Stanotte dormo solo 1 ora, colpa dell’insonnia che mi attanaglia. Al suono della sveglia mi vesto automaticamente, mangio qualcosa e parto a prendere Ale, in uno stato di letargia che mi accompagnerà durante tutto il resto della giornata.
Le condizioni meteo sconsigliano la gita inizialmente prevista alla ferrata Cassiopea.. Ripieghiamo quindi in zona Zermula – Cason di Lanza dove arriviamo verso le 7.45.
Vento freddo, nubi basse e umide.. L’antitesi della gita montana!

La mia voglia di fare pari a zero spingerebbe a restare in macchina a dormire ma decidiamo comunque di muoverci.. Scartiamo la ferrata dello Zermula, avvolta da nuvole scure, e miriamo alla ferrata degli alpini sulla cimotta sopra citata.

Il sentiero è comodo e attraversa radure fiorite contornate dai larici. Raggiungiamo in mezzoretta il pianoro sottostante la cima e contorniamo la torbiera che si è creata nelle varie ere geologiche.
Ora il sentiero riprende a salire verso la normale allo Zermula. Incontriamo una famiglia “smanicata” che subito oltrpassiamo con passo spedito.. Lungo il sentiero trovo resti di vari materiali bellici: una spoletta, una cartuccia di 91 e un chiodo degli scarponi degli alpini, tutto sul sentiero dove Ale passa prima di me e non vede assolutamente niente! Il mio radar funziona bene anche se ho dormito solo 1 ora!
Prendiamo quindi a sx il sentiero che traversa in quota in mezzo all’erba alta e bagnata, ci inumidiamo allegramente le gambe.
Dopo una breve discesa siamo all’attacco della ferrata, targa di bronzo e scaletta metallica come antipasto. Nei pressi c’è una galleria di guerra. Ci imbraghiamo, Ale sfoggia il metariale tecnico appena acquistato e cominciamo l’ascesa.

Oltre la scaletta il percorso si snoda su rocce più o meno esposte e passaggi anche carini. A portare sicurezza una bella catenozza un pò lasca in certi tratti, che ostacola non poco lo scorrimento dei moschettoni. Panorama poco o niente, nuvoloni tanti.
In circa 3o minuti siamo in cima.

