31.12.2013
Complice una situazione nevosa per così dire “particolare” oggi approdo in Val Visdende confidando nella serietà degli amici internauti e dei loro resoconti sui siti web dedicati allo sci alpinismo.. L’alternativa sarebbe stata una delle solite salite nelle vicinanze, tipo Neddis, Vetta Bella e così dicendo che, seppur sempre meritevoli, pagano lo scotto di non entusiasmare la mia curiosità verso posti nuovi, versanti da scoprire e vedute inedite. La Val Visdende in effetti era una delle mete predestinate per la mia stagione invernale di sci alpinismo, se non altro per riscattare onorevolmente la comparsa di un mio piccolissimo contributo sulla guida di scialpinismo della zona in distribuzione proprio in questo periodo. Contributo limitato al M. Avanza e al suo canale Ovest che ho avuto la fortuna di scendere la scorsa primavera.
Il bello è che dalla Val Visdende neppure si vede il canale dell’Avanza, solo il Peralba e la sua mole piramidale la racchiude ad E, ma da quaggiù neppure Lui fa molta impressione, sembra piccolino, ben meno imponente se visto dal M. Franza o dalle sorgenti del Piave dove ti sovrasta con le sue altissime pareti grigiastre.
La Val Visdende si raggiunge da una stradina sempre sgombra dalla neve che inizialmente si sviluppa sul fondo di una valle un pò chiusa e fredda, lo dimostrano anche le colate di ghiaccio d’inverno molto frequentate dagli ice climbers… Ma poi fai 2 tornanti, ti alzi di quota un pò e letteralmente sbuchi in questa che più che una valle qua è una spianatona! Gran bel posto, il termometro segna -11° ma sono contento come un bimbo che apre i regali sotto l’albero il giorno di Natale. Non vedo l’ora di salire sugli sci e godermi questa neve. Io e Max proveremo anche a perderci, seguendo le parche indicazioni di internet, non sappiamo neppure dove sia di preciso la cima, ma poi con una provvidenziale cartina imbabecata fuori da un albergo in disuso capiamo di aver sbagliato strada e raggiungiamo il parcheggio giusto una decina di minuti più tardi.
Dal parcheggio la nostra meta odierna è già visibile, si staglia sopra gli alti abeti. Neve ce n’è anche se meno di quello che speravo. Il primo tratto di ascesa è piuttosto monotono, su piste forestali trafficate dal turismo natalizio, un budello bianco con diramazioni in ogni verso e su ogni deviazione un cartello che ricorda che qua non si raccolgono funghi! So dove andare perchè ai bivi dalla mia tasca estraggo un pezzo di carta con sommarie indicazioni scritte a penna “strada malghe, centinaio di m, sbarra aperta strada di sx, canale svalangato, bosco, dorsale di dx”. Nemmeno io mi capacito ma tutto torna e iniziamo a salire il canale, effettivamente sede di scorrimento di vecchie slavine, nel giro di una mezz’oretta di passo alquanto spedito. Non è la fretta che incita il passo, piuttosto il freddo che pervade se l’andamento di fa meno vivace..
A metà del canale si esce a destra nei pressi di un larice sghembo, rassegnato già nella postura, deriso dalle bombolette di spray rosso acceso da chi ha segnalato questo percorso d’estate.
Saliamo nel bosco, estasiati dai magnifici scorci che il paesaggio offre sulle montagne vicine e sugli abitanti del bosco vicini a noi. Non manca nulla all’esercito dell’inverno: c’è il piccolo abete, talmente ricoperto che non ne scorgi nemmeno i rami, i piccoli distacchi di lastroncini nelle radure più ripide, i buchi neri del sottobosco in contrasto con la coltre bianca che aspettano solo il passaggio di qualche sventurato.. Eppure è un Mondo talmente affascinante da incantarmi al punto di farmi dubitare di essere sano di mente e di credere che questa potrebbe essere la mia casa. Oppure la casupola più su che sta nel mezzo di una distesa candida e dalle brine luccicanti, guarda il crestone Ovest dell’Avanza, è talmente un bel posto che ci facciamo una pausa.
Le radure seguono la dorsale poco pendente che porta verso la cima. Qualche rado larice ancora e poi il terreno aperto nell’ultimo balzo verso la rocciosa cima. Prendo le distanze da Max, un pò per sicurezza e un pò per starmene da solo, come piace salire a me, essere un pò selvatico. In alto chi ci ha preceduto si è fermato sotto le rocce finali, mancherebbe un traverso e la risalita della dorsale Est.. Con Max mi confronto sul da farsi, il lastroncino è lì, riconoscibile. Decidiamo di fargli un pò di solletico, ma proprio solo sulla “pianta dei piedi”, passiamo in silenzio, uno alla volta, saran 15 m ma il fiato si fa corto. Passato questo punto si torna alla neve polverosa, nessun pericolo per noi fino alla croce di vetta che raggiungiamo in circa 2.30 dal parcheggio.
Sulla Spina c’è l’elicottero, deposita qualcuno, spero non si tratti di un incidente.. 4 chiacchiere e la discesa che segue è talmente entusiasmante fino al canale che…. Mi sa che ci torno in breve in questa, splendida, Val Visdende!
Il video
http://www.youtube.com/watch?v=A5iOq25h4C8
Omarut e Max
Info Utili: La salita del M. Schiaron può essere una valida alternativa in caso di condizioni “strane” del manto nevoso.
Per il parcheggio seguire la strada delle malghe dalla località Pramarino in Val Visdende fin dove transitabile. L’itinerario si svolge in bosco d’alto fusto e radure sulla dorsale dalle pendenze poco accentuate, tuttavia in caso di neve polverosa la sciata è veramente meritevole. Attenzione da porre alla parte alta (sotto la cima) in caso di azione eolica e al canalone che si percorre parzialmente sia in salita che in discesa in quanto collettore di scarico valanghe dai prati sommitali. Difficoltà MS, tempo di salita 3 ore circa, dislivello 900m ca.