
CARNIA TREKKING: percorso escursionistico a tappe organizzato in più giorni con pernottamento nei rifugi e ricoveri che si trovano lungo il cammino. Si svolge interamente in territorio carnico ed è suddiviso in 10 tappe con partenza da Andrazza di Forni di Sopra e arrivo ad Illegio di Tolmezzo. I percorsi del Carnia Trekking si riconoscono per i segnavia triangolari ross-bianchi.
Dai miei diari
Finalmente arrivano le ferie! Quest’anno, visto che ho a disposizione 2 settimane piene, posso dedicarmi a delle belle uscite in montagna. Decido di dedicare 3 gg, inizialmente dovevano essere 4, per provare la “Carnia Trekking”, giro di 10 tappe che da Forni di Sopra arriva a Illegio. Trovo nei fratelli Cuder (Ema e Giuseppe) degli amici affidabili ed ottimi compagni di avventura; Gigi è in Croazia con la donna, Piut in fabbrica a lavorare.
Partiamo di mercoledì, mio padre ci trasporta ad Andrazza da dove ci incamminiamo verso il Rif. Pacherini alle 8.45. Il passo è lento e costante, oggi prevediamo 7-8 ore di cammino. Il morale è alto, è bello prendersi 3 giorni i pausa dal Mondo civilizzato. Jeppe, che chiameremo Sherpa, viene da una settimana di antibiotici e ha bisogno di spurgare. Gli zaini non sono pesantissimi, ci portiamo solo il necessario.

Arriviamo al rifugio in 1.30h e sostiamo a bere qualcosa. La giornata è afosa e sudiamo copiosamente. Ripartiamo affrontando una rampa di 700m di dislivllo che in un’ora ci porta a valicare a F.lla dell’inferno a quota 2175m. Incontriamo un gruppo di scout che vagano per i monti da 7gg. Il paesaggio è impressionante: tutt’attorno guglie e torrioni, enormi ghiaioni e valli dimenticate.. quassù perfino le mosche non ci sono, c’è un silenzio che fa male alle orecchie! Valicata la forcella scendiamo nella valle di Brica per ripidi ghiaioni e pascoli zeppi di fiori. Raggiungiamo una seconda forcella ( forcella Val di Brica 2088m). Nei pressi di questa c’è uno strano gendarme di pietra.

Scendiamo nei pressi di Casera Valbinon dove ci abbeveriamo e godiamo ancora dell’incredibile solitudine dei posti. La Casera è stata da poco ripristinata. Percorriamo ora nuovamente in leggera salita un sentiero ricavato nel mezzo dei pini mughi con ampia vista sulla Val Meluzzo (Cimolais). Il sentiero porta poi più ripidamente fino alla forcella Urtisiel a quota 2000m circa. Entriamo così nel gruppo del Cridola.
Ormai siamo in vista del Rifugio Giaf nel quale pernotteremo e in una quarantina di minuti lungo un ripido ghiaione con alcuni scalini lo raggiungiamo.

Il rifugio è bello e ben gestito. Ci sistemiamo nella cameretta e dopo esserci rinfrescati ci concediamo un pomeriggio di giochi a boccie e arrampicata sulla parete artificiale retrostante il rifugio. La sera un ottimo piatto di gnocchi alle erbe e le successive grappette ci mandano a letto felici e contenti pur avendo camminato per 6.30h. Nella testa ci gira di l’idea di unire l’indomani 2 tappe in una e arrivare direttamente al Rif. De Gasperi, staremo a vedere.
La mattina del 2°giorno comincia nei migliori dei modi, cielo azzuro e temperature miti. Alle 6.40 c’è la sveglia, segue un’abbondante colazione a base di caffè latte, marmellate e burro; ci consultiamo con il gestore, molto disponibile, Stefano Lozza che dà il via libera e ci invoglia a provare l’impresa di arrivare al De Gasperi per la serata. Alle 7.45 partiamo dal rifugio diretti al passo della Mauria.
La giornata si è tramutata in tremendamente afosa e siamo completamente fradici. Raggiungiamo per saliscendi il passo a 1200m e ci dirigiamo, in discesa, alla volta del P.sso del Landro. Percorso un tratto di strada sterrata considerevole, seguiamo le indicazioni, piuttosto vecchie, e la cartina per raggiungere il poco conosciuto passo. Il sentiero, che in verità non esiste perchè si sale sul fondo di un canale friabile, sale decisamente ripido con passaggi di 1°sup. Le roccette aiutano l’equilibrio e gli ometti l’orientamento. Più saliamo e più la via si fa meno comprensibile.. Qua è tutto un “madracaar”! Vado a naso seguendo il mio fiuto. Arriviamo in cima e fra mille difficoltàindividuiamo la traccia da seguire che ora scollina e scende. Seguiamo per boschi ripidi e, arrivati ad un ghiaione, restiamo sbigottiti nel cercare la prosecuzione del sentiero che non c’è! Del sentiero nessuna traccia.
Avanziamo fra boschi di fitta vegetazione facendoci largo tra le ortiche ma del sentiero nemmeno l’ombra. La situazione non è bella, tutti abbiamo paura ma nessuno si azzarda a dirlo.Con tremendi sforzi per avanzare in questa “giungla” e orientandomi con la cartina riesco a condurre il gruppetto al passo del Landro.. Ma che cazzo! E’ mai possibile che le cartine segnino sentiero quando il sentiero non c’è? L’abbiamo vista abbastanza brutta!
Da qui in poi il sentiero è ben più evidente e arrivare a Casera Doana per i pascoli è cosa facile.

