22.04.2017
Riprendo in mano “la penna” dopo parecchio tempo che non scrivo più. Gli impegni si accavallano ma questo è stato un gesto dovuto verso un amico che ci ha lasciati, il minimo che potessi fare. Celso Craighero, collega di squadra del soccorso alpino, è mancato per una tragica fatalità mentre arrampicava nella falesia di Betania. Riporto quindi le parole che ho preparato a nome della nostra squadra di Tolmezzo per la lettura durante la cerimonia funebre. Parole che vogliono essere di commiato, in ricordo dell’amico che sicuramente dava del tu alle cime della Carnia.
“Celso, mandi.
Siamo tutti qui oggi riuniti per te, per darti l’ affettuoso saluto della tua seconda famiglia, il soccorso alpino.
Famiglia perché per noi eri un fratello oramai, un fratello.
E’ stato bello averti con noi e ci sentiamo onorati di averti avuto come amico. Un amico forte come la roccia, presente sempre. Disponibilità e presenza costante ti distinguevano dagli altri.
Un amico che ci faceva ridere, anche nelle difficoltà . Perché i momenti difficili li hai conosciuti bene nella tua vita e come in montagna eri inarrestabile, così li hai superati, spesso ridendotela e facendo divertire quanti ti stavano attorno.
Resteranno nei nostri cuori i ricordi dei momenti passati assieme, degli interventi, delle esercitazioni… E continueremo a salire ancora le tue montagne Carniche, quelle cime che tanto hai amato e alle quali di sicuro mancherai come un figlio. Coglians, Rauckofel, Creta di Collina hanno smesso di piangere solo ieri.
Mauro Corona in passato disse “devo dire che la montagna mi ha regalato ciò che gli uomini, le donne, i genitori, non sono riusciti a darmi. Dalla montagna mi sono sentito compreso, ascoltato, degnato di attenzione”.
La montagna era la tua vita. La tua anima aveva bisogno di spazi ampi per vivere, di roccia, sole e neve per risplendere.
Cercheremo ancora le tue curve sulla dorsale bianca della Creta di Collina o la tua voce negli avvallamenti dell’ eiskar, perché in fondo quella era la tua vera casa e siamo sicuri che tu sia là da qualche parte adesso.
Nella famiglia del soccorso alpino il tuo ricordo non morirà mai tra noi che, come te, andiamo in montagna più per la paura di non vivere che per quella di morire.
Grazie Celso”