Ho avuto il piacere di intervistare Roberto Mazzilis, sicuramente uno degli alpinisti friulani più forti di tutti i tempi.
Conobbi Roberto una ventina di anni fa, quando amicizie comuni mi portarono alla caserma dei Vigili del fuoco dove prestava servizio. L’emozione iniziale fu molto forte. A quei tempi ritrovarmi di fronte a uno dei miei idoli alpinistici rappresentò senza dubbio una tappa importante nella conoscenza dei vari aspetti delle Alpi Carniche.. Si perché posso dire che Mazzilis è un pezzo di storia delle montagne della Carnia. Ha aperto vie praticamente ovunque, probabilmente aiutato da un talento senza dubbio innato e dalle numerose possibilità offerte da montagne ancora poco “esplorate” dal punto di vista dell’arrampicata su roccia. Ma le sue esplorazioni, cominciate sul finire degli anni ’70, continuano incessantemente portando all’apertura di decine di nuovi itinerari ogni anno. Per lo più di sesto/settimo/ottavo grado.
Chapeau.
Credo che il numero di nuovi itinerari da lui tracciati si avvicini al migliaio.
Ha arrampicato al fianco di altri fortissimi, tra tutti Ernesto Lomasti (si accenna a lui anche nell’intervista) con cui in pochi mesi, purtroppo per la prematura scomparsa, ha realizzato delle vie che sono tutt’oggi pietre miliari dell’alpinismo friulano.
Nella sua carriera ha all’attivo anche l’apertura di 5 nuove vie fino al 7°, in Groenlandia, durante una spedizione internazionale in cui comparivano nomi di altri friulani D.O.C. come Mauro Corona, Lino Di Lenardo e Luciano De Crignis.
E’ merito suo se attorno al 1998 riuscii a chiodare una piccola falesia qua a Caneva. Con la tenacia che mette in montagna riuscì a convincere anche il proprietario del terreno che diede il nulla osta alle mie opere verticali.
Mi sono fermato con lui a chiacchierare amabilmente di montagna in un bar del Tolmezzino. S’è parlato di montagna, di cultura alpina, di vie nuove ed avventura, dei suoi inizi… Vi propongo di seguito l’intervista scusandomi in anticipo per i rumori di fondo
Omarut