Monte Amariana!

Monte Amariana 1906m: montagna isolata divisa fra i comuni di Moggio Udinese, Amaro e Tolmezzo. Su tale cima, almeno a mio parere, si comincia a vedere nettamente il passaggio dalle prealpi Carniche alle Alpi Carniche vere e proprie. Si innalza poderosa per 1600m dalla piana del tagliamento che scorre ai suoi piedi. La “prorompenza” di questa cima è comprensibile soprattutto guardandola da Enemonzo, dove sembra una piramide calcarea isolata dalle restanti cime e su queste  esercitante una sorta di tacito dominio e prevalenza.

L’Amariana è raggiungibile da 4 percorsi distinti:

1) la via normale, la più accessibile e breve, sale attraverso il sentiero CAI 414 dal parcheggio presso la strada per gli stavoli di Lisagno, prendere ad Amaro le indicazioni – circa 7km. Con sentiero inizialmente escursionistico si risale il versante S fino ad un canale attrezzato (facile) che porta alla forcella E nei pressi della vetta. Il tempo di percorrenza CAI è stimabile in 2.45h – solitamente io ci metto da 1 ora a 1.30h.

2) il sentiero CAI che sale dal ponte di Carnia attraverso il Rif. e l’omonimo M. Forcella, quindi per il rif. Plan D’aiars, e lungo il crestone E all’antecima e alla cima. Tempo di percorrenza circa 4 ore;

3) Da Illegio attraverso il ristrutturato Rif. Cimenti (Da marie), il Bosc Grant e quindi per la “ferrata” N – sentiero Cimenti per la cresta N-O alla cima, giro piuttosto lungo, panoramico solo nella parte superiore. Tempo di percorrenza circa 4 ore.

4) Dalla polveriera di Pissebus attraverso un vecchio sentiero di cacciatori, ora ribattezzato sentiero Dalla Marta. Di grande soddisfazione per gli scorci sulla conca tolmezzina e l’impegno di alcuni tratti credo sia il modo migliore per salire alla cima. Purtroppo subito dopo l’inaugurazione del sentiero, attrezzato da Roberto Mazzilis in onore di un suo parente, tutte le attrezzature (fittoni, cavi, bolli) del sentiero sono state divelte da vandali (si dice nel “giro” cacciatori, e lo penso anch’io). Quindi ora la percorrenza di tale itinerario risulta meno certa e sicura. In invernale ho impiegato circa 4 ore, normalmente immagino sia un tempo medio considerando i 1600m secchi di dislivello da fare in salita. (Aggiornamento di gennaio 2013: i lprimo tratto del sentiero, ossia dalla polveriera alla sella della Amarianute risulta di difficile percorrenza per piante al suolo! Consigliabile raggiungere la sella dalla Citate, in pratica risalendo i rivoli bianchi dalla palestra di roccia di Illegio e mantenere il canale ghiaioso di dx dopo la briglia in cemento)

Ci sono poi altri accessi cosiddetti “minori” e vecchi sentieri.. Per conoscenza soprattutto i 2 sentieri che dal poligono di tiro dei rivoli bianchi (loc. Betania) portano a congiungersi alla salita da Illegio passando per il Biv. Cimenti. Altro sentiero è quello che parte da Amaro nei pressi della chiesa e sale il versante meridionale per congiungersi attraverso tracce al percorso di Plan d’Aiers.

L'Amariana da loc. Curiedi di Tolmezzo
L’Amariana da loc. Curiedi di Tolmezzo

“Era bella come una rosa di maggio. E, nonostante fosse vestita di poveri stracci, la bellezza di Amariana risplendeva ugualmente.

Viveva in una casupola di sassi col tetto in paglia accanto al Fiume e lì spesso Amariana si recava a lavare i panni. Lavava ed intanto cantava, con una voce melodiosa e cristallina, che un giorno giunse alle orecchie dell’ Orcolat.

L’ Orcolat era un essere truce e dall’aspetto pauroso, che viveva in una forra profonda, dove nessuno osava andare. In paese tutti lo temevano.

L’energumeno a volte compariva all’improvviso nel villaggio e la sua camminata pesante faceva tremare e rotolare a terra ogni cosa. Un vero flagello!

