
CLAP VARMOST 1751: Cima isolata che domina Forni di Sopra. Alle pendici si è sviluppato il comprensorio sciistico omonimo gestito dalla Promotur, anche se le piste non risultano frequentate come quelle dello Zoncolan. La cima non era molto frequentata prima dell’apertura della ferrata, ora molto di più. E’ accessibile dalla normale tramite sentiero escursionistico nel bosco salendo dapprima sulle piste da sci, altrimenti attraverso la ferrata omonima del versante S. Dalla cima bel panorama sulle Dolomiti di Sesto, sulle Dolomiti D’Oltrepiave e sulle vicine Carniche (Bivera, Clap savon e Tiarfin).
Dai miei diari..
In questa splendida autunno le giornate soleggiate e calde si susseguono nonostante sulle cime più alte ci sia già la prima neve. E’ questa la stagione che prediligo per dedicarmi alle ferrate, messe in cantina scarpette d’arrampicata e corde dopo la stagione estiva e in attesta di scivolare sulla neve fresca con gli sci da alpinismo.
Propongo ad Ale per oggi l’ascesa della ferrata “acrobatica al Clap Varmost”, una ferrata alla frencese da poco attrezzata dalle guide del F.V.G. sopra a Forni di Sopra. Dirigiamo quindi sulla bellissima località carnica, una delle mie preferite e parcheggiamo alla fine di una stradina che dal paese sale verso le piste del comprensorio del Varmost. Oggi la funivia è chiusa.

Partiamo dai 1000m circa del parcheggio e arriviamo ai 1500 del primo tratto della funivia; nelle vicinanze cominciano i cartelli esplicativi della ferrata. La salita si è svolta tranquilla, in mezzo a boschi tinti dei colori autunnali.. Nel frattempo è uscito il sole, sarà un’altra magnifica giornata.

I cartelli esplicativi ci fanno pensare… 3 ore per 200m di ferrata!! Porco cane, dura la minestra, staremo a vedere!
In 5 minuti siamo all’attacco, in corrispondenza di un cordino d’acciaio che mira verso il basso.. Strano! Di solito le ferrate salgono.. Ci imbraghiamo, e controlliamo bene i nodi stavolta, alzando la testa si comincia a capire quello che ci aspetta.

Partiamo seguendo in discesa il cordino che deposita all’ingresso di un grottone costituito da 2 massoni appoggiati l’uno all’altro. Sul fondo, per procedere meglio, sono state messe a terra delle tavole di legno onde evitare che qualcuno finisca nei buchi, questo infatti è l’unico pezzo che si percorre “con i piedi per terra”.
Segue quindi una serie di pioli su di un muretto verticale che portano alla prima scaletta/ponte per attraversate da un sassone all’altro. passaggio simpatico.

Dopo l’attraversamento vale la pena raggiungere la sommità del sasso per uno scorcio molto bello di panorama fornese.. Tornati sui propri passi si attraversa ora un aereo ponticello sospeso a 30m dal suolo.. Il fatto che sia traballante da quel qualcosa in più alla salita…

Segue un traverso per raggiungere la base del tratto più verticale della parete.. Per chi non se la sentisse di proseguire è stato pensato un rientro anticipato attraverso dei pioli in discesa che riportano alla partenza.. Guardo Ale, digiuno di queste esperienze, e guardo la parete verticale che ci aspetta.. Una lunga scaletta con pioli infissi nella roccia e 2 tratti addirittura strapiombanti, non voglio forzare l’amico, so che se uno comincia ad avere paura in ste situazioni rovina l’intera gita. ale acconsente a proseguire e ne resto favorevolmente colpito.
Proseguiamo quindi sul “dritto”, sbuffando non poco nei 2 tratti aggettanti.. Più che altro perchè fermarsi in strapiombo a spostare le sicurezze è molto faticoso.. Le attrezzature sono perfette, tutte in acciaio inox, i fittoni addirittura anche troppo ravvicinati.. In qualche maniera usciamo dal tratto più verticale e ci fermiamo a respirare un attimo e guardarci attorno. Il percorso continua sempre su placche molto lisce, con un lungo traverso verso dx. Le mani sul cavo, i piedi sui pioli, sotto in nulla per 150m, l’esposizione qua è al massimo.
