Doveva essere la “prima” del Piciat..

Venerdì di pasqua, venerdì di ferie.

Il tarlo è da tempo in testa e mi dice “buongiorno” ogni mattina, quando prima di preparare il latte a mio figlio tiro le tende della camera e me lo vedo davanti, quel canale, il più marcato della lunga dorsale del Piciat – Bottai – Piombada. Quest’anno con le precipitazioni eccezionali che ci son state è ancora più evidente e bianco, invitante all’occhio curioso dello sci alpinista che non si accontenta dei soliti percorsi e crede anche che qualcosa di nuovo possa ancora essere trovato.

Ma qualcosa stamattina mi dice che non sarà la giornata giusta.. Sarà che aprendo le tende oggi nemmeno lo si vede da Tolmezzo, il canale, tanto è avviluppato da nebbie dense. Il tempo è autunnale, muffa carnica piena di umidità, e pensare che ieri sera fuori da casa nevischiava..

A Cavazzo la strada diretta per la piana di Cesclans è interrotta per lavori, altra perdita di tempo rispetto a quanto pianificato, altri presentimenti che girano in testa..

Faccio il giro lungo, per l’abitato di Cesclans, e mi metto a salire la strada forestale con il ranch che non perde mai colpi.. Poi, verso quota 470m la neve fa la sua comparsa sulla strada e parcheggio in un tornante incamminandomi a piedi. Paesaggi umidi e nebbiosi anche qua, altro che neve, sono 3.8°C.

Vado veloce, in testa ho la mappa e le immagini del satellite, dovrei andare verso dx, vado a memoria perchè guardando in alto non si vede a 100m. Al bivio tengo la dx e continuo a salire, la coltre finalmente aumenta anche se è fradicia. Dopo un pò metto gli sci e continuo con le pelli arrivando verso quota 730 allo spiazzo in cui termina la strada sterrata. Spero di essere nel verso giusto. Dallo spiazzo parte un percorso, segnalato a volte con segni giallo rossi a volte banchi e blu che decido di seguire; inizialmente prendo quota sul bordo di una sorta di cratere di frane e torrenti in secca, l’unica cosa che si vede.

Poi in alto il bosco diventa regolare, di grossi faggi e la salita si fa decisamente più agevole. Mi sposto verso dx, è la che secondo i miei calcoli dovrei trovare l’avvallamento che segna la fine del canale. Ancora non si vede ma oltre il bosco di faggi, senza grosse variazioni di pendenza o orografia, quello che mi lascia perplesso è la vegetazione che si fa di colpo più giovane, esemplari più piccoli e con la base “a sgorbia” tipica delle zone dove le lavine non sono un’eccezione.. Non si sa mai, preferisco rientrare nel bosco di faggi anche se la salita ne risentirà un pò. Poco oltre una donnola mi guarda dall’alto e scappa impaurita, sarà l’unico essere vivente che vedrò oggi. Scappa goffa, le facevo più agili.

Muffa
Muffa

Sul traverso successivo, attorno a quota 950, penso che sia il caso di fermarmi a bere qualcosa.. Non faccio in tempo a tirar fuori la bottiglia dallo zaino che in alto succede il macello! Dev’essersi staccata una valanga di grosse dimensioni e non credo sia poi così lontana se mi trovo il cuore in gola e gli sci, ancora con le pelli, che mirano a gran velocità verso il basso! E che velocità! Cavolaccio che spavento… Fermo dietro a un grosso sasso, come in cerca di un riparo valido che so che non servirebbe a niente, tolgo le pelli alla velocità della luce, blocco gli sci e comincio la discesa vera e propria mentre le valanghe, ormai decisamente verso sx rispetto al mio punto, scendono numerose. Probabilmente si è trattato di un innesco che successivamente ha coinvolto l’intero versante N del Piciat, o quantomeno la parte alta del canale. Pace e bene. Per oggi quello che mi importa è tornare alla civiltà e vaffanculo al Piciat.

Salendo pensavo al metodo “pensaevai”, quello che ultimamente è stato discusso per capire se sia il caso o meno di fare una gita di scialpinismo. Beh, ad averlo applicato alla lettera oggi…

Mi fermo sul bordo del cratere dove finisce la strada a cambiarmi e, da qui si, a “gustarmi” lo spettacolo delle slavine. Non si vede un fico secco nemmeno adesso, solo rumori cupi di grosse quantità di neve, sassi e piante che scivolano a valle e che tento inutilmente di riprendere con la videocamera.

Poi il rientro a valle, a gustarmi i segni della primavera che attende impaziente di esplodere e cacciar via i “maledetti spiritelli dell’inverno” che oggi si sono divertiti con me!

La primavera incalza!
La primavera incalza!

Omarut il 29.03-2013

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