Quella mattina l’Orcolat si era svegliato prima del solito e mentre si stava stiracchiando nel suo giaciglio di pietra gli era giunta all’orecchio quella musica da usignolo, che saliva lenta e lieve dalle rive del fiume.

L’omone era rimasto un pò interdetto, si era stropicciato gli occhi sporgenti e cisposi, poi aveva deciso di andare a scoprire da che parte venisse quel dolce suono, mai udito prima e che aveva fatto vibrare le corde più profonde del suo cuore.

All’ Orcolat gli si erano inumiditi gli occhi, tanto quel canto misterioso aveva commosso il suo animo, solitamente rude e feroce.

Per quanto cercasse di resistere, non potè fare a meno di seguire quella voce di miele che lo portò sino alla riva del fiume.

Per non farsi scorgere, contrariamente al suo solito, cercò di camminare con passi leggeri e, quando arrivò dove Amariana stava lavando i panni, si acquattò dietro un grande sasso e si mise ad osservare.

L’Orcolat era estasiato, non aveva mai visto una creatura più dolce e delicata. Divenne tutto rosso in viso, il cuore cominciò a battergli a martello, mentre il suo sguardo non si staccava da quella visione celestiale.

Alla fine era capitato pure a lui: l’ Orcolat si era perdutamente innamorato della fanciulla sconosciuta. Che fare?, cosa non fare?

Il bestione rimase pensieroso, si grattò il capo, poi cercò di farsi coraggio. Riassettò alla meglio i suoi abiti da selvaggio e raccolse una rosa selvatica da un cespuglio lì accanto, che sembrava non aspettasse altro. Infine si presentò alla bella Amariana timido e mansueto come un fanciullo.

“Ah… misericordia! L’ Orcolat…” urlò la fanciulla in preda al panico, appena lo vide. Raccolse in fretta e furia i suoi panni e si mise a correre, scappando più veloce di un fulmine. Quando arrivò a casa, richiuse con due mandate il portone e tenne il fiato sospeso con la speranza che l’energumeno fosse sparito.

L’ Orcolat rimase immobile, come inebetito, mentre la rosa che teneva in mano d’improvviso sfiorì.

“Povero me e ora che faccio?” Si domandò sconsolato. “Non puoi cambiare la natura delle cose. Il tuo cuore non è fatto per amare una creatura umana. Perciò, rassegnati e dimenticala!”. A parlare era stato il Genio el Fiume, ma l’ Orcolat non gli prestò ascolto, abituato com’era a fare ogni cosa di testa sua.

“No, io non mi rassegno. Quella fanciulla dev’essere mia e basta!” Urlò con rabbia al Fiume e al Cielo e se ne tornò con l’umore più cupo del mondo nella sua caverna a studiare un piano per rapire la giovane di cui si era perdutamente innamorato.

Nel frattempo Amariana aveva raccontato ai suoi genitori quanto le era successo al fiume. E loro avevano compreso che c’era sotto qualcosa di strano nel comportamento dell’ Orcolat.

“Tutti sanno che l’Orcolat non è amico degli uomini. Questa mansuetudine è sospetta! Chissà cosa va cercando quell’energumeno!” osservò la madre di Amariana, che era una donna scaltra e dall’intuito perspicace.

“Bambina mia, devi andare a chiedere consiglio alla Regina dei Ghiacci. Noi non possiamo aiutarti. Credi a me: non c’è altra scelta!” concluse la donna con espressione assai preoccupata.

Fu così che il mattino seguente, alle prime luci dell’alba, Amariana s’incamminò con passo rapido verso la cima del monte che sovrastava il paese.

Cammina, cammina, ormai il sole era alto nel cielo, ma sula croda dove la giovane si fermò il tepore dei raggi non arrivava mai. E il paesaggio attorno era trasparente, luminoso, nel suo paesaggio di ghiaccio.

Seppure un pò infreddolita, Amariana si mise fiduciosa ad aspettare, finchè comparve prima una luce intensa, abbagliante, poi una nuvola di neve e alla fine si fece avanti lei: la Regina dei Ghiacci!

“Conosco la pena che pesa che pesa sul tuo cuore, mia cara fanciulla. Quel bestione dell’Orcolat si è innamorato di te e non c’è verso di fargli cambiare idea.

