11.08.2013
Lo pensavo da un pò questo giro. Lo pensavo un gran bel giro da compiere prima o poi, adesso i tempi sono maturi, necessario qualche giro lungo per l’avventura che mi aspetta a fine agosto. Più lungo è meglio è. Che poi a dire il vero il tutto si è risolto in 4.40h di camminata anche se lo sviluppo, misurato con il satellite, è di tutto rispetto e si aggira sui 21 km che in montagna non sono pochi.
Partiamo alle 7.02 dal piazzale del passo monte Croce Carnico, delle temperature africane dei giorni scorsi neppure l’ombra. Solo una maglia a maniche lunghe consola un pò e il passo si fa spedito giocoforza lungo la galleria in discesa verso la Plochen Haus per tenerci caldi. Già porto le conseguenze della serata trascorsa all’aperto dopo un crollo delle temperature di 20°, e il mal di gola che mi accompagna non è un buon presagio. Ma i paesaggi di questo lembo di Carinzia sono talmente belli che la mente non pensa nè al freddo nè al mal di gola, solo alla fortuna di poter vivere questi attimi e queste avventure in formato mignon. Passando nei pressi della riva del piccolo laghetto artificiale incrociamo 2 ragazze con degli zaini himalayani sulla schiena, sguardi truci e portamento da boscaiolo, che dure!


Il percorso lascia i prati per prendere quota nel bosco di faggi e abeti su una mulattiera ben curata dove l’incedere è lesto. Resti di trinceramenti perfino qua nel folto fra qualche abete gigantesco che la prima guerra l’ha vissuta “in prima persona” di sicuro. La vista si apre un pò sulla parte bassa della Val Valentina e il percorso ci porta dopo un’ora a sbucare proprio davanti alla malga bassa, sede di feste tardo invernali nella memoria anche dei miei amici di ventura odierna. Di andare piano anche oggi non se ne parla, maledetta ed inutile fretta. MI guardo in giro, davanti a me la muraglia degli avancorpi della Cjanevate, dove passa il percorso della Grohmann all’eiskar, mi ricorda le pareti N del Triglav per austerità e slancio. Più su i pascoli della malga Valentina alta dove placide vacche si gustano l’erbetta fresca del primo mattino.. Se mi fermo un attimo per una foto i miei amici sono già troppo avanti, quindi meglio proseguire filati. Riusciremo a fare una sosta nella confluenza dei pendii poco più in su, prima di entrare nella parte in ombra del vallone dove la temperatura sarà di sicuro frescotta. Ed infatti le rampe verso la forcella Valentina le percorriamo ancora più spediti, verso il sole in alto che ci aspetta a raggi aperti. Spettacolari colpi d’occhio sulla parete N del Coglians e i nevai ancora presenti, quest’anno la bella stagione durerà veramente troppo poco! Siamo in forcella in 2.30h.




Ci sono i gruppi che mirano alla ferrata N del Coglians e alcuni di questi hanno sicuramente sbagliato strada cercando di cacciarsi nei guai scalando improbabili crestine.. avvisiamo che il tragitto è da un’altra parte, ringraziano di cuore..
La discesa verso il lago è rapida, immersi in un quadro paesaggistico che ritengo salire sul podio dei posti più belli delle alpi Carniche: il lago di Volaia, le verdi dorsali del Rauckokel contrapposte alle pareti del Capolago e di tutta la cresta del Volaia.. Bellissimo.


Correndo arriviamo al Rif. Lambertenghi dove ci concediamo un the caldo, il tempo per beccare i miei amici del fondovalle e siamo nuovamente in partenza alla volta del rif. Marinelli attraverso il sentiero Spinotti. Forse avremmo dovuto ascoltare il viaggiare informati per sapere in anticipo delle code su questo percorso.. Tappo di umanità che ci blocca per buoni 25 minuti. Che fare? Sono dei bimbi accompagnati che si legano ai cavi del sentiero attrezzato come su di una vera ferrata, ed è giusto così, perchè la sicurezza va insegnata da quella età. Il fatto che abbia addosso il gilet del soccorso alpino mi fa desistere dal sorpassarli tutti sulle pareti di destra, non è il caso che i bimbi vedano quelli del bollino comportarsi da “incoscenti” percui mi posso godere finalmente un pò di panorama e saliamo per un pò a passo cristiano. Poi sopra è di nuovo sprint, anche nei saliscendi verso il Marinelli dove arriviamo superando parecchi gruppetti.

