Attimi di soddisfazione

E’ una bella giornata oggi, il caldo afoso dell’anticiclone di luglio lo lasciamo a casa, giu, nel fondovalle. Quassù c’è frescura, temperatura perfetta per l’ascesa verso il lago e la falesia. Un’uscita improvvisata ed organizzata all’ultimo, assieme a Michele a cui mi sto legando piuttosto spesso ultimamente, sia con la corda d’arrampicata che nella vita di ogni giorno. La strada è stata oggetto di opere importanti di sistemazione idraulica ed infatti sul ripido una escavatrice gommata ci sorpassa sbuffante di fumo nero, inutile chiedere un passaggio per velocizzare l’ascesa verso la notra meta, l’autista si ferma solo per 4 chiacchiere, non certo per farci salire.. Ma tanto non va lontano, poco prima della casera delle manze svuota la sua benna carica di inerti e comincia a costiparli a terra per riempire i buchi di una strada dissestata che oramai porta inesorabile i segni del tempo. Chissà se gli alpini della prima guerra avrebbero mai pensato che ad un secolo di distanza le persone sarebbero salite esattamente come loro, non più cariche di giberne, fucili e bombe a mano ma solo di moschettoni e corde per attività decisamente più ludiche e meno cruente.

Pensieri che passano nella testa lungo la salita, col silenzio della montagna che ti permette di mettere in relax una mente tendenzialmente martoriata dall’attivvità lavorativa del fondovalle.

Una vipera ci taglia la strada, l’ennesima che incontro in questa stagione. pare che Michele dia la colpa a me di tutti questi avvistamenti e incontri ravvicinati, nemmeno fossi un incantatore indiano col flauto in mano; le serpi non mi impauriscono più di tanto ma meglio non dare troppa confidenza e andare ognuno per la propria strada.

I soliti ripidi tornanti e la solita, prepotente, stupenda visione della conca del laghetto di Avostanis.

La perla d’acqua si mostra all’ultimo, devi fare proprio tutta la salita e girare l’angolo oltre il verde dosso per arrivare a questo piccolo angolo di paradiso, perchè il lago di Avostanis è proprio un bel posto, di quelli che ti rimettono in pace con te stesso, di quelli da piantarci la tenda e starci un paio di mesi per ricordare che alla fine siamo uomini e tante stronzate a cui siamo beatamente legati potrebbero tranquillamente restare “al di là del dosso”, cellulari, TV, saldi, soldi, centri commerciali e via dicendo.

L’acqua della fontana rinfresca e rinfranca, la nostra meta verticale è li a 2 passi, la falesia di Avostanis, una delle più belle del N Italia. Ora dobbiamo solo decidere da cosa cominciare, a sx ci sono stato troppe volte, da un paio preferisco il settore di dx, settore di placche stupende sormontate da dei tetti che tagliano da destra a sinistra una bella parte della falesia.

Ci sistemiamo in cima alla falesia, la conca è silente e in giro non c’è un’anima, solo noi 2 a goderci questa natura – “pensa ora che ressa ci sarà sulla Tofana, o a Misurina, o in tutti  i posti delle Dolomiti eh Michele?” Michele annuisce, anche lui sa che il bello delle alpi carniche è che sono immuni dalle gite di massa, fortuna nostra.

Salgo un 5c, lo definisco il grado perfetto, al limite dell’inizio della fatica (per il sottoscritto) ma con movimenti non troppo banali. Un traverso su croste nere aderenti come una grattugia, poi su dritto in verticale verso la catena che occhieggia una quindicina di metri più in su. La prima è andata.

Laghetto e falesia di Avostanis
Laghetto e falesia di Avostanis

Poi ci sarebbe il 6a+ di sinistra, con dei movimenti un pò più delicati e verticali che Alfonso sale prontamente e poco dopo altrettanto io.

Qualche nuvola in cielo ci copre da ustionata certa, la temperatura è perfetta e si arrampica senza sudare.

