Jof di Montasio 2753m: L’imponenza di questa montagna rende possibile l’accesso attraverso numerosi tracciati, ognuno differente dall’altro per tipologia e peculiarità, comunque suggestivo. La salita normale affronta il versante meridionale passando dai piani del Montasio ove si arriva nella bella stagione in auto tramite rotabile asfaltata da Sella Nevea. Dal parcheggio (1500m circa) il sentiero passa nei pressi del Rif. Di Brazzà e poi si innalza lungamente per prati verso la forcella Disteis (sx). Seguendo i bolli all’estrema dx dei ghiaioni, comincia la parte più impegnativa della salita: una prima balza rocciosa a cenge attrezzata con alcuni cavi di sicurezza, un lungo traverso per arrivare alla base del ghiaione pensile di metà parete, la scala Pipan (scaletta verticale di 60m da percorrere con attrezzatura da ferrata) e quindi la cresta finale verso la croce di vetta; è possibile tuttavia evitare la scaletta salendo verso dx all’intaglio di cresta e poi rientrare sulla normale verso sx; nonostante il dislivello sia relativo (1200m circa) è sicuramente un’uscita impegnativa, calcolare dalle 3 alle 4 ore per la cima.
Variante di tutto rispetto risulta l’accoppiamento di quanto sopra descritto con il canale Findenegg che sale alla cima per il versante O: poco sopra la forca Disteis sulla sx si stacca il sentiero che su roccette porta sul versante O del Montasio. In vista dell’aereo bivacco Suringar sulla dx è evidente il canale Findenegg (meno evidenti i bolli).. Con tratti di arrampicata di II°, senza protezioni, si arriva direttamente nei pressi della cima. Discesa poi lungo la normale. Nei pressi del bivacco Suringar arrivano altri 2 tracciati per la salita del Montasio ossia la lunghissima e suggestiva Via di Dogna (passaggi di 3° grado) e la ferrata Amalia che risale l’intero versante N.
L’accesso alla ferrata Amalia avviene dalla vicina Val Dogna attraverso il rif. Grego e il biv. Stuparich; si tratta di una delle ferrate più lunghe e impegnative della regione che sa regalare emozioni indicibili per la severità dei paesaggi e la solitudine di questi luoghi.
Resta poi l’accesso alla scala Pipan attraverso il sentiero attrezzato Leva che parte da Forca del Palone. Sentiero ottimamente attrezzato che sfrutta le tipiche cenge di questa zona alpina, in una selva di stambecchi (particolarmente numerosi in zona).
Numerose sono le vie di arrampicata su tutti i versanti, le più note e facili sono quelle del conosciuto Kugy che, se capiterà, tratterò in futuro.
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11.03.2012
Altro che solare arrampicata in relax nel fondovalle! I giochi vengono stabiliti all’ultimo come sempre! Si va a fare il Montasio, in assetto invernale (se così possiamo definirlo), uno dei punti della famosa lista dei desideri che ultimamente si sta sgranando pian pianino.
Alle 6 partiamo da Tolmezzo, fa piuttosto freddino, più dei giorni passati.. Nonostante questo, con nostra sorpresa e gioia, la strada da Sella Nevea verso i piani del Montasio è pulita per un bel tratto e guadagnamo così subito quota.. In una curva una lastra di ghiaccio fa arrendere il mio ranch che lasceremo poco prima. Carichi come sempre partiamo alla volta della normale S al Montasio.
Sulla strada per l’altopiano il giorno si fa avanti accompagnato da un diffuso canto di piccoli pennuti che si nascondono nella boscaglia, che incanto! C’è un pò di vento ma non pare troppo fastidioso.
Sbuchiamo nei pressi delle malghe inferiori e il colpo d’occhio verso il Canin è magico.

Il sole fa capolino in un atmosfera decisamente primaverile, miriamo verso il Rif. Di Brazzà e allunghiamo il passo. Si vede bene la nostra meta odierna.

