Per questa montagna vedi anche l’articolo di questo blog https://omarut.wordpress.com/2011/06/19/via-omblady-ombladet-monte-ombladet/
In alternativa alla salita da Sigilletto è possibile compiere l’accesso in traversata dalla vicina forcella di Ombladet via Collina attraverso il sentiero escursionistico CAI 169, posti lontani dalle masse!
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04.03.2012
Gli amici dell’OSMER perseverano nel loro tradizionale “sbaglio previsioni” che da un paio d’anni ci accompagna puntualmente nei w.e.
Anche in questo fine settimana di inizio marzo le previsioni erano mediamente pessime, già mi vedevo chiuso in una palestra indoor di arrampicata a distruggermi polpastrelli e bicipiti nella salita di qualche verticale parete sintetica. Tuttavia la sveglia mi dà il buongiorno e fuori dalla finestra il tempo non è poi così male come previsto. Si cambia immediatamente meta.
Di sciare non se ne parla più, oramai la stagione da parte mia è considerata conclusa con buona pace dei miei sci e delle loro solette.. Optiamo per una camminata, una tranquilla camminata da escursionisti, roba rara per il sottoscritto e i suoi amici. Propongo a Fabio di andare in cima all’Ombladet, concorda non essendoci mai stato.
Dirigiamo verso Forni Avoltri e quindi verso la frazione di Sigilletto dove subito dopo sulla sx, in direzione di Collina, si stacca una strada bianca di servizio alla cava sita nei pressi della partenza dell’escursione odierna. L’auto viene parcheggiata vicino al cartello di divieto al transito veicolare puntualmente impallinato da qualche intelligente autoctono dotato di doppietta (quota 1250m circa).

Caldo, 10° e siamo a inizio marzo. Il bosco si sta risvegliando, parecchi volatili cinguettanti sopra le nostre teste ci accompagnano lungo la salita che effettuiamo sul sentiero CAI 169 diretti alla Casera Monte dei Buoi. Il sentiero si inerpica in un bel bosco rado di abete rosso per poi raccordarsi alla strada di servizio della casera rimessa a nuovo da poco. In circa 40 min siamo nei pressi della rustica costruzione dove incontriamo 2 coppie di escursionisti muniti di ciaspole… Il bello è che fino a qua la neve è perfettamente latitante! Acceleriamo il passo mirando alla parete O che ben si delinea anche dal fondovalle, almeno per un occhio attento.. Il sentiero è visibilmente figlio di una vecchia mulattiera di guerra. Le macchie di neve ora sono più frequenti ma sempre in minoranza sui pascoli alpini di questa zona.

Comincia a piovigginare leggerissimo, siamo in un buco di “bel tempo” eppure il cielo preannuncia un cambiamento meteo che si fa più consistente man mano che guadagnamo quota. La pioggia di trasforma in “saladic”, pioggia ghiacciata che cade a palline, sembra proprio polistirolo. Noncuranti l’andatura concitata ci fa guadagnare velocemente quota rimontando i sempre più ripidi prati in vista della cima. Sopra di noi compare un branco di camosci.
Il polistirolo comincia ad assumere dimensioni crescenti e temo si tramuti in grandine ma voglio raggiungere la cima percui forziamo ulteriormente il passo. Una prima delusione mi viene dall’arrivo in quella che credevo la cresta e che si rivela solo un cambio di pendenza. Altro tratto, stavolta su neve, e siamo sull’orlo del versante N della montagna, un bel salto che degrada verso la vicina zona di casera Ombladeet. Ora le nuvole si son fatte pesanti, meglio non “cincischiare”..
Raggiungiamo velocemente la vicina cima per tracce innevate e ripide di sentiero, una foto e siamo già di rientro.

Dal fondovalle abbiamo impiegato 1.30h per 1005m di dislivello. La tabella CAI indica 3 ore.
I prati si rivelano più insidiosi del previsto: sotto all’erba secca il terreno ghiacciato rende particolarmente scivoloso ogni passo, stiamo attenti e man mano che si perde quota si allontana il pericolo di una brutta caduta e quello di beccarci una grandinata di inizio stagione.

Si scende rapidamente nel vallone che porta ai pascoli di malga Monte dei Buoi schivando gli scheletri dei larici abbattuti dalle slavine nelle precedenti stagioni invernali.. In effetti il vallone è devastato! Testimonianza delle slavine frequenti in zona lo è anche la copertura di una dei ricoveri per il bestiame che ha il classico “paralavine” artigianale realizzato con grosse pietre.

Una veloce visita a questo simpatico e spartano ricovero di montagna e rientriamo lungo la strada fino all’auto.
Una gita rilassante, in mezzo alla natura, in vista di uno degli angoli più suggestivi delle Alpi carniche (zona Bordaglia – Volaia – Coglians).
Oamrut e Fabio