18.08.2013

Maledetta la mia gola per gli antipasti e per il prosecco dei matrimoni! Adesso mi porterò questa simil nausea per tutta la giornata di arrampicata.. E vabbè, almeno smaltirò le libagioni e gli intensi beveraggi del matrimonio di ieri. Già la risalita di questo ghiaione ci ha fatto sudare parecchio, metà del vino bevuto dovrebbe già esser evaporato.
Siamo all’attacco della Via Pesamosca alla Creta di Pricot, sulla parete N che inizia nei pressi della Sella della Pridola e termina con il Cavallo alla sella dove passa la ferrata Contin, prima di rifarsi elevazione con le 2 torri Clampil e Winkel. Il microcosmo di questo vallone mi lascia sempre affascinato, in ogni stagione scopro qualcosa di nuovo e di bello.
Mi ritrovo all’attacco dopo parecchi anni, quando venni con le relazioni dell’allora guida di Mazzilis se non erro, con l’amico festaiolo, carichi di voglia di fare arenatasi al secondo tiro di quella che non era sicuramente la Pesamosca. Fretta di prendere a dx , un impegnativo diedro con lisce placche (oggi posso dire sicuramente di V°) e poi la ritirata forzata causa defaiance dell’amico con sosta improvvisata e calata dello stesso a mò di sacco di patate, a ben vedere è stato l’incipit di una carriera da soccorritore alpino.

Oggi torno con il Pelle, con esperienza in più sulla schiena e una guida nuova maggiormente dettagliata.
Attacco io avendo già avuto a che fare con questo percorso.


Il primo tiro si risolve quasi con una camminata in traverso verso sx su una cengia erbosa, a parte i primi 10m verticali di 3°, fino al raggiungimento dello spigolo di questo pilastro appoggiato dove corre la via. Sosto su spuntoni, lungo il tiro un solo chiodo subito sopra il tratto verticale e poi un nut sul lungo traverso giusto per evitare pendoli incredibili al secondo, che arriva lesto. Aspettandolo in sosta noto 3 chiodi arancioni in un posto inutile, sono a 5 metri da me e decidiamo di rimuoverli in quanto privi di utilità, li useremo per migliorare l’attrezzatura della via che già so essere poco attrezzata.
Il secondo tiro risale sulla sx il filo dello spigolo su rocce buone con scarse possibilità di assicurazione ma altrettanto scarse difficoltà arrampicatorie, un passaggio più impegnativo (dove piazziamo uno dei chiodi recuperati) e si arriva al terrazzino di sosta, vicino a un pino secco e giusto sotto il camino che costituisce il passaggio chiave della via, ben visibile dal basso.


La giornata è radiosa e con entusiasmo affronto il camino di 4°+, all’inizio c’è un chiodo, poi mi assicuro per conto mio issandomi su un grosso masso che sembra instabile ma non lo è. ora verso dx con bei movimenti e buone possibilità di assicurazione guadagno il comodo terrazzo della terza sosta dove 2 chiodi sono già presenti. Non so perchè ma uno non mi da fiducia, preferisco approntarne una ex novo e recuperare il Pelle in sicurezza. Scorpirò poi che il chiodo ad anello vecchio antico era infisso in maniera “simpatica”: tolto con le dita medito che sia dei primi apritori (Ernesto Lomasti su tutti) percui me lo metto in tasca come cimelio del grandissimo.
pelle sale al sole le sovrastanti rocce gradinate, poi sparisce a dx dietro un grosso masso e ricompare in alto litigando con un larice per realizzare una buona sosta.. Io mi guardo attorno. Nei ghiaioni saltellano 4 camosci, una scioltezza e una falcata invidiabili.. Mi sentono, mi guardano, se ne fregano e tirano dritti. E io qua a battere i denti attendendo ordini dall’alto.
Salgo veloce questa lunghezza nonchè la successiva di 3°. Il percorso comincia ora a girare verso sx su una rampa, verticalmente è difficile andare, uno strapiombo nerastro sbarra la strada. La relazione dice “sosta su spuntoni”, ma forse son salito troppo e spuntoni buoni non ne vedo percui altra sosta su chiodi. Tutte fessure cieche che di chiodi non ne vogliono sapere ma poi la trovo, la fessurina lunga 15cm che aspetta 2 dei miei chiodini, fettuccia con semimobile e il secondo può essere recuperato.


La rampa assume verticalità e sembra insuperabile ma il muretto di sx si rivela più che abbordabile, il Pelle lo gira e sparisce alla mia vista. Le solite martellate poco dopo mi avvisano della sosta e parto per questo minitiro (capisco adesso che gli spuntoni della relazione erano più bassi).
Girato l’angolo sto per arrivare alla sosta quando mettendo la mano su di un appoggio sento un forte bruciore all’indice della mano dx, spero non sia una vipera. Guardingo scorgo fra l’erbetta una vespona che se la ride, brutta maledetta!
Comincio a pensare che il chiodo del Lomasti porta sfiga, forse dovevo lasciarlo lì…
Scenari cupi vengono alla mente, scock anafilattici e verricellate nel vuoto con l’elicottero del 118… Ma niente di tutto ciò, per i successivi 3 tiri solo male e gonfiore, che balle.

Il 7° tiro parte subito verticale sopra alla sosta, in un canale di scolo su roccia buona con bei movimenti (4°), poi dove la relazione dice di andare a dx vedo solo rocce rotte da poco, preferisco la sx. Giungendo ad una specie di terrazzo con parecchia roba smossa comincio a credermi fuori via e mi tocca rileggere la relazione che dice di sostare a sx di 2 evidenti camini.. I camini anche ci sono, arrivarci alla base è un’altra attraversata sulle uova, e all’ultimo trovo anche il chiodo e la “clessidra” di sosta. Già immaginavo calate per rientrare sulla giusta via, tutta colpa del chiodo dell’Ernesto. Sono riuscito a non muovere nemmeno un sassolino e Pelle si complimenta. Definiamolo un tiro con detriti..
Da qui si attraversa verso sx una cengia erbosa per aggirare alla base un grosso pilastrino dove dovrebbe esserci un chiodo. Pelle non lo trova e i dubbi continuano. Ne risale la china e sosta su una selletta poco oltre, è in vista e il tiro è corto seppur articolato. Salendo trovo il chiodi della relazione, siamo giusti.
Ora manca il 9° tiro che risale una fessura camino con grossi blocchi incastrati ed alcuni instabili.. Ma ci sono anche dei bei passaggi di 4°, un chiodo, l’unico del tiro, segna la fine della via, oramai su erbe prive di grosse verticalità. Sosto alla base di un mugo. La Pesamosca è fatta.
Usciamo per i prati sovrastanti dapprima per tracce di sentiero (una cinquantina di m) quindi entrando a sx in un canale che in alto termina sulla forcelletta dove passa l’alta via del CAI di Pontebba.
Scendiamo sull’altro versante su prati molto ripidi e delicati, quindi un canalone incassato e finalmente il sentiero per la Sella della Pridola e la baita Winkel.
In breve alla macchina.
Bella giornata, maledetta vespa.



Omarut e Pelle
Info utili: La Pesamosca si sviluppa sulla parete N dell’antecima E della Creta di Pricot. Vanta 9 lunghezze, per 300m di dislivello e 350 di sviluppo. Aperta nel 75 da Lomasti-Piussi e i Di Marco è una via carina, poco esposta e di media difficoltà (prevale il 4° con un singolo di 4°+). Calcolare 4 ore di arrampicata.
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Ciao Omar, fatta ieri. Vespa a parte, tutto più o meno come da relazione, detriti compresi ;-). Saluti Paolo
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