Dalla casera proseguiamo per la strada di servizio della stessa che si congiunge qualche km più a valle alla provinciale per casera Razzo. Piove. Indossiamo l’impermeabile che ci fa sudare come maiali e ci laviamo di più così che per la pioggia.. Il 50 minuti siamo a sella Campignotto dov’è posto il Rif. Tenente Fabbro. Sono le 14.10. Decidiamo di proseguire per compiere l’impresa e arrivare al De Gasperi prima della sera.

Seguendo la cartina e le indicazioni di una fantomatica mulattiera arriviamo in mezzo al bosco praticamente nel nulla. Stessa situazione di 4 ore prima… Le pendenze comunque sono decisamente inferiori e riusciamo in un’oretta ad arrivare a Malga Lavardet. Seguiamo per un’altra ora, dopo esserci messi le scarpe da ginnastica, la strada che porta prima a f.lla Lavardet e quindi verso la semidistrutta malga Mimoias. Il passo è stanco, la giornata volge al termine e, dopo l’incontro con un bel serpentone, finalmente arriviamo al rifugio; sono le 18.35, abbiamo camminato per 10.45 h e percorso circa 20km. Il tragitto fatto oggi sta a malapena sull’intera cartina Tabacco.

Il rifugio ci accoglie in un clima festoso per la presenza del corso C.A.I.; Mario Cuder ci abbraccia entusiasta ed incredulo. La serata trascorre tra canti, birra e grappe mentre fuori temporaleggia. Andiamo a nanna all’1.30.

Le condizioni meteo al risveglio del terzo giorno non sono le migliori ma ce n’è di peggio.. Facciamo colazione con calma mentre fuori il tempo migliora. L’intenzione era di fermarci a vivacchiare qua in rifugio ma come si fa a non andare a vedere il sentiero Corbellini? Salutato l’enigmatico gestore del rifugio Nilo. Partiamo con il solito passo collaudato. Guido il gruppetto. Il terreno è zuppo d’acqua, che sensazione.. sono l’unico con i piedi bagnati dato che le Garmont non sono impermeabili e gli altri hanno gli scarponi ai piedi.Raggiungiamo e percorriamo il sentiero Corbellini con viste incredibili sui valloni franosi, sul gruppo del Clap e la val Pesarina. Un passaggio ci impegna più degli altri dato che le frane si sono portate via tutti gli infissi artificiali messi nella roccia.Alla fine in 90 minuti passiamo indenni il sentiero attrezzato e arriviamo alla forcella Siera con annessa Malga. Ce la prendiamo comoda, i ritmi sono blandi: io padre ci aspetta a Cima Sappada alla 15 percui con tutta calma scendiamo a valle concedendoci la siesta in un ruscello.Arriviamo a Cima in anticipo, tutto perfetto! Anche questa in saccoccia!! 3 giorni di belle montagne e amicizia vera che mi son serviti a staccare un pò la testa da tutto e da tutti.
Omarut, Jeppe e Ema nei giorni 4-5-6/08/2004
Durata: 1°gg 6.30h, 2°gg 10.45h, 3°gg 5 ore.Un passaggio del Corbellini