Dopo la dovuta compilazione del libro di vetta miriamo al versante O per la discesa. Subito sotto la vetta, sulla sx, si intravede oltre un reticolato il proseguio della ferrata. Di fatti si tratta di qualche tratto di catena che aiuta la discesa in tratti un pò rotti ma facili. Quindi seguendo lo spigolo si arriva a ricongiungersi al sentiero fatto in salita nei pressi della torbiera. Belli alcuni scorci sulla piana di Lanza.
Ripercorriamo a ritroso il sentiero ormai noto e raggiungiamo la macchina dopo 3 orette scarse dalla partenza.
Birra d’obbligo al Cason di Lanza, accerchiati da una selva di turisti cittadini alle prese con i costi a loro parere esosi del pernottamento in rifugio. Il rientro è tranquillo, simpaticamente rallegrato dal nuovo sport sulla strada per Paularo: ” dribbla il SUV mastodontico del cittadino impedito nella guida in salita”.. Mandulis!
Ale e Omarut il 17.07.2011
Dovrebbe essere la quarta volta che faccio quest’itinerario.. La prima, parecchio tempo fa, accompagnato da Cirillo Floreanini subito dopo l’inaugurazione del tracciato.. bei ricordi di un grande uomo di montagna!
Un’altra volta son riuscito a portare addirittura mia moglie Elisa, digiuna di alpinismo, che si è divertita tantissimo!
Nei miei diari ho lasciato traccia del giro fatto ai tempi con Cirillo, riporto di seguito gli scritti..
E si ricomincia! Finalmente dopo lungo tempo oggi le suole degli scarponi han ricomincito a rovinarsi sui sentieri delle montagne carniche. La vetta prescelta per questa domenica è il Zuc della guardia nel gruppo dello Zermula. L’itinerario mi è stato proposto da Gigetto il sabato perchè altrimenti sarei con Buso, oggi assente, in Pal Piccolo. Sono molto contento di aver fatto quest’escursione per la possibilità che mi ha offerto di conoscere meglio questo angolo della Carnia. Il trasporto è stato offerto da un amico di Mario di nome Francesco.
Il ritrovo stabilitp per le 7.45 a casa Cuder. Alle 8 partiamo da Tolmezzo alla volta del Cason di Lanza dove giugngiamo in circa 45 min. L’aria frizzante, “l’odore delle alte cime”, l’essenza dell’erba e dei larici, .. mi fanno perdere la testa. Era molto, forse troppo.. In crisi di astinenza dalla montagna! Un respiro profondo che mi libera da tutte le tensioni accumulate a Tolmezzo; questi sono i luoghi dove vorrei vivere, dove non si guarda l’orologio in continuazione per appuntamenti di lavoro, orari scolastici; quassu l’unico orologio è quello naturale: il sole. Quassu non esistono distinzioni sociali ma siamo tutti uguali davanti alla maestosità di nostra madre, la natura (scusatemi per questa breve parentesi poetica di sfogo).
Su gli scarponi! Lascio la roba in eccesso in macchina e carico il resto nello zaino: moschettoni, cordini, imbrago, impermeabile, giaccavento e cibarie varie. Oggi mi porto appresso, inoltre, i bastoncini telescopici da trekking visto che ho un piccolo inconveniente alla gamba destra. Prima di iniziare l’escursione ci rechiamo in rifugio per scaldarci un pò con un buon the caldo e per salutare i gestori del Cason, Silvio e Lucia (che sono poi le persone a cui sono dedicate le vie del Checco sul zuc). Mentre gustiamo il the guarda un pò chi entra! L’ottomila Cirillo che per un disguido di orario con i suoi amici si è ritrovato oggi senza compagni e, dato che anche lui è in loco per andare a vedere la nuova ferrata, si offre molto volentieri di accompagnarci, con grande gioia di Mario che è suo alunno dal punto alpinistico dalla notte dei tempi.. Alle 10 si parte. La marcia è abbastanza quieta e si svolge tra paesaggi autunnali di incomparabile bellezza per colori e luci. La gamba da fastidio ma non si dice niente, come si conviene ad un buon alpinista e di grande aiuto mi sono i bastoncini. In una mezzoretta arriviamo ad uno spiazzo erboso e paludoso fuori dal bosco dove scorre un piccolo ruscello limpido. Prendiamo sulla sinistra per prati e ghiaie, non senza aver dato prima uno sguardo allo splendido pianoro di Lanza. La marcia continua allegramente, grazie Cirillo che non sta zitto un momento, per ripidi prati in direzione dell’attacco della nuova ferrata. In breve siamo alla prima scaletta dove ai suoi piedi ci fermiamo per indossare casco e imbrago. Naturalmente i più bravi, Mario e Cirillo, non si imbragano dato che loro si assicurano su ben altri gradi. Prima di partire tuttavia ho il tempo di fare un giro nei dintorni in particolare all’interno di una galleria di guerra li vicina. Parte Cirillo e in ordine seguono il sottoscritto, Matteo, Francesco e Mario. La salita comincia con una scaletta verticale di pochi metri che lascia posto a una catena continua che porterà fino in vetta. Il mio stato d’animo è sereno e molto tranquillo (al contrario della ferrata del Dreton di Culzei) segno che comincio ad abituarmi alle ferrate. Riesco perfino a fare un tratto senza legarmi alla catena e, cosa più importante, arrampico in libertà sfruttando gli appigli naturali anche nei tratti più verticali. Certe volte tuttavia l’attrezzatura da ferrata mi costringe ad aggrapparmi alla catena per disincagliare i moschettoni che si incastrano piuttosto spesso. La salita prosegue tranquilla senza inconvenienti per belle rocce verticali di 2° grado fino alla cima guadagnata in circa 20 minuti di ferrata (160m). Dalla cima la vista spazia a 360°: con meraviglia notiamo che sui Tauri austriaci nevica, si vedono nitide le immagini della Creta di Aip, dello Zermula a poca distanza, dello Jof di Montasio sul quale cappeggia, a dargli un’aria maestosa, una grossa nuvola. Ci fermiamo circa un’oretta in punta notando dei cacciatori nella valle sottostante (che non piacciono per niente a Cirillo, e mi trova perfettamente daccordo). Si fanno 4 risate sulle battute del Floreanini, un settantaquatrenne veramente spiritoso, persona squisita ed intelligente, ma si pensa anche a dire una preghiera per i nostri cari, soprattutto la madre di Gigi, Silvana, che non passa un bel periodo a causa di un brutto male e speriamo che quassù le nostre preghiere siano ascoltate meglio. Il freddo vento che inizia a soffiare da N ci invoglia a muoverci verso valle e per la discesa utilizziamo un altro tratto di ferrata nuova che scende sul versante N-O del monte. Non ci sono difficoltà e viene favorito il dialogo: conosco più a fondo Cirillo che mi invita a fare un corso roccia e di scialpinismo con il CAI di Tolmezzo ma gli espongo i miei problemi..Lui di tutta risposta mi dice “c’è sempre una soluzione”. Alla piana paludosa scattiamo qualche foto per catturare attimi di questo paesaggio meraviglioso e, parlando e ridendo, siamo in breve all’auto e quindi a Tolmezzo dove ci viene offerto un buon piatto di pasta dalla mamma di Gigi nonchè moglie di Mario. Saluti a tutti e alla prossima, speriamo al più presto possibile!
Difficoltà escursione EE+A (2°grado, ferrata) – Omarut, Gigi, Mario, Francesco e Cirillo il 26/10/1997