Il Pelle ha un brusco risveglio su di una lastra di ghiaccio e per poco non fa un salto mortale carpiato all’indietro…Comincia la lunga ascesa verso la forza Disteis, monotona, costantemente inclinata, dove alla fine ti ritrovi con un ginocchio consumato e l’altro no! Per fortuna si parla del più e del meno e il tempo corre veloce.
In alto fa la comparsa un gruppo di simpatici stambecchi assonnati. In particolare 4 mi strappano un sorriso: su una parete verticale di 10mq, contornata da cenge ben più comode, restano in fila in bilico uno sopra all’altro, penso che se il primo dovesse scivolare sarebbe un effetto domino devastante.. Spezzatino di stambecco con contorno di alpinista (noi 3 che stiamo transitando giusto sotto!)

Alla fine passiamo indenni anche questo rischio e continuiamo a salire mirando al ghiaione innevato che ci porterà all’attacco della parte alpinistica. Saliamo sempre più fino a dove la consistenza della neve ci consiglia di mettere i ramponi; approfittiamo per alleggerire lo zaino e indossiamo subito anche l’imbrago.

Nei pressi della scritta rossa che indica la normale al Montasio sostiamo qualche attimo per godere del panorama e finire i preparativi tecnici.
Attacchiamo l’avancorpo per cenge, gradini scavati dagli alpini e cavi di recente installazione. Nessun problema in questo tratto, procediamo velocemente. Sulla sommità del pulpito roccioso, un sasso in precario equlibrio sul baratro fa da muta sentinella ai viandanti alpinisti, chissà quanti ne avrà visti. L’ascesa si fa più impegnativa, si attraversano in sequenza 3 canali intasati di neve che hanno come sfogo inferiore il baratro.. Titubanti sul da farsi proseguiamo verso il ghiaione pensile. La salita si fa più verticale e faticosa. Rientrando verso sx, ormai in vista della scala Pipan, divento pensieroso.. Mi chiedo perchè dobbiamo proseguire slegati, magari col rischio di scivolare, quando ci siamo portati appresso nello zaino la mia corda da 60m.. Chiedo quindi a Fabio di retrocedere e di assicurarmi per l’attraversamento di quest’ultimo nevaio, Per non perdere tempo intanto preparo un punto di assicurazione piantando un universale nella fessura di un grosso masso li vicino, cordino con barcaiolo e l’ancoragio psicologico è fatto. All’arrivo di Fabio mi lego e proseguo in testa, ora più tranquillo… Vedo gli amici parlottanti.. Dopo una trentina di m di attraversata i pensieri degli amici giungono a me sottoforma di un “Omarut, è tardi, sono le 11… non arriviamo in tempo”! Cavolo, già le 11! Di questo passo non arriveremmo in cima prima delle 13.. Manca la scala e tutta la cresta finale, e poi il ritorno su neve più pericolosa e inconsistente..
Giriamo i tacchi, decisione sofferta ma quasi necessaria.. Nei pressi della mia sosta trovo un ancoraggio e lo uso per una corda doppia, giusto per fare 2 manovre… poi l’attenta discesa dei canali al contrario, che in vari punti stanno diventando di neve marcia, e quindi l’arrivo al nevaio di attacco.

Seguirà una delle discese più divertenti senza sci della mia carriera: come sci usiamo gli scarponi, c’è chi tira giù dritto, c’è chi, come me, riesce perfino a destreggiarsi in serpentine! Fattostà che perdiamo rapidamente quota… Poi i prati dell’interminabile altopiano del Montasio che si percepisce come interminabile solo al rientro… si scende si scende si scende.. Si attraversano macchie di bassi abeti dove fiorisce già l’erica alpina, alle mie narici un’estasiante odore di conifere resinose scaldate dal sole, è la primavera!
Ancora 3/4 km e siamo alla macchina, dopo 6.30h di “giretto”…
A breve torneremo a mangiare l’altra metà del Montasio 🙂
Il video http://www.youtube.com/watch?v=VQBXI8WCmSg&feature=youtu.be
Omarut, Pelle e Sbriz
Allego una foto dell’amico Alberto della cresta finale in modalità inverno, scattata durante la salita del 02.12.1994
… da notare la professionalità di quello con il casco giallo…
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