Vie di Pramosio bassa – Ex Cava

I miei schizzi artistici

MALGA PRAMOSIO:  Bella malga gestita d’estate con servizio di agriturismo, sita a quota 1500 e raggiungibile anche in auto su strada sterrata da Laipacco di Paluzza (vicino a Cleulis). Dalla malga si possono raggiungere le cime del M. Avostanis e Creta di Timau e la splendida conca del lago di Pramosio, con annessa malga alta, e la bellissima falesia calcarea.

Dai miei diari

La parete. La via Silvana è stata la prima tracciata (numero 1)

Quest’estate ritornando da una giornata d’arrampicata con Gigetto da Pramosio Alta, nei pressi della cava dismessa di marmo abbiamo notato una cimotta isolata dal resto dei prati circostanti, con il versante S costituito da una bella parete degradante di calcare compatto, stile Pramosio appunto, che poteva offrire dei possibili tracciati d’arrampicata; ovviamente da tracciare. Lo so, abbiamo fatto ste storie altre volte senza mai più tornare nei siti addocchiati.. Questo sabato, invece, l’idea era quella di arrivare almeno a contatto diretto con la parete per vedere come si presentava da vicino. Eccoci così con la mia tipo sulla strada per Pramosio verso le 8 di mattina del 27 ottobre 2001. Arriviamo al parcheggio che il sole appenna comincia ad indorare la cima della Creta di Timau. Fa freddino, intorno ai 5°C.

Mettiamo in ordine l’attrezzatura in due zaini distinti, il mio più piccolo sarà portato da Matteo sulla via mentre il più grande con le cose in surplus resterà ben nascosto alla base della parete. L’avvicinamento alla parete non ruba più di 20 minuti di buon passo spedito; dalla malga seguiamo la strada bianca per Pramosio Alta e all’altezza del Rif. Morgante seguiamo la dismessa mulattiera di servizio della vecchia cava di marmo. Dal rif. Morgante in 10 minuti siamo alla base della struttura.

Studio la parete aiutato dai pareri di Gigi. Dò poi un’occhiata anche alla parete più a sinistra della cava, più bassa, ma che potrebbe rivelarsi interessante dal punto di vista arrampicatorio. Incrociamo una bella coppia di caprioli. Ritorno sui miei passi.

La prima lunghezza mi vede indeciso sull’attacco: a dx sembra più facile mentre a sx la partenza è più verticale e meno appigliata.. l’imperativo è divertirsi e quindi meglio non andare a “cercarsi rogne”. Parto quindi veloce a dx, il primo passaggio è di 4° ma lo passo veloce aiutato dalle belle prese.

Primi metri della "Silvana"

Il mio imbrago spinge verso il basso visto il peso dell’armamentario che ho al seguito: 5 chiodi, mazzetta mod. Scoiattoli di cortina, portamazzetta, 4 frends, 5 nut ed eccentrici, 5 moschettoni singoli, e 6 o 7 rinvii; il tutto è completato da una sfilza di cordini che mi ingabbia il busto. Oltrepassato il primo pezzo verticale, trovo una bella sezione a rigole scavate dall’acqua e oltre delle rocce miste a ciuffi d’erba, arrivo al punto perfetto per una sosta che realizzo con un cordino attorno ad un grosso masso. La cengia dove mi trovo è larga 2m e presenta 4 o 5 abeti eventualmente utilizzabili per una doppia di rientro. La prima lunghezza ha 25m. Recupero Gigi che è eccitato come me per quello che per la prima volta stiamo compiendo assieme. Il morale è alle stelle e non lascia spazio a timori nella mia testa.

Attacco del 2° tiro

 Girovaghiamo un pò per la cengia e alla fine trovo l’attacco della seconda lunghezza che risulta circa 10m a sx della sosta. Anche in questo tiro il primo passaggio si rivelerà il più impegnativo, anche dell’intera via, di IV° verticale. Lo supero bene. Continuo su rocce compatte ed articolate ricche di punti per la protezione, tante clessidre, e quindi su di un tratto appoggiato dove si può tirare lunghi senza proteggersi. Arrivo alla seconda cengia che avevamo individuato da terra e all’estrema destra attrezzo la sosta in una clessidra.

