11.03.2013
Non so perchè mi ostino tanto nella discesa di questo maledetto canale/valloncello che mi ha già respinto in malomodo qualche giorno fa. Ormai è come un tarlo che rode dall’interno e dopo il tentativo fallito ha assunto ulteriore forza. Giornalmente lo guardo, è sempre lì, con il suo scivolo di neve bianca invitante.

Devo chiudere i conti, oggi è l’ultimo giorno, da domani comincia la primavera, le piogge porteranno acqua fino a 1600 di quota, non ci sarà più trippa per gatti.
Anche le previsioni paiono buone, una sola mattina di calma prima che ritornino le nuvole che avvolgono la dorsale da quasi 2 incredibili mesi. Quest’anno veramente è stata dura azzeccare il periodo per questa sciata.
Vedremo che aspettarci.
Memore della passata esperienza mi faccio accompagnare dall’amico fidato di sempre, il buon Pelle lo tiro giu dal letto verso le 5.30, orari dovuti agli impegni e per poter sfruttare il rigelo notturno che il bel tempo previsto apporterà.
“Piana di Cesclans, ora zulu 6.18” – Solita schifosissima nebbia, altro che cielo sereno!!
E te pareva che l’OSMER la sbagliava di nuovo! Un pò avviliti ci vogliamo provare lo stesso , se non altro per non buttare via quest’aalzataccia.
Risalgo nuovamente la solita strada sterrata meravigliando l’amico sulle doti fuoristradistiche della mia auto, salgo oltre la sosta/parcheggio della precedente edizione, e riesco a raggiungere quota 650 prima che un grosso masso si pari davanti alla mia auto.
Ci prepariamo e partiamo sulla strada sterrata, di neve dove 10 gg fa c’erano 40cm nemmeno l’ombra. Faccio da cicerone accompagnando un amico piuttosto dubbioso sulla riuscita di questa avventura. Con gli sci nello zaino guadagnamo la fine della strada e ci inerpichiamo sul sentiero con i soliti bollini, parlando del più e del meno.. Giriamo il versante e iniziamo la salita del bosco di faggi dove ho lasciato 5 anni della mia vita, qualche giorno fa. Da qui, finalmente, fa comparsa la neve, marciotta e poca, ma comunque sufficiente per mettere le pelli e salire sci ai piedi. Il primo tratto, per andare a intercettare la fine del canale, è veramente un labirinto di rami ed alberi schiantati al suolo, un pò per il soffio delle valanghe un pò per il peso dell’ultima neve caduta.
Pelle è sempre più dubbioso e comincia ad inveire sommessamente ad ogni inversione.. e le inversioni per evitare gli alberi e le ramaglie sono tantissime.
In campo più aperto devo porre degli obiettivi per l’amico, come si fa con i bimbi…. “Dai, fino alla curva e poi siamo arrivati”.. In realtà gli obbiettivi li do per farmi un pò l’idea di quello che ci aspetta oltre, perchè al momento la discesa non sarà di sicuro entusiasmante..
Per fortuna la cosa va migliorando perchè le valanghe hanno spianato tutto, piazza pulita, sono scese a destra e sinistra eliminando qualsiasi ostacolo.
In testa sempre io, traccio con il senso di colpa di aver portato il Pelle per le mie voglie eslporative. E’ caldo e la neve non ha rigelato. Gli sci, prima di sostenere il mio peso, slittano verso valle quei 15cm che risultano fastidiosi alla progressione, ma in una situazione di nervi tesi così devo far vedere che io sono contentissino del posto, che la neve è perfetta e sarà una sciata memorabile!



A un certo punto l’amico toglie gli sci e prosegue su dritto a piedi sui resti delle slavine con espressione che si è fatta scura come le nebbie che cominciano ad invadere il canale.
La pendenza si alza, per fortuna, lasciando coperto il pendio di neve dura lisciata. Ora conviene salire a piedi, saremo sui 38-40°, non servono ramponi ma meglio stare attenti.

Dal mio precedente studio del pendio dal fondovalle siamo quasi in cima, sulla dx si stacca il valloncello che porta diretto alla cima.. E’ un attimo, la nebbia serra i ranghi e ci troviamo immersi nell’ovatta.
Decidiamo che è il caso di fermarci per non finire chissà dove, ci troviamo un punto di sosta leggermente più comodo su questo pendio e ci prepariamo alla discesa.
Salendo l’amico mi ha chiesto se sciavo su ste pendenze… Certo, non è una passeggiata, e i primi metri sto particolarmente attento a quello che faccio.. Dove sono corse le slavine il fondo è compatto, curvare è abbastanza problematico per le grosse rigole presenti dove gli sci fanno fatica a non farsi influenzare nella traiettoria. La prima curva libera un pò di tensione e procediamo oltre, saltellando di qua e di là, lungo il pendio che va tranquillizzandosi man mano che si scende.
La nebbia si è un pò alzata e riusciamo a fare qualche bella curva in conduzione, almeno fino ai resti delle valanghe. Da qui in giu è una selva di bestemmie, sudore, risate e magre soddisfazioni!
Siamo alla macchina verso le 10.30, interi, ancora amici ( e questo è già tanto) e io moderatamente soddisfatto..
Certo, non sarà il canale della vita, ma pensare di averlo sceso per primo è comunque un valore aggiunto che da qualcosa in più alla memoria di questa giornata.
Ora lo guarderò con occhio diverso il canale N del Monte Piciat, canale di valanghe, nebbie e improperi.
Il video http://youtu.be/2zlAx-euZQQ
Omarut e Pelle