Sentiero Alpinistico Mario Dalla Marta al M. Amariana… ( o, meglio, ciò che ne resta)

22.06.2014

Latitando da qualche anno la salita di questi versanti dell’Amariana assieme a Stefano oggi torno a percorrere quel sentiero “Dalla Marta” che mi ha gia visto salirlo in invernale un 8 dicembre nonchè d’estate nel periodo successivo alla sua inaugurazione. Lo stato del tracciato è cambiato parecchio, un pò per quanto si è succeduto su questi versanti della montagna (incendi, frane e valanghe) e soprattutto per quanto compiuto da ignoti a pochi mesi dall’apertura del percorso. Dando per appurato il fatto che la prima parte del percorso, quella che dalla ex polveriera di Pissebus porta fino alla forcella Amarianute, è un intrico di alberi schiantati e vegetazione oramai impercorribile, decidiamo di agevolare la salita scegliendo come punto di partenza la  palestra di roccia dei rivoli bianchi, tra Betania e Illegio. La prima parte del percorso si sviluppa su queste lande brulle, tra stentati pini, versanti franosi e la parete della Citate che si fa via via più minacciosa man mano che si guadagna quota e ci si allontana dalla civiltà. Dentro il canalone non si sente un rumore, solo i nostri passi, affaticati da qualche cedimento del terreno sotto le suole, le stesse che più volte sfidano la tenuta della gomma sui passaggi d’aderenza tra i sassoni che invadono il fondo del canale. In vista dell’antro della parete Ovest, si lascia il canale principale per salirne uno laterale che sulla destra va raddrizzandosi in pendenza per sbucare sulla forcella tra il M. Amarianute e la dorsale del M. Amariana. Siamo a quota 970 circa, parcheggiato a quota 400. 1 ora di sudore, Stefano saltella tranquillo in abbigliamento da  corsa in montagna, io arranco in abbigliamento più tradizionale e fortunatamente il sole latita altrimenti sarebbe “cottura” assicurata.

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i rivoli bianchi
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Sul canale di destra, in alto la forcella
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L’abbraccio delle rocce

Oltre la dispuviale troviamo il primo bollino segnavia, bianco e rosso, proseguiamo quindi sulla sinistra risalendo i ghiaioni che vanno stringendosi fino alla base di una grossa spaccatura della parete sovrastante. Nei pressi della prima fascia rocciosa troviamo la targa del sentiero “Dalla Marta”. Da qui comincia la parte ripida e si rinvengono i monconi dei fittoni che un tempo Mazzilis approntò per la sicurezza. Dalla targa si attraversa infatti verso Est uno spallone roccioso che prende quota sul sottostante versante, niente di complicato ma il cordino non ci stava male.. Terminata la traversata giungiamo alla cosiddetta “Pale dai pins”, versante erboso dalle pendenze sostenute che va salito per circa 300m di dislivello mirando alla sovrastante cresta. Ci troviamo in alcuni tratti completamente spiazzati dalla mancanza del sentiero e/o tracce di genere, avvolti dalle fioriture dei prati e dagli scheletri di vecchi pini che sfidano la gravità. In qualche maniera facciamo e usciamo sulla sommità di quella che a 1 metro dai nostri piedi diventa la parete O dell’Amariana, salto franoso che termina nel canalone della Citate circa 600m più giù. Sporgersi fa paura, sembra un buco nero che attrae tutto. Alcuni massi appuntiti aggettano il loro baricentro sul baratro, prima o poi verranno giù. Proseguiamo sulla cresta, tra i piedi alcuni buchi comunicanti con la parete e il vuoto di sinistra, segno che tra qualche anno il sentiero Dalla Marta passerà sempre più a destra..

Il tratto è panoramico ed offre vedute particolari sulla conca tolmezzina.

Progrediamo su spuntoni e prati fino ad un passaggio che taglia in quota una paretina alla destra della displuviale. Sarà di 2° grado e richiede attenzione perchè il piede appoggia inevitabile sulla radice di un vecchio pino bruciato, anche qua i fittoni presenti sono stati tranciati di netto.

Andiamo a naso, i bolli sono veramente rari e sbiaditi. In un punto noto di aver preso la retta via solo perchè pende da un alberello un grosso cerotto sbiadito, sarà la nuova moda!

La targa
La targa
Sulla Pale dai Pins
Sulla Pale dai Pins

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E' pericoloso sporgersi
E’ pericoloso sporgersi

Continuano i passaggi in cresta, a volte un pò esposti, a volte su terreno cedevole dove le zolle erbose offrono una mano gradita.

Verso sinistra si entra nel bosco pensile di metà parete, qua la traccia è più intuibile e c’è poco da inventarsi perchè porta ad un canalino che con un’ultimo passaggio di arrampicata apre la porta al versante Sud e al “diedro” erboso che costituisce la parte centrale della montagna.

2 camosci scappano tra rocce e i prati in discesa. Sono agili, forti, con un senso dell’equilibrio innato, guardarli è un piacere.

Dalla forcella continuiamo sulla sinistra tra dubbi e creste/canali, come sempre pochissimi i bolli o i segni di passaggio ma la via è quasi obbligata stando sulla displuviale. I passaggi non sono banali ma nemmeno impegnativi avendo riguardo di dove si mettono mani e piedi.

Al culmine di questa cresta si attraversa una zona di strani sassoni grigi, è un continuo susseguirsi di scenari differenti seppur tanto vicini.

Dai miei ricordi, molto indistinti nella memoria, so che dovrebbe mancare un prato ripido e un’arrampicata finale.