Una pausa, un giretto per i prati lì vicino e la voglia del calcare di Pramosio che ritorna prepotente. Propongo di provare un altra via di 6a+, Arizona junior, caldamente consigliata sulla mia cartina. Parte Alfonso, lo vedo impegnato su dei passaggi di placca dove i piedi rappresentano tutto, guai a a perdere aderenza.. La chiude liscia, ma lui va più di me.. Tuttavia queste vie che guardo curioso da sotto per cercare di capirci qualcosa oggi mi stregano più del solito e parto carico per provare la salita; quassù i gradi sono tirati e un 6a+ immagino sia già oltre le mie attuali capacità di chi ha 3 arrampicate stagionali sul groppone. Concentrato salgo fino al passaggio chiave, un muro liscio con una crostina di qualche mm per le mani, in un movimento tutto storto dove incrociare i piedi rapresenta la salvezza.. E lì duro, senza mollare e con Alfonso che mi incita… Il piede sx raschia la parete e guadagna cm dopo cm lo spazio che manca all’appiglio, uno sforzo e sono fuori, contento e un pò incredulo. La felicità a volte sta dietro a 3 m di roccia. almeno per quelli come me. Un 6a+ tosto.

L’idea di tentare un 6b+ quassù non mi ha mai sfiorato, ma oggi sono così contento che la butto subito all’amico che mi manda avanti come si fa con il condannato a morte.. Io non demordo nemmeno su quest’altro muro liscio, quello di Canae.. Saranno i movimenti o altro ma la chiudo molto meglio dell’altra, 6b+ a vista, anni che non mi capitava (ne ricordo un paio, tipo almeno dieci anni prima e 7/8 Kg di meno).. In cima urlo di gioia, avevo minacciato di farlo ed è una liberazione. La canae è arrivata veramente quassù, ed è nel lago che fa chiasso..

Le nuvole leggere stanno lasciando posto a quelle grosse, scure e temporalesche che in lontananza iniziano ad avvicinarsi..

Proviamo il 6c di “good morning pedalò”??? (me ne pento appena finito di dirlo).. Ma oramai ho già legato le five teen più strette del solito e fatto l’otto all’imbrago. Già solo il primo metro è duro e ci metto un pò a salire oltre, poi il nulla per un paio di metri. Solo qualche goccia nella roccia, tacchette inesistenti che le mie dita cominciano a non tenere più, fino al limite cercando di capire come procedere ma qua è veramente liscio, non c’è niente! Mi areno su questo metro di parete e poco dopo sono appeso alla corda, niente salita a vista. In qualche maniera mi alzo fino a metà via dove per le mani anche ci sarebbe posto ma dei piedi non se ne parla.. In gergo il mio stato si definisce come “ghisato”. Mi faccio calare e sale Michele, ce l’ha dura anche lui, come me, ma al punto più alto dove sono arrivato con un mano/piede da coppa del mondo passa oltre e scala la successiva metà superiore della via, molto più facile.

Voglio riprovarci ma oramai la mente è in vacca, sarà il temporale in arrivo, alla catena ci arrivo ma non come vorrei io, la battaglia  è aperta con sto maledetto 6c.

Ci tocca correre dentro alla malga, in breve si scatena l’inferno d’acqua. Io, mic e altri 3 ragazzi ci godiamo l’intimità di questo albergo d’alta quota che regala sensazioni di casa pur mancando qualche vetro, con grosse infiltrazioni d’acqua sul pavimento e il fumo del fuoco che non ne vuole proprio sapere di uscire dal camino.

Muro d'acqua fuori dalla finestra
Muro d’acqua fuori dalla finestra
Splendide placche.. ormai bagnate
Splendide placche.. ormai bagnate
Tipi da rifugio
Tipi da rifugio
Tipi da rifugio all'ennesima potenza
Tipi da rifugio all’ennesima potenza

Fulmini sulla cima della Creta di Timau. Il lago cresce a vista d’occhio.

Stare sdraiati sul duro tavolato delle brandine, mentre l’acqua batte sul tetto in lamiera, che pace. Che ricordi, che avventure passate fra queste 4 mura.

Poi la schiarita, la discesa a valle e la fotografia in testa di quei 2 metri di calcare grigio senza appigli che forse un giorno riuscirò a salire, magari fra 10 anni e con 7/8 kg in più nel fisico!

Si rientra...
Si rientra…

Omarut e michele

2 risposte a "Attimi di soddisfazione"

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