Il posto è comodo; la natura ha creato una sorta di terrazza al sole. Mi siedo e recupero Matteo godendo del tepore di questa giornata simile ad una primaverile. Matteo sale ed è sempre più contento. Lo ammetto, stiamo creando una bellissima via di salita. Il secondo tiro fa circa 15m. Riprendo sulla dx seguendo la roccia bucata e ben concrezionata che trovo all’inizio. Dopo essermi ben protetto con una clessidra a dx rientro sulla sx e un pò spregiudicatamente seguo i canali d’erosione.. Qui l’arrampicata è aderenza pura e un pò più complicata. La roccia è stupefacente.

La via continua su di una placca appoggiata senza il minimo appiglio, sembra una lavagna! Si continua decisamente in direzione di un’altra cengia con un abete dove nei pressi si sosta su clessidra. Recupero Matteo. Tutto sta andando per il meglio. Il terzo tiro fa 35m.

Gigi dall'ultima sosta

Dalla cengia si prosegue verticalmente proprio sopra all’albero per rocce articolate e placchette, canali di roccia via via meno verticale. Si arriva quindi ad un pianoro calcareo zeppo di fenomeni carsici con degli abetini sulla sx. Spuntone come sosta. Recupero il compagno.  Quarto tiro di 40m. L’ultimo minitiro, svolto in conserva, ha un facile passaggio d’aderenza e si fa in libera, è lungo 10-15m e ci deposita sulla sommità della montagnetta calcarea.

La nostra prima via è stata fatta!

Siamo contentissimi, la giornata è stata splendida e la salita densa di emozioni.

La via sarà chiamata “Silvana” alla memoria della mamma di Gigi, è alta circa 100m e di sviluppo ne conta oltre 120. I passaggi più “impegnativi” sono di 4°, mentre il resto viaggia sul 3°-4-°.

Rientriamo alla base attraverso i prati e i pascoli sulla destra della parete, con qualche avventura..

Dopo la Marmolada credo sia stata una delle più belle giornate passate in montagna. Un’esperienza da ripetere.

Omarut e Gigi, in 2 ore di arrampicata il 27.10.2001

Primo tiro de "Il mio amico cane"

2. “IL MIO AMICO CANE”

La nuova via che ho aperto assieme a Piut oggi si chiama “Il mio amico cane”. Bella via che si sviluppa sulla sx della via Silvana per una novantina di metri. La partenza avviene con il passaggio più impegnativo di tutto il resto della via, sul IV°+ (più difficile della Silvana). La roccia è sempre molto buona e pulita, ben proteggibile e le soste sono tutte comode. Il tutto è stato portato a casa con 3 lunghezze di corda (1° 35m – 2°30m e ultimo 25m).

La roccia molto lavorata della parete

In cima lasciato 1 chiodo. Tutt’attorno c’è la neve, ma al sole si sta bene. Gigi tira i soliti pacchi come sempre, da qui “Il mio amico cane”… e anche dal canide simpatico che è venuto con noi dalla malga bassa all’attacco della parete.

Omarut e Piut il 19.10.2002 in 1.30h di salita.

3. “LUMINI E CRISANTEMI”

Continua la serie positiva di aperture in stile alpino di vie da parte del sottoscritto e del “fido” Piut. Lavoriamo anche oggi sulla parete prospiciente la vecchia cava di Pramosio e con la nuova realizzazione odierna considero chiuso il capitolo “apertura vie” su questa parete.

Mio cognato da secondo su "Lumini e crisantemi"

La nuova via parte in corrispondenza di un ferro infisso nella roccia, tra le 2 precedenti. Parto con passaggi abbastanza duri e poi affronto la maggior difficoltà a livello di una fessura obliqua a metà tiro (V°-). Raggiungiamo quindi la solita cengia del primo tiro dove faccio i complimenti a PIut per la difficoltà riscontrata. Parto io, 10m facili mi portano all’altra cengia. In previsione di un passaggio duro recupero Piut.

