“Dietro le linee nemiche” – Ice climbing Paluzza (UD)

13.02.2012

Certe giornate quando cominciano in modo storto difficilmente prendono la giusta via. La solita partenza antelucana per rientrare in famiglia ad ore decenti mi vede assieme a Marco, verso le 7.30, già sulla strada per Lanza alla volta del Cason dal Nelut dove, grazie ad una recente esercitazione della mia stazione, viene segnalata la presenza di una bella cascata di ghiaccio raramente rinvenibile negli altri inverni. L’intenzione sarebbe stata quella di passarci la mattinata a spiccozzare allegramente assieme al mio compagno ma gli eventi hanno “remato contro”… Incredibilmente infatti nevica già da Paularo con folate di vento gelido che fanno apparire la strada più simile a quella di una  steppa siberiana.. Aggiungiamo poi un pò di grossi sassi sulla strada, ramaglie varie, caprioli (quelli non guastano), un bel lastrone ghiacciato che la voglia di non distruggere la macchina prende il sopravvento e rientriamo a valle.

Altra meta.

Si va a Timau dove qualche inverno fa vidi sopra al paese una bella cascatona, che con sto freddo sicuramente avrà rifatto la sua comparsa. Valichiamo sul Duron e raggiungiamo Timau dove continua a fiocchettare dal cielo. L’avvicinamento alla colata è più lungo e ripido del previsto e ci vede sbuffare carichi di materiale per buoni 20 min. All’arrivo ai piedi del “mostro”, così da me ribattezzato, capisco subito che la salita di questa struttura non è nelle nostre corde, almeno nelle mie. Chiedo conferma degli intenti a Psycho e di comune accordo alziamo bandiera bianca. La cascata in questione si forma dal rio che scende dai prati di malga Pramosio, ad occhio ha un’altezza di 40/50m ed è inserita in un minianfiteatro naturale decisamente suggestivo. Ad una prima parte relativamente “appoggiata” segue la parte centrale a 90° con ghiaccio a candele, poi si appoggia nuovamente verso l’uscita. Decisamente troppo per noi, una bella segnalazione per chi fa del ghiaccio “pane per i suoi denti”… Se qualcuno la farà a breve aiutato da questo post sarei contento se lo comunicasse.

Abbacchiati rientriamo

La cascata di Timau

verso la macchina, oramai le lancette dell’orologio marciano allegramente verso la media mattinata e siamo già quasi convinti che oggi non faremo un fico secco. Rientriamo a valle guardando ogni scivolo ghiacciato nei boschi laterali.

Verso il Moscardo fiorisce tutta una serie di fredde colate bianche che attirano la nostra attenzione.  Decidiamo di parcheggiare l’auto in un prato vicino alla statale, carichiamo gli zaini e ripartiamo speranzosi verso quella che sembra una linea meno invitante delle altre e seminascosta. In circa 15 min siamo alla base di quella che si rivelerà la prima lunghezza.. Ci guardiamo e decidiamo di provarci, bella sembra bella. Mi preparo e vado io da primo.

La parte più verticale del primo tiro

2 facili salti fanno da antipasto ad un tratto verticale che mi vede impegnato tra picche, chiodi ravvicinati e l’attenzione a non scivolare (3°+ o altro? boh!). Credo di fare un bel lavoro di chiodatura, supero il tratto e sosto poco sopra. La lingua di ghiaccio continua, anche se non so bene in che maniera, percui chiedo a Psycho di raggiungermi per la prosecuzione esplorativa. Quando arriva in sosta si complimenta per il tiro appena salito, io mi gongolo.

Adesso tocca a lui. Prende il materiale e parte su un primo saltino.. Oltre questo la pendenza si abbatte e il rio scorre ghiacciato tra sassi e rami. In alto però, ad un centinaio di metri, si vede un’altro tratto ripido percui decidiamo di salire in conserva fino alla base della nuova struttura. La seconda lunghezza, chiamata da Marco il tiro “Zen”, sale per una ventina di metri più verticale mantenendo comunque le difficoltà contenute al grado 3. Dall’alto vengo recuperato e lo raggiungo alla sosta fatta su di un alberello lì vicino. Penso che stia nascendo proprio un bel percorso invernale.

Ai piedi del tiro "zen"

Alzo la testa e la colata continua a gradoni verticali ostruendo alla vista la prosecuzione.. Siam qua, continuiamo a ballare!  Parto nuovamente attrezzando un altro bel tiro facile sui 35m di 3°.

Dal cielo fiocca silenziosa.

Il rio continua ancora ma ci divide da quello che sembra il successivo salto una fascia di bosco di bassa pendenza. Nuovamente in conserva raggiungiamo quello che sarà l’ultima lunghezza, decisamente più facile, attorno ai 50m di sviluppo che raddrizza leggermente solo verso l’uscita (2°).

Io son contentissimo, Psycho pare pure.

Il rio prosegue ma non sembra offrire grandi possibilità arrampicatorie anche se in alto fa capolino un altro salto ghiacciato… Continuando così ci vorrebbe tutto il giorno: siamo già piuttosto alti nel bosco e non c’è anima viva in giro ne tantomeno sentieri, di animali si, di quelli ce n’è tanti testimoniati anche dalla quantità di escrementi presenti ovunque.

La discesa, piuttosto semplice, avviene per il costone boscoso di sx (faccia a valle), una doppia non necessaria per rientrare sul primo trasferimento della salita (quello dopo il primo tiro), oltrpassato il rio si arriva comodamente sopra al primo salto salito dove con un’altra doppia da 30m si viene depositati alla partenza di quella che viene simpaticamente ribattezzata “Dietro le linee nemiche” (nelle vicinanze sorge la casa del mio capo stazione, persona di spirito con cui in passato ci furono delle acredini… da qui il nome, so che non me ne vorrà! 🙂 )

Rientriamo soddisfatti alla macchina, la giornata si è raddrizzata.

La salita di oggi ha in se tutto quello che cerco, e che trovo, nell’andar per monti sulle Alpi Carniche: avventura, esplorazione, solitudine, amicizia, fatica. Immagino che non sarà mai ripetuta da nessuno, sinceramente non saprei nemmeno io se consigliarla quando in giro, a poche centinaia di metri si trovano vere e proprie cascate, con la C maiuscola dove non serve schivare alberi, perdere tempo a liberare le corde dai rami, rovinare le punte dei ramponi sui sassi per i trasferimenti.

Insomma, fatevi un’idea da soli qua.. http://www.youtube.com/watch?v=B3yzVaOPvr4&context=C366c1f8ADOEgsToPDskKNvQ2E0Ag2X_f4476v7CYZ

Per mia fortuna però a volte so ancora abbandonare i luoghi più famosi e blasonati per dedicarmi alla ricerca di piccole perle offerte dal mio territorio.

Piccole perle che mi offrono grandi soddisfazioni personali.

Infine un pensiero a mia moglie, santa donna, che mi aspetta a casa quasi ogni domenica comprendendo il mio essere un pò selvatico!

Omarut e Psycho il 12.02.2012

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