Questa è una sciagura, una vera sciagura, mia dolce Amariana” sentenziò la Regina con la sua voce di neve, raggelando ulteriormente l’animo della povera ragazza.

“Oh… mia Regina, ti prego, liberami da questo triste destino. Preferisco morire piuttosto che essere la sposa dell’Orcolat” disse la ragazza con un fil di voce, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

La Regina rimase silenziosa, poi chiese ad Amariana di avvicinarsi e le sussurrò all’orecchio il suo rimedio.

“Mi spiace, dolce Amariana, non c’è altra via da seguire” concluse infine rammaricata scomparendo all’ improvviso. Tutt’intorno si fece più freddo ed inospitale che mai. E sul bel volto della fanciulla si spense ogni sorriso.

Passarono ancora alcuni istanti, dopo di che Amariana cacciò via le lacrime e, con la morte nel cuore, urlò verso le cime: “Regina dei Ghiacci, accetto il mio triste destino. Fai quello che devi. Così sia!” . L’eco di quelle parole risuonò cupa nella valle.

D’improvviso si sollevò un vento di tempesta, che ululò selvaggio tra le gole delle vette. Il viso di Amariana si fece all’istante di pietra, le sue spalle si trasformarono in cime aguzze, i suoi abiti si colorarono col verde dei boschi ed i suoi capelli si sciolsero in torrenti impetuosi.

La bella Amariana aveva accettato l’incantesimo. Pur di non sposare l’Orcolat, si era trasformata nella montagna che da allora porta il suo nome.” (racconto tratto dal web).

L’Amariana la considero la “mia” montagna. Ho un legame molto forte con questa cima e con la statua della Madonna che si trova sulla vetta. Ci sono salito una quarantina di volte, almeno dai miei diari così risulta, da tutti i versanti. Il mio attaccamento è in parte dovuto ad un “voto” che feci una sera, durante un’ incauta manovra stradale nel mezzo di un bosco… Non ero nemmeno patentato, quindi diciotenne, fattostà che come in un film americano sono rimasto sospeso in bilico su di una scarpata con la macchina di mio padre per una buona mezz’ora. Poi solo qualcuno lassù può sapere come cavolo ho fatto ad uscire dalla situazione da solo, al buio a 5 km di strada dal paese più vicino.. Nella disperazione massima del fattaccio ho pregato, e mi sono ripromesso di salire ad onorare la Madonnina almeno 3 volte all’anno, in corrispondenza del 24 maggio, del 15 agosto e dell’8 dicembre ossia le varie ricorrenze dedicate alla Madonna.

Mi sento inoltre uno dei successori morali del gruppo “amici dell’Amariana”, brava gente, un gruppo unito che ha mantenuto in buone condizioni per anni le attrezzature, il sentiero da Lisagno e la statua della Vergine.. Gli anni passano per tutti e uno alla volta, per acciacchi vari, cominciano a non presentarsi più ai soliti appuntamenti. Mi ricordo soprattutto di un signore tarchiatello, che oramai arrivava quasi sempre all’Albero solo (1500m) e li si fermava contento, troppa fatica per lui; nello zaino però il bottiglione di nero da condividere non mancava mai, guai!

Durante queste uscite aneddoti vari si susseguono nei miei ricordi, simpatici e meno belli.. Dai miei appunti escono così:

15 agosto 1997, sul canalone

8.12.1998 Saliamo per la festa della Madonna. Durante la discesa assistiamo ad un soccorso effettuato poco prima dell’imbocco a valle del canalone dalla G.d.F e dai Carabinieri di Tolmezzo. Interviene l’elicottero che in Hovering recupera la ragazza scivolata.

Grande festa con tutti gli amici dell’Amariana al Gambero. Il sentiero si presentava ghiacciato ed insidioso sin dall’inizio. Poca la neve sia nel canalone che in vetta.

Con Buso, Gigi, Brolat e Piut.

