12-13.07.2014
Dal bagagliaio della lunga macchina di Luca occhieggiano picche, ramponi e altri “arnesi” invernali, portati fin quassù con la convinzione, forse vaga, di riuscire ad usarli a luglio inoltrato sulla parete nord dello Zermula, in una stagione che a definire bisbetica non si sbaglia di certo.
Il nostro sguardo si fissa su quei 2 nevai, nemmeno troppo stentati, che coprono le ghiaie e la sinistra dell’attacco della ferrata. 2 nevai al posto dell’intera copertura dell’inclinata parete.. Non me l’aspettavo di certo tutta bianca, ma nemmeno in queste condizioni! C’è chi oggi va a sciare al rif. Gilberti, ieri ho visto il canale Findenegg perfettamente imbiancato… Ma se partiamo con le picche nello zaino oggi facciamo solo la figura dei pagliacci! Di comune accordo decidiamo di andare ad arrampicare nella vicina falesia della Val Dolce, attrezzata attorno al 2007 ma dalla frequentazione piuttosto stentata.
Ci indirizziamo verso la malga di Val Dolce seguendo la stradina sterrata che si addentra nei piani di Lanza, fra scenari alpini di bellezza incomparabile dove i massi grigi hanno delle forme che sembrano inventate dalla fantasia di qualche seguace dell’architetto Gaudì.. Tappeti di mirtilli, erbetta verde, mucche che brucano tranquille. Atmosfere rilassanti insomma. Poco oltre, sulla desta, si stacca il sentiero tabellato che conduce dapprima in discesa all’attraversamento di un torrente e quindi, in leggera salita verso la falesia. Seguiranno 15 minuti di aneddoti e fango, a terra è tutto un acquitrino sebbene non fastidioso. Sbuchiamo in vista della malga di Val Dolce, qualcosa non mi quadra.. Le frecce indicano esattamente la direzione da dove siamo arrivati come via per raggiungere la falesia. Ed effettivamente, qualche sbiadito ricordo mi dice che siamo andati un pò troppo avanti.. dietrofront quindi e in 3/4 minuti troviamo la giusta via sulla sinistra, con tanto di cartello a terra e passerelle in legno di larice posate per evitare di bagnarsi ulteriormente i piedi. Il sentierino si fa minuto, marcato a volte con bolli gialli di vernice, aggira un costone, quindi scende una valletta e deposita infine sotto alla parete calcarea dove sono state attrezzate 11 vie. La vastità della parete tuttavia suggerirebbe l’apertura di almeno altri 20 itinerari. Comunque oggi siam qua per arrampicare e non pensare ad altri cantieri!
Ci alterniamo al capo della corda, adpprima su 2 lunghezze di riscaldamento e quindi tentando quelle che a occhio, o “a vista” detto in gergo, sembrano più ostiche. Non ci sono cartelli esplicativi in giro per cui ogni linea è una piccola scoperta/avventura. Scoprirò poi che ho attaccato un 6c, la finisco alla sporca, gli ultimi 3 metri sono una lavagna completamente liscia e verticale, nessu appiglio per le mani, leggerissime le ruvidità per i piedi che non sono in grado di sfruttare.
Poi la vedo ed è amore a prima vista.. Una colata nera in mezzo al calcare grigio, metri di tacchette intervallate da segni trasversali dove la roccia ha inglobato altri minerali. Questa riesco a salirla flash, la scoprirò essere un 6a+.
Resta il tempo di provarci su un 6b+, stessa solfa del 6c… Quasi al termine le prese si fanno piccolissime e i movimenti troppo delicati, peccato!
Il tempo è passato veloce sotto alle pareti, il posto è tranquillo ed ha come rumore di fondo l’acqua del vicino ruscello che scorre dietro alle piante di abete.
Mentre rientriamo mi capita anche di fare un mezzo soccorso.. Sentito l’elicottero del 118 sorvolare il Cason di Lanza mi precipito alla macchina e noto che del soccorso in giro non c’è nessuno. L’infermiera è già stata sbarcata, comunico la mia disponibilità e mi agghindo con il materiale personale in attesta che giungano novità dalla cresta dove il tecnico e il medico sono impegnati con un giovane andato a rotoli.. La cosa si risolverà abbastanza celermente e l’infortunato prende la via dell’ospedale di Udine….
Domenica risalgo nuovamente la strada per Lanza. Nella notte forti temporali hanno scaricato grosse quantità d’acqua e i residui di ramaglie e frane di modesta entità ben si vedono sulla sede stradale. Al parcheggio ci sono 13°. Decidiamo di farci una camminata con le famiglie e i bimbi, oggi siamo qua per loro. La zona ben si presta anche per chi non fa del trekking il suo motivo di vita.
Consumiamo il pranzo al Cason di Lanza, buone le specialità tipiche. Il tempo tiene e raggiungiamo quindi la vicina e piccola falesia attrezzata per un’arrampicata all’insegna dello svago. Salgono tutti, perfino mio figlio di 3 anni, la sua prima arrampicata! Se la cava anche piuttosto bene… Beh, si, sono mediamente emozionato..

Con mia moglie guai fiatare, lei non vuole aiuti e questo me lo ricordo bene.. Mi faccio un giro anche io, poi la pioggia mette fine al divertimento e divalliamo verso casa contenti!
Omarut e fam, Angelo e fam
INFO UTILI:
Le 2 falesie, quella del Cason di Lanza e quella della Val Dolce, sono state attrezzate dalle guide alpine del FVG con materiale inox attorno al 2007. il Cason di Lanza si raggiunge indifferentemente da Paularo o Pontebba con strada completamente asfaltata.
La falesia di Lanza si raggiunge in 5 minuti dal parcheggio del Cason scendendo a piedi verso Pontebba, sulla sinistra si intravede la placca inclinata dove corrono 4 vie di altezza fino a 16m e grado max 5a. Sulla detra è stata realizzata una piccola ferrata che può essere usata per mettere la corda in sosta.
La falesia della Val Dolce si raggiunge dal parcheggio in circa 30minuti di cammino e conta 11 vie fino al 6c e altezza massima di 23m. Seguire la strada per Malga Val Dolce e quindi la cartellonistica presente in loco. Prevalgono le vie in placca, calcare ottimo e spittatura ravvicinata.
certo che con i gradi siamo come diceva Carlo… carnici! “sarà un 5b, 5c”
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