“I cocconi di Nostradamus”

02.08.2012

Se Nostradamus dice che lì c’è la parete dove la via d’alpinismo s’ha da fare, vuol dire che tocca andare a vedere. Nostradamus detto Alfonso non va smentito perchè lui è uomo di cultura e sapere superiori.

La fortuna di averlo come amico.. Uscire con lui è come uscire con un Saibaba. Il suo dito indica la via che va seguita, non devono esistere dubbi o incertezze, sarebbe un insulto.

Suole chiamare i sui amici con appellativi ricercati.. Ci sono “il vecchio”, “il bocia”, “il capo”, io dovrei essere “il socio”.

Essere socio di Nostradamus è una cosa che rende piuttosto onorati e lusingati. Del resto, condividere un’ascesa legati alla stessa corda è un pò affidare la propria incolumità al compagno di salita. Il gesto, almeno per me, non va fatto con chiunque ma soppesato per bene, vista la posta in palio.

Con Alfonso vado sul sicuro.

Ribattezzo questa parete con l’appellativo di “Panettoncino”, per la vicinanza alla struttura del Panettone nonchè la tipologia e qualità superlativa del calcare. Nostradamus, che chiamerò N per brevità, mi ci portò per caso un giorno durante divagazioni alpestri alla scoperta di propaggini nascoste del Pal Piccolo. Effettivamente, già quella volta, valutai come remota la possibilità che qualche essere umano (alpinista o alpiere della grande guerra) fosse già salito tracciandone la prima ascesa.

Adesso che svolgo a bracciate le corde gemelle prima dell’ascesa, non mi smuovo da tale teoria.

Ai miei occhi qua dal basso delle placche posso vedere a non  più di 40m sopra di me, parzialmente oscurati dalle fronde di un grosso acero che vegeta alla base. Ciò che si prospetta è comunque quello che ogni alpinista vorrebbe vedere: placche estetiche, fessure disegnate, un paio di piante da utilizzare nel caso come ancoraggi sicuri. Impegni personali ci han fatto partire piuttosto tardi, N attacca la parete attorno alle 10.45.

Il sole è alto nel cielo, cosa decisamente strana per questa estate monsonica, e scalda parecchio.

L’attacco è subito atletico, una grossa placca addossata alla parete principale dove salire in Dulfer spalmando i piedi. L’ancoraggio psicologico vien messo in alto, un frend nella scura fessura e per un attimo ci si rilassa su di un terrazzino a lato. Così, mi pare, che si vada sul V° molto allegro..

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Il passaggio verso l'ignoto
Il passaggio verso l’ignoto

 

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Prima della doppia
Prima della doppia

Attraversata verso destra una spaccatura con verdi N trova un ottima fessura per piazzaci un cordino e rientra verso sinistra, parzialmente sparendo alla mia vista. Lo sento martellare, sta mettendo un bel chiodino che canta come un usignolo entrando nella fessura. N è compiaciuto e si sta divertendo un sacco, ottimo segno. Di sassi in testa non v’è possibilità, nemmeno remota vista la qualità della roccia.

Ora è impegnato in un’altro passaggio ostico, la corda scorre man mano verso l’alto, sui 45m va trovata una sosta perchè l’attrito delle gemelle è ormai troppo e rallenta la progressione. Altre martellate e dopo qualche minuto arriva l’ok alla salita-

Indosso le scarpette e lascio uno zaino con del materiale alla base di partenza contando di rientrare a corda doppia.

Già dal primo passaggio capisco che per me oggi non è giornata, capitano anche quelle. Per togliere il frend  spingo al limite il mio equilibrio e l’aderenza delle scarpe, per fortuna tengo. Un passaggio serio, subito all’attacco.

Poi più facile, lascio il chiodo di metà parete secondo le indicazioni di N.. Anche i passaggi successivi non sono mai facili, la roccia è stupenda ma comincio a sudare e penso che fossi stato al posto di N di qua non sarei passato (anche perchè la possibilità di proteggersi in maniera affidabile è rara). Prima della sosta c’è un altro passaggio d’aderenza che mi impegna, sarà di V°+.

Raggiungo N alla sosta, approntata in una fessura verticale con 3 chiodi, lavoro da manuale.

Oltre non si vede nulla, solo la fascia di strapiombi alla sommità di questa porzione di parete, di lì non passiamo di sicuro. Verso sinistra tuttavia pare esserci un accenno di terrazzino, dovremmo passare di là ma l’ipotesi renderebbe di fatto impossibile rientrare a corda doppia alla base. Concordi decidiamo di alzarci un pò per valutare meglio. Riparte N, altro passaggio serio, ci mette un pò ma poi riesce a prendere la maniglia in alto a destra per issarsi fino alla sosta successiva in un terrazzino che sembra fatto apposta.. Non ci fosse stato l’attrito probabilmente il primo tiro finirebbe qui. Altra sosta a chiodi e, salito anche io con i miei soliti fastidi odierni, scambiamo 4 chiacchiere.. E’ tardi e oltre lo spigolo c’è l’ignoto.. Decidiamo per la ritirata a doppie per ritornare una volta binocolata la parete dal fondovalle, per capire effettivamente la possibilità di passare verso sinistra. Mentre N si gode il panorama preparo la calata. Saranno 45m di discesa in mezzo ad un mare di calcare perfetto, una struttura che merita di diventare qualcosa di più che una parete semisperduta nel bosco..

A valle sembra proprio che il collegamento verso sinistra sia fattibile percui, “I cocconi di Nostradamus” sarà terminata in breve, meteo permettendo! Work in progress

memo: materiale lasciato in parete 1 chiodo di pass. e 3 chiodi con cordini su sosta di calata.

Omarut e Alfonso

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