Ai piedi delle Carniche vanta amici internazionali, con questo primo post, il nostro inviato speciale ci racconta l’esperienza di sciare vicino all’equatore, mentre fuori il caldo frigge tutto.. Grazie Fox!
La jeep si beve l’ultimo tornante, o switchback come lo chiamano qui, come niente fosse. È la macchina ideale per queste uscite, col sedile dietro reclinato lo spazio che c’è per l’attrezzatura è addirittura eccessivo. Lo snowboard di Manelja, la mia compagna di avventure di oggi, ci sta in tutte le posizioni, per lungo, di traverso e anche in piedi. Non è la Carniamobile con le montagne disegnate sulle fiancate ma, dopotutto, qui non siamo in Carnia (sigh), però anche l’aquila che campeggia di fianco alla scritta Sport fa la sua signora figura. Scendiamo dalla macchina e la temperatura si fa subito sentire. Con Manj abbiamo optato per un’uscita notturna e, per essere le 7 di sera, 43 gradi sono un po’ tanti. Il fatto di essere poi all’ultimo piano del Mall of the Emirates, che è stato sotto il sole per tutto il giorno, non aiuta.
Venerdì non è il giorno ideale per avvicinarsi ai vari mall di Dubai; visto che qui il weekend inizia il Giovedì, la gente prende d’assalto qualsiasi cosa con una temperatura “umana” nel raggio di chilometri, quindi, per farla semplice, i mall a Dubai d’estate, soprattutto durante i fine settimana, sono un disastro. Fendiamo letteralmente la folla verso Ski-Dubai, per provare questa nuova esperienza. Robis di mass.
C’è un po’ di folla per prendere lo skipass (le pelli di foca non me le fanno usare…) ma ce la caviamo in poco tempo, il prezzo però non è dei più economici, quasi 30€ per due ore (attrezzatura compresa), con sconto residenti. Da li allo spogliatoio è praticamente un attimo e, dopo 5 minuti, siamo pronti. Mi viene da ridere, guardo se il mammuth nel cerchio rosso ricamato sui pantaloni è diventato un cammello…non si sa mai.
Appena si apre la porta automatica la temperatura cala drasticamente, -3° dice il termometro. 46 gradi di escursione termica cosa vuoi che siano. Riabituare i ricettori corporei al freddo richiede un po’ di tempo e, dopo qualche minuto , siamo entrambi più che operativi. Manj mi fa giustamente notare che al rifugio non servono bombardini, grappe o quant’altro. Questo potrebbe essere un problema che vedremo di risolvere in altre maniere. La neve che scricchiola sotto gli scarponi è quasi surreale. Nel mio cervello è in corso una battaglia tra quello che il mio corpo vede e sente e il gps che abbiamo dentro. A questa latitudine questa cosa bianca e fredda non dovrebbe esistere. Il cervello si arrende però al clack dell’attacco. Allora non è uno scherzo! E questa cosa è neve, non è zucchero a velo, o nemmeno il cotone che simula la neve nel presepe. E queste cose sotto i miei piedi sono sci, beh, allora…..visto che ci siamo….
La coda per la seggiovia quadriposto è abbastanza lunga, notiamo comunque che le due piste sono quasi deserte. La maggior parte della gente in coda non scia, va su fino al “rifugio” sta un po’ li e poi scende allo stesso modo. Meglio così, lo spazio in pista non è poi molto. E per essere un weekend direi che c’è andata benissimo. Optiamo per lo skilift sulla sinistra, con molta meno coda e anche più veloce. A completare gli impianti di risalita c’è anche un tappeto che viene utilizzato principalmente per la pista baby e per lo snowpark.
Il tubo d’acciaio dello skilift parte a razzo, la prima parte di risalita si fa davanti ai finestroni di un ristorannte con gente in shorts e infradito che mangia mentre noi sciamo…il mio cervello ormai ci ha fatto il callo, e questo paradosso, perché di paradosso si tratta, non mi fa più né caldo né freddo.
La neve mi sembra abbastanza buona, mentre risalgo scendono alcuni ragazzi del posto, l’equivalente dei nostri Omarut, Ale, Marco etc, e guardo la neve sotto i loro sci; non sembra male, per essere in un tubo di cemento che fuori tocca anche 50 gradi, non è male. Schivo il bastoncino perso dal ragazzino davanti a me (tutto il mondo è paese) e finalmente arrivo in cima. Dislivello totale….85 metri, lunghezza pista 400 mt (la più lunga).
Manj sta già sistemando gli attacchi, ci guardiamo e ci viene da ridere, ma si, ma chi se ne frega, andiamo giù va! La neve tiene bene, e la pista, complice anche il fondo in lastroni di cemento, è tirata alla perfezione. Non vedo gatti delle nevi però. La prima variante è parallela allo skilift e ha tre livelli di pendenza (ci saranno 60 metri di rossa) ed è la più diretta. L’altra invece passa sotto la seggiovia (c’è sempre una pista sotto la seggiovia) ed è un po’ più lunga. Lo snow park invece è fatto veramente bene: salti, gobbe, rails e tutto quello che serve ai “tavolari”. Manj poggia il sedere per terra un paio di volte, non sei su una tavola da surf ragazza, e questa non è acqua, lo era, ma non lo è più.
Lo sci si fa condurre bene, solette e lamine sono perfette, gli scarponi un po’ meno, sono un po’ troppo larghi, ma devo dire che questa esperienza, alla fine, si rivela una piacevole sorpresa. Strana, ma piacevole. Anche l’aria fredda in faccia è una bella sensazione, quasi dimenticata nell’agosto emiratino, a chiudere gli occhi sembrerebbe di stare in altri posti, magari a 46 gradi di latitudine nord o giù di li, e non nel savalon. Alla fine ti rendi conto che le cose che dai per scontate, tanto scontate poi non sono. E anche un tubo di cemento in mezzo al deserto, anche se per due ore, ti riporta verso casa.
Alla fine anche la neve è una droga, e 30€ per una dose non sono poi tanti.
Un abbraccio dal savalon, mandi.