Riparto per il terzo tiro con passaggio singolo protetto ma duro (V°-). Tiro lungo su placche meno inclinate che mi portano a fare sosta verso l’ultima cengia. Recupero Piut che riparte subito per l’ultimo, facile, tiro. Uscita in cima con complimenti finali. L’ultima sosta si fa sul chiodo de “Il mio amico cane”.

Stanotte ha grandinato e il tutto si è gelato attorno alla parete, sembra di essere passati all’interno di una boccia di cristallo.

Omarut e Piut il 1/11/2002

4.”XE’ TUTA DEL GENOCI”

Questa è l’ultima via della parete di cui non ho lasciato scritti. E’ la più difficile e presenta 3 passaggi di V°. Sullo schizzo in fondo è possibile capirne qualcosa di più.

Primo tiro di "lumini e crisantemi"

Per rendere agevole il rientro dalla parete in doppia ho attrezzato 3 calate a spit. Noto poi che nel corso del 2008 (presunto) qualcuno si è preso la libertà di attrezzare a spit, tra l’altro artigianali, 3 delle vie; praticamente sugli stessi miei percorsi.. La cosa di per sè non mi avrebbe dato fastidio se il tipo che ha fatto ciò non avesse tolto anche le mie discese che erano fatte per corde da 50m: con le nuove soste da lui attrezzate, all’ultima calata, o hai una corda da 60m o resti li.. Ci vuole rispetto per il lavoro degli altri e un pò di intelligenza! Poi la montagna non è di certo mia e ognuno ci può fare ciò che vuole.

3 pensieri su “Vie di Pramosio bassa – Ex Cava

  1. Ciao,io sono Giorgio,e voglio farti i miei complimenti per l’impegno e la passione che ci accomuna..negli ultimi anni mi sono specializzato nell’arrampicata in solitaria,che,al di là delle difficoltà oggettive e soggettive,mi da una bellissima sensazione di libertà e avventura..gia anni fa ho arrampicato nelle placche dove hai aperto le vie..un posto x me davvero bello,x il panorama e il valore storico..purtroppo ho constatato che qualche imbecille ha chiodato con delle orrende e credo pericolose placchette artigianali rosse..io avrei aperto una via mia in mezzo alle tue che mi piacerebbe rendere fruibile a tutti coloro che vogliono passare una bella giornata arrampicando in relax senza preoccuparsi troppo dei gradi..spesso ho pulito le placche da pietre mosse e pericolanti x rendere le pareti sicure..ovviamente se chiodo la via,la faccio per bene ,con materiali Raumer di ottima qualità..mi chiedo se forse non sarebbe il caso di togliere quelle placchette rosse x sicurezza..,ma non voglio far un torto a nessuno.Vorrei dedicare questa via a due donne emblematiche di due epoche storiche diverse:la portatrice Maria Plozner Mentil vittima di un cecchino nel 1916 a pochi passi da li,.e ad una mia paziente,un’insegnante,una bravissima persona che ha dedicato la vita agli altri, purtroppo deceduta x covid,che ha affrontato la malattia con un grandissimo coraggio e dignità..per ricordarci il valore della vita e le tragedie che le guerre generano,qualsiasi esse siano.Grazie x l’attenzione

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    1. Ciao Giorgio, come già scritto le placchette rosse artigianali sono comparse un paio di anni dopo “l’apertura” delle mie vie, togliendo gli unici 2 ancoraggi che misi per le calate in doppia (golfari certificati) per sostituirli con quelle cose posticce. Al di là della pericolosità ( si tratta comunque di terreno non troppo verticale e un’eventuale caduta sarebbe smorzata nelle forze agenti sulle placchette) non reputo necessario nè utile la chiodatura di quelle vie. Sono terreni facili, ottimo campo d’azione per chi è alle prime armi e la presenza di molti ancoraggi naturali non giustifica le forature. Anche perchè, proprio in quanto percorse da un pubblico neofita, potrebbe essere che lo stesso non sappia valutarne la qualità del singolo ancoraggio a cui si appende.. Ad essere carnico DOC, come tanti miei conoscenti, le placchette sarebbero già state tolte a martellate – ma mi reputo comunque una persona rispettosa e non posso permettermi di fare ciò che voglio su quella parete.. Pensiero personale! Grazie del commento, ci si vede in montagna 😉

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