
Clap Savon 2462m: cima di poco inferiore al vicino M. Bivera si erge a dividere la zona di Sauris dalla vallata di Forni di Sopra. Risulta poco frequentata, malgrado la bellezza di luoghi e panorami, dalla massa soprattutto per il lungo avvicinamento da casera Razzo. Più frequentato invece durante l’inverno dagli scialpinisti che trovano nella “normale” una classica primaverile di media difficoltà.
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09.12.2011
Ci troviamo alla piscina in 5, amici di Maniago compresi. Direzione Casera Razzo e nella testa la N del Clap Savon, salita a cui puntiamo già da un pò con il Pelle. Le condizioni dell’inverno di quest’anno sono a dir poci disastrose per ora: poca la neve quasi ovunque = sci in cantina e inventiva alpestre per trovare rimedio ai fine settimana. A dir la verità da Tolmezzo si scorge qualche traccia di neve verso il Cadore e questo fatto ci fa sopportare tranquillamente il peso di picca e ramponi messi nello zaino durante il trasferimento dal parcheggio di casera Razzo alla casera Cjansaveit. La strada oramai la conosciamo a memoria a forza di percorrerla con gli sci.. Lunga eterna soprattutto quando si rientra dovendo in pratica risalire verso il parcheggio. La fregatura infatti c’è ed è una perdita di quota di circa 150m che di prima mattina è trascurabile ma nel rientro si avverte marcatamente!
Ci perdiamo in discorsi seri e meno impegnati lungo la stradina ghiacciata.. Attorno il paesaggio è freddo e immobile, l’erba in alcune pozze è cementata e i suoi steli mirano al cielo, aspettando magari la neve che fino ad oggi non è mai arrivata. Un laghetto si è prosciugato sotto la superficie di ghiaccio e il risultato è un puzzle scomposto e disordinato di lastre bianche traslucide. Ci scaldiamo un pò allungando il passo e vedendo dopo la curva della Casera Mediana il versante N del Bivera e del Clap Savon, meta di oggi.
Velocemente, circa 40 minuti, siamo alla radura della Casera Chiansaveit, poco prima prendiamo a dx per tracce passando nei pressi di un rudere. Da qui si comincia a guadagnare quota velocemente e il traguardo sarà la F.lla Chiansaveit a quota 2000m c.a. che raggiungiamo dopo aver sfiatato su ripidi prati e boschetti di radi larici.

Il terreno è ghiacciato e si comincia a pestare finalmente un pò di neve. Seguiamo verso sx la linea displuviale che a meridione scende verso la vallata di Forni, il panorama è notevole: alla sx tutte le pesarine e la cresta di confine, a dx le Dolomiti friulane e quelle venete oltre. Un fastidioso vento non dà tregua. All’altezza dello spallone che dà l’accesso al pendio sommitale prescelto per l’ascesa odierna le condizioni del manto cambiano e anche quelle dell’esposizione, decidiamo quindi di indossare i ramponi e prendo in mano la picca, non si sa mai che serva. Il pendio si rivela tranquillo, faticoso ma tranquillo, avrà più o meno 40°. Procediamo tranquilli e senza fretta, ho il tempo di fare 2 scatti alla N del Bivera da un’insolita prospettiva.


Il video http://www.youtube.com/watch?v=f5fIbbuD5WQ&feature=g-upl&context=G23c2cd2AUAAAAAAAAAA
Finito l’ombroso spallone ripido usciamo al sole sulla larga cresta dell’antecima N. Continuiamo passando 2 avvallamenti incomprensibili e ci troviamo di fronte una strettoia esposta su entrambi i lati. La cosa va valutata.
Va avanti Pelle che dice che se passa di là lui di certo non torna indietro.. Gianluca e Marco esprimono dubbi sulla consistenza della neve nel passaggio olre la forcelletta, io anche ci proverei, al limite con la tecnica delle “chiappe a terra” ma Fede ci “intimorisce” dicendo che probabilmente le attuali condizioni psichiche lo bloccherebbero a metà passaggio.
Il motto o tutti o nessunò prende il sopravvento e rientriamo sui notri passi. Alla cima mancava poco, ad occhio mezz’ora di facile risalita ma questo passaggio proprio non ce l’aspettavamo. Rientrati alla forcella Chiansaveit pensiamo bene di tagliare per creste verso la strada.. Andremo ad infognarci alla grande in una selva di mughi..
Cmq birra e panino con il crudo a Sauris nessuno ce li ha potuti togliere!
Un GRAZIE agli amici Marco e Gianluca di Maniago per l’ottima compagnia, alla prossima