Da sx, Brolat senior, io , Gigi, Brolat Junior e Piut infreddolito

Il soccorso del 118 (primo elicottero) poco sopra l’albero solo
Nel 2000 da artigliere, dietro il ric. M. Forcella

24.05.1999 nella data del 24 maggio è tradizione che pochi volentierosi portino in cima dei copertoni da bruciare per far vedere alla processione Tolmezzina che si è più vicini alla Madonna non solo con il pensiero ma con tutto il corpo. Da piccolo vedevo questi “prodi” alpinisti che la notte erano ancora in cima ad onorare Maria Vergine della Carnia e pensavo “sono matti”. Quest’anno per la prima volta l’ho fatto anch’io. Siamo partiti alle 17 da Lisagno dove siamo giunti in fiorino, con la guida del sottoscritto in piena autonomia. Dopo una sofferta salita (prima mia uscita annuale, gli scarponi han creato non poschi problemi) siamo arrivati in cima in 1.40h. In cima alle 19.10. La permanenza in vetta è stata molto piacevole: poche persone, una ventina circa e non la solita dei giorni più affollati. Il tramonto all’orizzonte magnifico; siamo rimasti per un attimo illuminati solo noi, sulla cima, mentre tutt’attorno l’oscurità avvolgeva valli, paesi e montagne. L’atmosfera che si crea in queste occasioni mi ha fatto veramente sentire fiero di essere un frequentatore della montagna, chiamiamolo “alpinista”, con la a minuscola. Felice anche di avere in Buso, Gigi e Giovi degli amici veramente sinceri con cui condividere queste esperienze. Detto il Rosario la notte ci ha avvolti lentamente ed abbiamo acceso il motofaro a benzina del soccorso alpino per testimoniare ai tolmezzini che noi eravamo in cima all’Amariana. Verso le 22, con temperature piuttosto rigide, ci siamo messi in marcia per il rientro. Collaudato lal nuova frontale. E’ andato tutto alla perfezione. A Tolmezzo verso le 24 (unico neo è che ho preso una Zecca nel sedere e son dovuto andare in pronto soccorso) – sesta salita

Con Buso, Gigi, Giovi e Piut.

08.12.2000 Convinti di trovare facilmente il ricovero Cimenti al buio, partiamo da Illegio verso le 9 di sera, portati in loco dal padre della mia morosa Elisa.. La prima ora di sentiero passa veloce alla luce delle frontali.. Arrivati in corrispondenza della spianata verso il fantomatico rifugio, ci troviamo una strada forestale non segnalata sulla cartina. Con Brollo e Perdoni, mio commilitone, cominciamo invano la ricerca della prosecuzione del sentiero verso il rifugio ma ogni tentativo di capire dove sia sto benedetto tratto finale risulta vano. La cartina dice che è qua in giro, l’odore del fumo anche eppure fino alle 2 di notte vaghiamo per il bosc grant. Le pile cominciano a esaurirsi e decidiamo che è meglio rientrare in paese prima di passare una notte nel bosco.. Scendiamo a valle e incamminati verso Tolmezzo, scolandoci una bottiglia di nero in 2, ci fermiamo nel chiosco del campo sportivo di Illegio e ci sistemiamo nei sacchi a pelo per passare la notte.

Nottetempo vengo colto da allucinazioni e incubi, sarà il vinaccio che Brollo mi ha fatto bere fattostà che vedo atterrare gli alieni  nel campo di calcio di Illegio, avvolti in una luce verde… La mattina sono al Mondo a Tolmezzo a bermi un caffè 🙂

Con brolat e Luca Perdoni

8.12.2002 Stavolta saliamo da Illegio la sera prima, alla luce delle frontali. Abbiamo in progetto di dormire al Biv. Cimenti. Siamo in 3, e verso le 11 di sera arriviamo al bivacco, dove il fuoco è acceso e ci sono delle ottime bistecche che grigliano sul fuoco! trovare un posto per dormire che non comprenda nella sistemazione uno spiffero di aria gelida è difficilissimo, i muri sono un colabrodo.. Ma con una birra in più in corpo il sonno arriva alla grande! La salita del giorno dopo si svolge secondo consuetudine dal sentiero Cimenti.

