10.08.2014
Sinceramente non so cosa pensare in merito a questa mezza salita.
Le 2 vie dello Zuckerhutl me le studiavo sulla guida da un paio d’anni e le tenevo buone per giornate/stagioni come queste: poco allenamento alle spalle per il meteo inclemente, poca voglia di aver patemi d’animo, 2 salite da fare in relax. La guida riporta una serie di tiri (5 per via) con numeri dove solitamente salgo senza grossi problemi… una selva di 3c e 4b che traslati in scala UIAA sarebbero dal III+ al IV°+.
Ma il buongiorno si vede dal mattino e io e Bepi siamo un pò stufi di vagare per i boschi seguendo sentieri che vanno sicuramente ovunque tranne che alla base della torre di pietra.
Sarà ripassando per la terza volta in una radura che ci accorgeremo con la coda dell’occhio che dietro ai larici sbuca un artistico ometto di pietra e finalmente un centinaio di metri più su alcuni bolli grigio/azzurri. Nei primi metri nessun segno di passaggio..”Strano per essere anche l’accesso ad una falesia di arrampicata, ribattezzata Piranha”. Seguiamo finalmente un rio in secca che sempre più ripido ci conduce verso il campanile che oggi abbiamo nel mirino. Tempo perso con queste divagazioni alpestri ? almeno 30 minuti..
Ormai sotto le pareti ci accoglie la solita lapide, è di un italiano, tanto per imprimere quell’allegria che cominciava a latitare in questa mattina.
La via di sx segue una rampa mediamente appoggiata. Non vedo spit ma solo una sosta a una ventina di metri dal suolo.
Come da piani prestabiliti ci caliamo per ripidi prati contornando le rocce basali fino a trovare un vecchio spit con cordino, alzo la testa e vedo in alto degli spit, siamo giusti.
Preparati i ferri, Bepi decide di fare la prima lunghezza, io non ho nulla da obbiettare per cui mi preparo ad assicurarlo. Già dai primi metri si capisce che non è proprio “la via dell’orto” e la tenacia dell’amico viene smantellata da 2 ancoraggi di passaggio costituiti da dei vecchi cordini sbiaditi, in loco da chissà quanto tempo e dalla tenuta molto dubbia in caso di effettivo utilizzo. Decide quindi di passarmi il testimone al comando della cordata e ci riprovo ora io.. I cordini fanno effettivamente schifo, il brutto è che quello alto “protegge” il passaggio chiave della lunghezza, nulla di impossibile ma agganciare il rinvio successivo ad un fix mi rasserena l’animo.
Arrivo in sosta, materiali “inventati”.. 2 spit artigianali trafitti da un cordino d’acciaio, il tutto tenuto assieme da 3 morsetti e 2 anelli d’acciaio che penzolano e che serviranno per le doppie poi.
Mah!
Recupero Bepi che sale veloce. Sopra un diedro su rocce rotte pare offrire vita facile all’alpinista. Riparto e il primo rinvio è già piuttosto distante dalla sosta. Poi, in un pass più serio, ci si mette anche un ragno paciocone che ha tessuto la tela proprio dove devo passare. In qualche maniera lo scaccio, tanto lui può attrezzarsi del doppie dove vuole, e proseguo nel diedro. Ora la via devia a sx, l’ultimo spit è lontano e mi si para davanti una parete verticale di impegno sicuramente maggiore. Il prossimo spit è vicino ma non abbastanza e messo veramente male, perfino per me che sono lungo e dovrei arrivarci. Scendo di un metro, devo mettere almeno un intermedio perchè qua non è il caso di volare.. Ravanando nell’imbrago ho anche il tempo di accorgermi che sul terrazzino dove giaccio ci sono escrementi di camoscio, in aperta parete! Ma come cavolo avrà fatto sta bestia ad arrivare qui?!? Torno ai miei intenti e finalmente sulla detra trovo una fessura dove mettere un buon frend e ripartire rincuorato per raggiungere il rinvio e la sosta 5 metri più su. La parete s’è fatta verticale, la sosta non è delle più comode.
Il mantra di Bepi è che questi tiri non possono essere di quarto e non posso che dargli ragione. Se quanto fatto fin’ora veniva gradato con 4b d’ora in poi si continua con 5a e 6a come ciliegina finale.. Oggi non fa per me, chiedo a Bepi i suoi intenti che collimano con i miei e prepariamo le doppie di calata. 15 minuti e siamo alla base..
Che dire? Che se non avessi avuto per scrupolo un pò di materiale alpinistico non sarei arrivato probabilmente nemmeno alla seconda sosta? che i cordini presenti in via sono vecchi e cominciano a marcire e non sono sostituibili con quelli personali perchè i buchi fatti con il trapano sono troppo piccoli? che la prima sosta è fatta con materiale di riciclo? che i punti di calata nonchè le lunghezze indicate sulla guida “Klettern am Tro & Rosskofel” sono errati? che le difficoltà indicate sono piuttosto “discutibili”?
Ai posteri/ripetitori l’ardua sentenza.
I miei pensieri in questi casi sono sempre gli stessi: se un chiodatore attrezza questi itinerari “facili”, lo deve fare con grano salis pensando che i fruitori di queste vie sono persone che hanno voglia di divertirsi in massima sicurezza e quindi o è in grado di offrire una chiodatura decente oppure è proprio meglio se lascia stare da subito, lavori rappezzati o “ibridi” non dovrebbero esser fatti, a maggior ragione se da Guide alpine che lo fanno di professione.
Starò invecchiando e diventando una ciabatta, ma lo Zuckerhutl oggi non ha offerto ciò che cercavo!
Omarut e Bepi







Si in effetti la persona sono io, anche se la tua descrizione non corrisponde al vero 🙂
Le vie dure le fanno Carlo, soci e amici vari che mi issano su. E comunque mi diverto molto di più, almeno ultimamente, sulle cose godibili che riesco a fare tranquillo da primo.
Dai speriamo e vediamo di incrociarci, magari prima che finisca l’estate. Fra l’altro presto, viste anche l’estate in cui si può contare solo sulle mezze giornate, spero di andare alla tua falesia della Casera Collinetta che son sicuro che è bella e ottima x gente come me. Saludon e a presto
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vai vai che merita, forse ci torno giovedì ma come sempre le previsioni non sono delle migliori…
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