17.11.2013
Ricevo pacchi dagli amici non solo per il compleanno o le feste comandate, anzi. Più numerosi quelli elargiti durante il resto dell’anno, spesso arrivano il sabato sera o ancor peggio la domenica mattina sul far del giorno. Han la forma di sms e non delle solite scatoline colorate. Ma dei pacchi col crescere mi son fatto una ragione, la prendo filosoficamente e chiamo il solito compagno che non manca mai all’appello: me stesso.
Oggi si doveva arrampicare e invece miro al Col Gentile, cima che sovrasta la conca di Ovaro ma che confina anche con i comuni di Sauris e Raveo. L’ombelico della Carnia insomma. Mi vergogno un pò a non esserci ancora salito, nonostante le mie origini provengano da un paesino proprio lì sotto, ma il Col Gentile è una montagna defilata, non spicca come le altre che la circondano e non attira lo sguardo. O meglio, forse solo d’inverno quando i pendii detritici e il grosso canale del suo versante meridionale (il Colador) sono ben visibili da Villa Santina, grossa lingua bianca per palati da sci alpinista appetitoso/ravanatore.
Oggi solitario me ne vado con i miei piani da battaglia alpina, convinto di usare la nuova strada, da poco inaugurata, per salire il più possibile fino al limitare della neve. Da lì che vuoi che sia, un’oretta, un’oretta e mezza e sarò sicuramente in cima.
Speranze vane, bloccato da un cartello di divieto a monte dell’abitato di Mione, da dove parte la nuova Stentaria, strada che di sicuro farà parlare di se da ora in avanti.
La “vecchia” Stentaria è un percorso che inizia nei pressi della Pieve di Gorto e veniva utilizzata un tempo per la monticazione del bestiame, per il collegamento con il valico in quota della Forcja tra Ovaro e Lateis-Sauris.
La “nuova” Stentaria è una strada asfaltata tirata a lucido ed inaugurata da pochissimo alla presenza della presidente Serracchiani, dal piazzale di Mione conta 44 tornanti fino alla Forcja, tratti cementati nei prati sommitali e pendenze medie elevate con un massimo del 28% all’interno di un bosco.


La salgo a piedi, sull’asfalto i miei scarponi non sono contenti. Ho già capito che non arriverò in cima al Col Gentile ma mi accontenterò di farmi la Stentaria. Percorsa 10/15 anni fa assieme a mia moglie con la sua Jeep, era sterrata e perfino il 4×4 “stentava” a salire (per dirla alla carnica). Perchè il nome a questa strada non è dato a caso, Stentaria significa strada di stenti, di fatiche.. Ed è solo immaginabile ciò che i valligiani pensavano percorrendola con le mucche. Selciati lisciati dal passaggio degli zoccoli, tratti ripidissimi.
Io salgo rapido la striscia di asfalto nero corvino, raggiungo subito altri 4 escursionisti, saluto e li semino.. La prima parte della salita è piuttosto monotona e si svolge in boscaglia mista tipica della zona. Poi l’altitudine aumenta e si delineano i boschi ad alto fusto dove primeggiano gli abeti e i larici, nonchè grosse macchie di faggi.
Lo spiazzo ospita una jeep. Macchina tipica del cacciatore, coprisedili verdi, un giacchetto verde all’interno, adesivi sbiaditi sul posteriore ritraggono immagini di fauna selvatica. Anche oggi sono in giro, a rovinarmi la giornata. Ed eccoli lì, sul bordo della strada, che accarezzano quei loro poveri cani magrolini, pronti a partire alla rincorsa della malcapitata bestiola cornuta.. Passo veloce, non saluto. Il mio saluto costa, va tenuto per chi lo merita, non certo dispensato a sti qua. Sono un pessimo elemento in certe cose, quando qualcosa non mi va a genio faccio di tutto per cambiarla. Di lì a poco inizio a raschiare le bacchete sull’asfalto e a fischiare ad alto volume, faccio più casino di un treno merci con il risultato di avere alle costole un simpatico cagnetto da caccia, poco intelligente come il suo padrone ma più simpatico, e gli improperi alle spalle del suo proprietario che mi maledice e richiama la bestia ai suoi doveri. Spero che tutto questo chiasso abbia avvisato cervi e caprioli della zona.
Non sentirò sparare nella mattinata, immagino di aver raggiunto lo scopo.
Sti qua sanno di essere menomati rispetto alle bestie, mancano di fiuto, di vista, di velocità. Han bisogno di ricorrere ad altre bestie per venire a capo e vincere la gara. Il fiuto lo prendono in prestito dai loro cani, povere bestie che il più delle volte si perdono per i boschi. Gli spostamenti non li fanno a piedi, se proprio devono utilizzano fuoristrada a più non posso sfruttando il più delle volte dei permessi specifici per l’utilizzo delle strade forestali che ancora non riesco a spiegarmi chi abbia inventato questa stupida Legge. E poi a centinaia di metri un colpo e tutto finisce con divertimento degli astanti. E un pezzo in meno di montagna, che è anche mia oltre che loro, che se ne va per sempre e non potrò conoscere.
Salgo, tutti sti pensieri che mi frullano nella testa e mi guastano l’umore. Salendo, poco sopra la strada, si intuisce la presenza di una dolina da crollo e faccio una piccola divagazione alla salita monotona della strada. In effetti la dolina è bella grossa, avrà un diametro di almeno 50m con grosse piante nate all’interno e una coltre di fogliame sul fondo che impediscono la vista di eventuali ingressi per gli amici speleo. fenomeno piuttosto interessante nonchè impressionante.