Con Buso e Gigi

Il Buso dei tempi andati in versione Mauro CoronaIl cupo Cimenti ci attende

8.12.2003 Sedicesima volta in cima. Da annotare la massa di gente, 300 persone, arrivate nonostante la forzata partenza dalla polveriera (strada da Amaro chiusa per frane). Per il resto solito tran tran a parte un tipo che è rotolato nel canalone. Scendiamo per ultimi e a Lisagno di Sotto ci fermiamo a bere qualcosa da Rainis. Rientriamo alla macchina che fa notte e andiamo, fieri del nostro abbigliamento, al bar Roma in centro a Tolmezzo.

Con Gigi e Pelle

Un 8 dicembre, io da giovinastro sulla sinistra

8.12.2004 Diciottesima volta in cima, tutto come sempre tranne il ritmo impartito da Sbriz.. Dalla polveriera siamo in cima in 2.55h. Scendendo nel canalone un fenomeno scivola con i ramponi ai piedi e buca l’esterno del ginocchio di Fabio… Tutti i santi del Paradiso vengono chiamati in terra da Sbriz, in malomodo.. Al fondovalle si va in prontosoccorso.. Punti per la ferita

Con Sbriz

24.05.2005 Classico appuntamento. Questa volta gli amici mi han messo in crisi ma alla fine sono andato. La partenza è stata ad un’ora piuttosto tarda:19.55 dalla macchina, alle 21.45 eravamo in cima con gli ultimi rossori dello skyline verso Ovest. Bello! Alla fine grande bagar con vino e cibarie vicino alla Vitara e poi al Caratel… La mattina al lavoro = rinco!

Con Sbriz e Pelle

8.12.2005 Ventesima volta in cima. Sicuramente la più ostica viste le condizioni impegnative e severe della cima. Parto solo a Pissebus e raggiungo l’amico Sergio dopo Lisagno sul zig zag nel bosco.. ha l’influenza o la bronchite e lo convinco con insistenza a tornare indietro. Continuo la salita da solo fino in vetta. Il prato dell’albero solo è tutto ghiacciato e dei ramponi, messi prudentemente ai piedi, entrano solo le punte nel duro terreno. Così per tutto il canale, pensando molte volte all’anticipato rientro…. Dalla forcella neve farinosa e in vetta nebbia, poca gente ma grande clima! La Madonna ha la faccia pulita verso la Carnia, una corazza di ghiaccio e neve dietro. Discesa cauta e tutti a casa!

Da solo!

Sulla cresta nei pressi del cippo IGM
Il prato dell’albero solo , dall’alto

10.09.2006 E’ il collaudo definitivo. ieri si è sposata mia sorella e da 3 gg mangio e bevo in continuazione.. Ho proprio voglia di farmi una sgambata e alle 4 di pomeriggio convinco Anziut a venire con me sull’Amariana. Per l’occasione porto su un fiocco bianco, per benedire il matrimonio, e una preghiera per Elisa. In cima è stupendo, abbastanza caldo e con una visibilità come mai avevo trovato prima. Bellissimo, rientro a valle nella semioscurità.

Con Anziut

8.12.2006 Solitaria alla cima. Giornata meteorologicamente schifosa, pioggia e nebbia. In cima da solo con la campana che suona spostata dal vento. Alle 12 sono a Villa santina per festeggiare i nonni che fanno il 60° di matrimonio. ventireesima volta in cima

maggio 2007 Apertura della via Gubeila-Sbrizzai all’avancorpo S-E dell’Amariana. L’attacco è raggiungibile attraverso il sentiero CAI, fatti i primi tornanti in corrispondenza di un tornante verso dx e di un praticello si abbandona lo stesso per inoltrarsi verso lo spigolo di calcare che ancora non si vede a causa della vegetazione, è presente un “cancelletto” di passaggio fatto con delle pietre. Si seguono quindi in quota gli ometti per boscaglia fino alla base della parete,; ad una trentina di metri dallo spigolo più marcato, che segue il limite delle pareti, è presente una profonda fessura che incide una placca compatta, l’attacco della via è ivi situato. Il resto della parete risulta percorso da vie parzialmente attrezzate a Spit da Daniele Moroldo.