Girato l’angolo è la bolgia, la mattina Ieppe diceva che oggi ci saremmo imbattuti nella manifestazione “scollinando” con sede al rifugio ma non credevo fosse una cosa del genere! Il piazzale è pieno di personaggi di tutte le età e di ogni categoria. Non faccio in tempo a rendermi conto di quel che succede che subito una ragazza mi mette al collo un porta calice col simbolo della manifestazione.. Mi giro e c’è un bancone dove vendono occhiali pacchiani fosforescenti con le infradito in coordinato.. Al Marinelli?? e allora io che sono vestito come sempre da 15 anni a sta parte sono fuoriluogo, con i miei pantaloni della montura da trekking, pagati ai tempi 50 € e che dovrebbero essere in pensione ormai da parecchi anni? Nel piazzale il controvalore in abbigliamento Montura sarà di qualche decina di migliaia di €, al contrario del mio vestiario quello sfoggiato dagli astanti è lucido e splendente, sembra appena uscito dai magazzini dei negozi sportivi.
Casse a pieno volume sputano decibel verso malga Plotta e la valle del But, dall’altra parte è allestita una cucina da montagna dove primeggiano sulla graticola delle fiorentine da 1 kg.. Sono piuttosto stordito, restituisco educatamente il calice preferendo una classica birra, recupero un piatto di polenta e formaggio e mi siedo sui prati al di sopra di sta massa di persone curioso di vedere che succede.
Dalla strada di servizio continuano ad arrivare persone, un pò a piedi, un pò scaricate dai fuoristrada che fanno servizio navetta, in bici, in moto, correndo..
Il clima è festoso, circolano allegri, con gli infradito, con sti occhialoni da pagliaccio e si beve a più non posso.. Mah, le idee che mi frullano in testa sono contrastanti.
..La montagna muore, ha bisogno di manifestazioni del genere..
…L’ambiente montano è unico e va preservato, alla fauna non interessa sentire la discoteca
…La gente è per lo più della bassa e avendo un bel ricordo tornerà sicuramente in Carnia con sviluppo del turismo…
…Sta gente occhialuta e con i tacchi, scesa a valle alticcia a fine giornata, non avrà idea di dov’è stata e ritornerà solo con la promessa di un tour organizzato esente da fatiche di ogni genere…
…La gente porta un pò di introiti alla famiglia dei gestori e a chi ci orbita attorno, altrimenti chi terrebbe questo rifugio in vita?…
…Immagino che ci sarebbe la fila per proporsi gestori del Rif. con altrettante idee nella testa più ecocompatibili.
Penso a quest’inverno, alla cresta innevata del Pic Cjadin, al silenzio, ad un altra montagna.

E poi su tutto, il termine “sciabolare”.. Di colui che con la sciabola fa saltare il collo delle bottiglie di prosecco… Al rifugio Marinelli?? Il prosecco? I piatti da ristorante? La fiorentina?? MAH!!
Non credo sia il modo giusto di far andare le cose, così sono troppo oltre. Una festa del genere, simile alla Hawaiana di Tolmezzo, la vedrei meglio alla staipo da Canobbio a Collina, 1000m più giù se proprio, perchè tanto la gente che non è dell’ambiente verrebbe comunque “immersa” nella natura e sarebbe contenta egualmente.
Purtroppo o per fortuna vedo la montagna come un mondo dove rifugiarsi proprio per fuggire dalla massa, lontano dai rumori che ci circondano costantemente e che ci fanno rimbombare la testa. Oggi al Marinelli non ho trovato quello che cercavo. Ce ne andiamo sul prestino, son saliti i DJ in consolle… Al Marinelli…
Sotto la ciliegina sulla torta: alle acque nere, parcheggiata a lato strada, l’automobile di Sport Putz, negoziante outdoor di Mauthen. Che cazzo ci fa qua?? Su una strada con divieto di transito? verifico la presenza sul parabrezza del permesso forestale che puntualmente manca, e la cosa mi manda in bestia perchè non è così che deve andare. Tentato di chiamare la forestale mi allontano pensando che se faccio una cosa del genere in Austria mi mettono in galera. Che cazzo di faccia tosta sto qua..
Al passaggio della scaletta parte “L’ombelico del Mondoooo”, Jovanotti che canta al Marinelli, robe da matti..
Poi picchiata verso il passo di Monte Croce e la macchina, passando vicino ad un inghiottitoio di recente formazione simile a un cenote, pane per i denti dei miei amici speleo.
Al parcheggio dal Marinelli arriviamo in 40 minuti. Il giro del Coglians è fatto, 21 km di sviluppo per 2000m di dislivello in salita ed altrettanto in discesa in 4.40h, un bel giretto!
Omarut, Pelle e Ieppe
Info utili: Il periplo del Coglians è un itinerario consigliabile a chi è ben allenato essendo piuttosto lungo. Tempo CAI attorno alle 7 ore, punti di appoggio alla malga Valentina bassa, ai rifugi austriaco e italiano sulle sponde del Lago di Volaia e al rif. Marinelli. Punto più impegnativo del percorso è la salita del sentiero Spinotti, attrezzato nei tratti più difficili con cavi metallici che aiutano la progressione e comunque mai troppo esposto o impegnativo, il resto è escursionistico.