L’asfalto continua, anche un pò monotono. Certo è più salita da bicicletta e mezzi veloci che piedi. Passa una macchina che si fermerà poco più su ad un vecchio stavolo in via di sistemazione. Ce n’è più di uno, vecchi e nuovi, spuntano come i funghi in radure aperte o seminascoste alla vista.
Inizia la neve, potrei esser salito fin qui con l’auto, mi risparmiavo 600m di dislivello. La stentaria si fa spazio fra i boschi e conduce ai prati alti della dorsale, la vista si apre in tutte le direzioni ed ora l’ascesa è più piacevole. L’inversione termica poi oggi rende la quota mite.
Non pensavo tanta neve, ancora perfettamente conservata dal venerdì di caduta. Anche qua è arrivata la Samurai di un cacciatore, impronte di manovre e scivolate indicano che c’è stata lotta con la strada, il ghiaccio e la neve prima di convincersi al parcheggio. Penso “almeno camminerà un pò”! L’ultimo tratto della Stentaria, in vista del Col Gentile, si svolge su spazi aperti da quota 1500. Il percorso attraversa basso tutta la dorsale che si stende verso la Val Degano, pendenze sempre sostenute portano su al passo della forcella a 1830 dove ho deciso di terminare la mia salita. Attorno la neve caduta rende tutto magico, atmosfere che solo la coltre banca sa esaltare, poi il sole, un laghetto alpestre poco sotto la strada e l’aria fine della quota. Oggi ne sento l’odore, il gusto.
Giro la curva, l’ultima prima della meta e rombante arriva un quad, con 2 pagliacci a bordo dotati del solito fucile, passamontagna per non prendere freddo al faccino.. Li guardo schifati, credo se ne accorgano, forse mi scappa anche un “biaats” (poveracci) quando mi passano di fianco, spero che il quad sbandi e vadano a rotoli sotto la strada, dovrei soccorrerli io come membro del Soccorso alpino, ma sfortunatamente i miei tempi d’ingaggio sarebbero biblici (chissà perchè). Fortunatamente escono dal mio campo visivo in breve, torno solo. Al passo salgo la dorsale di sinistra e mi gusto lo splendido panorama che si gode da quassù. La vista spazia verso la bassa Carnia, la catena delle pesarine proprio di fronte, le montagne di Sauris e dietro le Dolomiti. Che bene, sono in pace con me stesso. Guardo giù, intuisco da dove sono partito… Altro che scarpinata!





Rientro veloce pensando al futuro di questa strada, sistemata per un eventuale passaggio del giro d’Italia.. Peggio del Kaiser Zoncolan, forse la vorranno per far capire a chi si dopa che nonostante i pastiglioni colorati, la stentaria è più forte di qualsiasi pillola!
Omarut
Info utili: La stentaria è la strada ormai asfaltata che collega Mione di Ovaro ai pascoli delle malghe Forcja e Losa, quindi alla frazione di Lateis di Sauris. Credo che per i ciclisti sia il banco di prova più arduo della Carnia, pendenza massima del 28%, 44 tornanti e qualche curva. La vera Stentaria era un percorso per le necessità delle genti di una volta (alpeggio, scambi commerciali) se ne trova parziale traccia nei pressi della Pieve di Gorto dove il percorso lastricato guida alla frazione di Mione, quel che veniva più a monte è stato in parte distrutto dal nuovo percorso stradale e dalle opere relative nonchè dall’incuria del tempo.. Non sarebbe male risistemarne un pezzetto, se non altro in memoria e ad onore di chi la percorse centinaia di anni fa.
ciao!!!!
bel giro vero? pensa che io l’ho fatto il giorno prima, dopo aver letto il tuo articolo sulla grauzaria avrei voluto far quella, ma visto la neve di venerdì ho optato per il col gentile. speravo anch’io di poter lasciare l’auto un po’ più su e invece partita da mione … una gran faticaccia, ma molta soddisfazione … bel panorama e per certi tratti sprofondavo nella neve fin al ginocchio … unico mio rammarico di non esser arrivata in cima, mi son fermata alla forcella a destra sotto l’ultima dorsale per la cima del col gentile. . . peccato … ma almeno io non ho avuto incontri spiacevoli … con i cacciatori intendo … 😉
antonella
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Si un bel giro! Fortunata che sei andata verso il Col Gentile, io con gli orari non ci stavo.. Per la Grauzaria ti dirò che con la neve le difficoltà dal Portonat alla cima crescono e diventa terreno alpinistico serio, da affrontare con le dovute attrezzature. Valuta eventualmente tu! Buona montagna!
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Ciao, mi ha fatto gran piacere leggere di questo tuo giro e ancor di piu’ a saper che che ci sono persone che come me non apprezzano i cacciatori o per lo meno il modo in cui cacciano (lo facessero alla pari!)… e poi: poveri cagnetti in mano a sti idioti!
affrontero presto questa salita sulla nuova catramata (perche’ continuano a catramare…boh!)
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