Prima lunghezza: si segue la placca con bei passaggi di aderenza per 30m poi per rocce rotte si giunge alla sosta in prossimità della cresta della parete. 55m di IV+

Seconda lunghezza: Si rimonta verso la cresta per 5m e poi in diagonale cercando i passaggi più solidi, si oltrepassa una bella placca liscia che porta ad un’evidente nicchia nella roccia con sosta. 55m IV°

Terza lunghezza: Si attraversa a dx mirando a degli spit presenti, se ne utilizzano 2 e poi si attraversa 15m per andare ad intercettare la parete di fronte. Il passaggio per arrivarci è pericoloso in caso di caduta per il pendolo che si svilupperebbe. 40m IV°.

Al momento la via resta da completare, è ipotizzabile raggiungere la sommità con un tiro lungo da 60m, ad occhio di IV°. Per oggi decidiamo di ridiscendere con una doppia dall’ultima sosta, fa troppo caldo!

8.12.2007 In cima con poca neve in una cinquantina di persone. Sono tra i pochi che non calzano i ramponi e la salita non è delle più semplici. Messa in ricordo di Don Benedetto Heidersdorf (detto Don Heider) che è da poco perito, investito mentre era in bicicletta da una macchina con alla guida un ubriaco. Era il prete storico dell’Amariana, non mancava un appuntamento anche se gli anni passavano e la salita era sempre più faticosa. Un bel ricordo

In sua memoria, successivamente, gli verrà intitolato il sentiero CAI 414 che porta alla cima, una targa è stata posata nei pressi della partenza da Lisagno.

Don Heider

8.12.2008 Troppa neve a S, grosso pericolo nel canalone… Meglio deviare le iniziali mire verso N, sulla salita da Illegio.ò Dramma della sera prima non trovando partecipanti all’esursione; poi però Pelle e Bepi sono della partita! A Illegio alle 7.30 c’è gia la jeep di Celso Craighero in prima posizione, lui sarà gia ben alto pensiamo. Al ricovero Cimenti, scancherato bivacco, solo la sua firma e il suo passaggio nella neve, poco più in la le sue orme diventano sciistiche e si aggiungeranno altre di bipedi umani. Capiremo in seguito che altri 3 “boiti”, abitanti di Illegio, seguivano il Celso. Risalito, con qualche difficoltà il bosc Grant, dove la neve è copiosa dai 1300m in su, su lcanale finale raggiungiamo i 3 predecessori che salutiamo e coi quali scambiamo 4 chiacchiere. Nel bosco qualche pericolo nella parte ripida finale per le pendenze sostenute e uno strato di neve farinosa che vien giu assieme a te se non pianti con decisione  lo scarpone a terra. Celso è gia oltre le difficoltà, corrispondenti al canalino attrezzato. Con gli sci nello zaino e le picche in mano mi pare di vedere Heinz Kammerlander alle prese con l’Everest. Fa parecchio freddo e abbiamo neve ovunque, arriva a metà pancia e muoverci è problematico. Pelle comincia ad avere problemi psicofisici.. Passiamo a stento un canale ghiacciato dopo aver indossato i ramponi.. Il freddo alle mani fa desistere Andrea che alza bandiera bianca. Non mi sento di lasciare solo l’amico fidato, richiamo Bepi e tutti assieme ce ne torniamo vivi verso valle. Celso raggiungerà la cima e scenderà con gli sci il sentiero Cimenti.. Che pelo sullo stomaco!

13.06.2009 Oggi muore il mio amico Andrea Cargnelutti. Mio amico da poco ma con cui avevo un’amicizia vera, forgiata in breve dalle cime. Cazzo, ci resto di merda, Pare abbia fatto uno stupido errore in sosta, arrampicando in cordata con Miky e il Peri. Son convinto che anche lassù sarà che dice “ah, a me va bene tutto”.. Mior cussì che int un ospedaal Omar!” Salgo subito con il Pelle dalla Madonnina, gesto semplice che per noi rappresenta tutto il dolore che abbiamo dentro. In cima piango a lungo. Siamo saliti in silenzio e in silenzio guardiamo giu Tolmezzo e poi su il cielo, assorti nei nostri ricordi. In cima posiamo un nuovo libro di vettaa lui dedicato, in fondo Andrea era il vero “padrone” di questa montagna. Quassù le lacrime sono semplici e vere. Ciao Andrea.