Seguiamo il filo della displuviale lungo la selletta erbosa che ridiventa ripida in prossimità di alcune rocce. Su queste, nuovamente, una traversata verso destra era attrezzata con cavo e non restano che i monconi ferrosi, ci adattiamo e li seguiamo come segnavia.. Poco oltre però nuovamente scompare tutto.

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Dobbiamo salire, e uscire in cresta; ognugno lo fa a modo suo. Il prato è ripido ma non problematico. Le nuove fioriture dei botton d’oro bucano la vecchia erba secca dove han corso le slavine dell’inverno, neve che se n’è andata dai versanti da pochissimo. Anche per questo l’erba non è alta e non arreca fastidi particolari. Nella nebbia non ci rendiamo conto di essere già sulla cresta sommitale e mi stranisco a trovarmi sul sentiero che sale dal ric. Cimenti, oramai a 5 minuti dalla cima.

La Madonnina è davanti a noi,  ci abbiam messo 3 ore, tra ricerca del sentiero, pause e fotografie, Stiefin mi ha fatto trottare!

4 chicchiere in vetta e scendiamo assieme a parecchie persone per la normale S. Raggiungere Lisagno è quasi un’impresa, la vegetazione sulla parte bassa del sentiero è talmente rigogliosa in alcuni punti da rendere fastidiosa la discesa.

Ci sciroppiamo anche tutta la strada sterrata che scende agli stavoli Lisagno di sotto e da qui, nuovamente su sentiero inerbito, fino al parcheggio della ex Polveriera dove avevo lasciato una delle nostre 2 macchine in maniera da compiere una bella attraversata del M. Amariana. Ci abbiam messo 5 ore, fa una caldo afoso, non vedo l’ora di bermi una birrozza fresca!

Omarut e Stefano

INFO UTILI: Il sentiero alpinistico “Mario Dalla Marta” è stato realizzato interamente da Roberto Mazzilis, accademico del CAI ed alpinista Tolmezzino, con un lavoro solitario “Faraonico”, da vecchi percorsi di cacciatori. A pochi mesi dall’apertura del percorso, ad opera di ignoti (nell’ambiente di presume proprio gli stessi cacciatori) tutte le attrezzature installate vengono divelte. centinaia di fittoni sono tranciati e i cavi di sicurezza gettati a valle, perfino i bollini segnavia sono cancellati a spazzola o martellati.

Detto questo, per una salita dell’ex sentiero, consiglio di affrontare il primo tratto dalla palestra di roccia  dei rivoli Bianchi attraverso la Citate (via libera dalla vegetazione) – dislivello alla cima circa 1500m- oppure dalla polveriera di Pissebus – dislivello alla cima circa 1600m – risalendo l’alveo in secca del torrente dai pins. Dalla forcella Amarianute resta ben visibile solo la targa marmorea del sentiero che segna l’inizio delle difficoltà (alpinistiche e di orientamento). Salita di grande respiro, su versanti pochissimo frequentati. Necessario spirito d’osservazione ed intuito per trovare la giusta serie di passaggi, nonchè passo fermo ed assenza di vertigini (in alcuni punti ci sono dei passaggi in arrampicata). Un’eventuale discesa lungo questo versante può rivelarsi problematica. Tempi di salita attorno alle 4.30h.

Il tracciato dalla forcella Amarianute
Il tracciato dalla forcella Amarianute

 

Particolare della Pale dai pins da Pissebus
Particolare della Pale dai pins da Pissebus

 

8 risposte a "Sentiero Alpinistico Mario Dalla Marta al M. Amariana… ( o, meglio, ciò che ne resta)"

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  1. Mandi Omar, biele salide! L’hai fate ancje io con doi amis l’11/06 integral da polveriere…sot problematic l’itinerari, arbui e sterps…conven sta sul riul di sx fin a gira a pa Citate….comunque merte falu. Mandi e buine mont!
    Roberto

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  2. Ciao, ottima descrizione! L’ho fatto solo una volta l’anno scorso e mi è piaciuto tantissimo. Anch’io sono salito dalla Citate. Prossimamente tornerò su in compagnia perchè da solo mi fa paura affrontarlo.
    Secondo me meriterebbe un ripristino…
    Mandi

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    1. Meriterebbe si.. Ma se i personaggi in giro sono ancora quelli che hanno rovinato tutto, immagino ci sarebbe il bis.. segnalarlo meglio e dare 2 picconate però non sarebbe male come cosa e non “violabile”. Ciao Antonio, grazie del commento

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  3. Bè se servono volotari io ci sono!

    Domanda: sai se esiste un collegamento dalla cima (o poco prima) del monte Amarianutte all’inizio del DM?

    ciao

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    1. No, al momento no e credo sia irrealizzabile. Alcuni bravi tolmezzini hanno riaperto delle vecchie tracce convertendo il tutto in quello che si chiama “Troi di Martin”.. Rispetto alla mia relazione che trovi sul blog i lavori sono andati aventi e adesso arrivi in cima all’Amarianute per poi ridiscendere verso i rivoli bianchi ma non arrivi sulla forcella della Citate (guardavo i versanti e sono molto franosi, impossibile passare di là in modalità escursionistica!)

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  4. Si, conosco bene il troi di Martin e anche l’ultimo sentiero aperto dai bravi “Amici dell’Amarianutte” il troi di Cjadin.
    Salendo dal troi di Martin, guardando sulla destra poco prima di arrivare in cima si vede un passaggio forse fattibile. Certo non in modalità escursionistica ma nemmeno impossibile. La prossima volta che vado su mi fermo con calma a studiare la possibile via.
    Grazie
    ciao

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