paio di metri sotto il sentiero che si regge la caviglia con una smorfia di dolore. Purtroppo temo di aver già capito tutto.

La gamba non pare rotta ma di rimettersi in piedi proprio non c’è verso -sarà una distorsione di caviglia. Con Max studiamo il da farsi. Avremmo tutto il necessario per costruire una barella, ma il tempo è tiranno e arriveremmo con il buio alla prima strada forestale – ipotesi scartata.

“Facciamo muovere le chiappe ai miei colleghi del soccorso”.. Sentito il caposquadra convengo che sia meglio chiamare il 118 e poi si vedrà.

Qualifica, località, quota, situazione dell’infortunato.. Decidono secondo i loro protocolli, tempo per me e Max di disboscare un piccolo  spiazzetto che il tecnico di bordo è nei pressi appeso al verricello dell’elicottero. Seguirà il medico più simile a Babbo Natale che abbia mai visto. Aiutiamo l’amico Catoblepa a percorrere la distanza che lo separa dall’imbarco, lui senza problemi, il medico con la sua esile figura se la suda alla grande.

Arrivano i nostri
Arrivano i nostri
Lo lasciamo lì e scappiamo?
Lo lasciamo lì e scappiamo?
Raccomandiamolo al cielo
Raccomandiamolo al cielo
ciaoooo
ciaoooo

Recupero effettuato e tanti saluti! Restiamo in 3, esattamente il 60% di quelli partiti stamattina da Illegio.

Tra telefonate, preparazione, rotazioni di elicottero etc c’è andata quasi un’ora. E il buio si sa che in questa stagione non tarda ad arrivare.. Durante la discesa mi chiamerà la G.d.F che si propone come Taxi d’emergenza per il nostro rientro a valle. “Magari, ci troviamo al rifugio”.. Giunti al rifugio nessuna traccia di automezzi e uomini. Una laconica telefonata riporta frane della strada forestale. Il risultato è che dobbiamo arrangiarci.

Che di per se non sarebbe un problema eppure la donzella del gruppo va rispettata e portata a Illegio integra. Se c’è una cosa che ho imparato ad andare in giro con Max è che averlo in comitiva è un pò come essere accompagnati dall’ispettore Gadget… ! Op Op gadget frontale. Chiaramente LUI ce l’ha, io no, la darà a Betta alla quale, nel frattempo, ha cominciato a dolere un ginocchio. La legge di Higlander e il motto che dice “ne resterà uno solo” non deve prevalere! Guido il gruppetto ridotto all’osso nella semioscurità, la piletta di Max fa quel che può ma basta a malapena a vedersi la punta degli scarponi. Per fortuna il paese è vicino e in qualche maniera, nel buio completo, raggiungiamo la fontanella dove la stessa acqua di stamane gorgoglia come nulla sia successo.

Riassunto ed insegnamenti: l’amico Catoblepa ne avrà per un mese tra stampelle e fasciature. Una comune distorsione può essere un bel problema in certi posti (quindi anche ad essere da soli è da farci un pensierino). Nello zaino, oltre alle cianfrusaglie più disparate, una pila con le batterie cariche, come si suol dire, può salvare “il deretano”.

Omarut, Max, Betta, Pelle e l’amico Catoblepa (volutamente mantenuto anonimo per rispetto della sua privacy d’infortunato sfortunato)

Info utili: Salita all’Amariana da Illegio seguendo il sent CAI 443. Sentiero principalmente escursionistico con il tratto finale parzialmente attrezzato ma di facile percorribilità (EE). Da quota 596 si arriva alla cima dell’Amariana a quota 1905, fanno 1340 m di dislivello di boschi rigogliosi, scorci su pareti N bianche che non fanno paura e i pini mughi della parte alta. Tempistiche CAI 4 ore per la salita per circa 10km di percorso

Un pensiero su “L’Amariana da Nord

  1. Eeeh ma Omar! mi caschi sulla pila!!! ahahahahh la frontale…sempre nello zaino!!! e perchè no, pure la pila piccina piccina della Decathlon…a ricarica manuale…non si sa mai!!!
    Giornatina piena insomma!!! Per fortuna…non ne è rimasto uno solo!!! 😀

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