Con il Pelle

Andrea in cima

24.05.2010 Oggi con la G.A. Rich andiamo a vedere l’itinerario di una possibile ferrata in ricordo dell’amico Andrea. Si svilupperebbe a sx del canalone per 220m. Con il Rich da primo, una corda da 30m e io e il Pelle appesi, saliamo/apriamo una via con passaggi di 4°. La G.A. dice “non male”, si può realizzare.. In cima, con altri amici giunti per l’occasione, organizziamo una griglia alpinistica al fuoco dei mughi. Salsicce, vino, pane, birra e allegria.. Al rientro Celso da il meglio di se, pronto per Zelig 🙂

Il possibile tracciato della ferrata nonchè la via realizzata in 3
Da casa mia, una mattina

24.05.2011 E’ quasi tempo di diventare papà.. Sono indeciso se salire o meno  oggi, si sa mai che Elisa mi faccia la sorpresa durante la mia assenza.. Decido di andare di buon’ora, alle 5, assieme a Mirco che non ha mai salito la montagna che vede ogni giorno.. Imprimo un ritmo normale alla salita ma l’amico soffre le birre negli anni accumualtesi nel suo fegato 🙂 siamo in cima in 1.40h, alle prime luci del sole. I primi di questo 24 maggio. Una preghiera per Davide a breve in arrivo.

Panorama stupendo, guastato dalla Val Resia ch brucia da giorni, speriamo spengano tutto in breve!

Con Mirco in cima

Per chi non ha voglia di fare troppa fatica il video della cresta finale è visibile a:

L’Amariana è sempre lì, parrebbe sempre uguale eppure tante cose si stanno succedendo in questi ultimi anni.. C’è stato un mostruoso incendio appiccato dolosamente da uno stronzo che ha bruciato tutto il versante S, i boschi di Lisagno ne portano ancora le ferite, con il caldo si sono addirittura spaccati i sassi verso la cima.. A seguito di tale evento la strada per Lisagno è rimasta chiusa per più di 3 anni costringendo i salitori alla forzata partenza da Pissebus.

Ci sono le frane della parete della Citate, che aprono nuove macchie giallastre sulla stessa con una frequenza abbastanza ravvicinata…  Mi ricordo che una delle ultime volte che è successo ero in Betania ad arrampicare, un botto mostruoso, dopo qualche minuto è arrivata la nebbia generatasi dal rotolamento alla base del materiale calcareo. Una cosa veramente strana

Insomma, le bellezze dell’Amariana sono sotto gli occhi di tutti, solo da guardare con spirito attento. Mi perdo ancora ad esplorare le sue pieghe calcaree con il binocolo dalla terrazza dei miei, oppure fermarmi estasiato la mattina andando a lavorare, o la sera d’estate al tramonto, quando le distanze non ci sono e sembra quasi che la montagna cada su Tolmezzo..

Amariana, primo amore che ancora fa battere il mio cuore

4 risposte a "Monte Amariana!"

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  1. Ciao,
    sono un carnico d’adozione che non è mai salito sull’Amariana.
    Cercando informazioni mi sono imbattuto in queste tue pagine.
    In questi giorni ci andrò, da solo perché nessuno della mia famiglia condivide la mia passione per la fatica.
    Ti scrivo perché sono rimasto di sasso vedendo la foto di don Heider.
    Non ci crederai ma proprio quella foto, esattamente quella che hai usato tu, gliel’ho scattata io.
    Chissà se leggerai queste parole.
    Magari avrò modo di raccontarti…
    Mandi.

    Davide

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      1. Ci sono stato stamattina, come non si dovrebbe mai: da solo.
        Alle 8.40 ero in cima, 1h e 20m dall’inizio del 414 dove c’è la targa in memoria di don Heider.
        Avevo lasciato la macchina in uno spiazzo ai 710m segnati dal GPS.
        Mi sono fermato in cima meno di un’ora perché non mi fidavo del cielo…
        Giusto qualche foto e un graffio sul Libro di Cima.
        L’unico modo per descrivere il panorama che si vede da lassù è un religioso silenzio, davvero.
        La Vergine della Carnia… commovente.
        Il proposito è di tornarci presto.
        Spero che il Cielo me lo conceda.
        Mandi!

        Davide M.

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