Cima Pizzul al tramonto

23.10.2015

Mi sono guardato diritto in faccia, anzi, mi sono guardato in fondo agli occhi. Dicono che gli occhi siano il pozzo dell’anima. Bhe, alla base dell’anima ho trovato vaga la linea dell’orizzonte.

Linea non certo diritta, sfocata in tanti convenevoli che la vita d’oggi pare l’obbligo di porre avanti a noi comuni mortali che altro non chiediamo che di vivere quell’esistenza che c’è data in maniera tranquilla.

Dio, Brahma o come lo vogliono chiamare chi necessita d’un nome. Chi abbisogna del sostantivo prima che dell’idea, perché oramai tanti, troppi, pongono l’idea o il sostantivo prima di quello che sentono nel cuore.

Io ho il vizio di anteporre il cuore al resto. Egoismo puro.

Oggi la priorità è stata di ascoltarlo questo organo che pulsa, di credere che potrebbe essere meglio di quello che è. Come dice Andy Lewis e come dice anche il mio caro amico Pelle, la vita è una sola e consumarla davanti al monitor di un PC sarebbe da sciocchi.

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Alle 16 guido verso l’alto accompagnato dal solito amico che non si pone più domande, monta in macchina e m’asseconda. Ho bisogno di Amici per digerire questo periodo, Amici con la A. Chi ho al mio fianco è un pezzo che non si pone interrogativi conoscendomi. Sarebbero inutili perdite di tempo.

C’ho un appuntamento con il sole lassù dove l’erba stinta dell’autunno saluta per ultima l’astro dorato che scalda e fa star bene. In alto.

In alto come ho sempre pensato che sia giusto, in alto perché il bello è su, non certo nel fondo.

Raggiungiamo Malga Pizzul nella serena austerità di momenti bucolici.

La signora che s’affaccia dal letamaio svolge le ultime necessarie consegne prima che quassù arrivi la dama bianca a ricoprire tutto;  l’inverno è dietro l’angolo anche se cerca furbo di nascondersi tra le cime ricolme di larici ingialliti e cieli color cobalto. L’appuntamento è solo rimandato.

Sono giornate queste dai cieli così limpidi.. Le cime più lontane sono così vicine, o quantomeno lo sembrano, da poterci scrivere sopra con la matita i pensieri di chi le accarezza con sguardi d’amore dal fondovalle.

“Le montagne ti ridono, io rido alle montagne”. (cit.)

Seguiamo una mulattiera, sale alla displuviale in mezzo alla vegetazione che stantia resiste quassù dove prati e radi boschi lottano la guerra delle alte quote. Sempre di guerra si parlò 100 anni fa quando queste mulattiere furono calpestate dagli alpini ma quella volta vigeva la legge del moschetto e del cannone, non quella dell’albero contro la canna d’erba.

Alla piatta forcella un dedalo di cartelli c’attende. La via è stabilita, l’appuntamento con il sole non può che essere sopra alla nostra testa, nel punto più alto che da qui il nostro sguardo vede. La cima del Monte Pizzul è lì, si sta piano piano infuocando, dobbiamo fare in fretta per non perdere l’appuntamento con il sole.

Raggiunta la sella di Lanza la neve compare a Nord a ricordare la brevità di questi attimi riscaldati da un tepore che durerà ancora poco. E allora corriamo!

La chiesetta prossima alla malga Pizzul
La chiesetta prossima alla malga Pizzul

 

Panorami d'autunno carnici
Panorami d’autunno carnici

 

Sullo sfondo il M. Pizzul
Sullo sfondo il M. Pizzul

Risaliamo la dorsale, a scivoloni perché in montagna non si va con le scarpe basse che poi la neve ti entra ovunque eppure si sale.. Che poi saranno dolori a ridiscendere, scivolate e botte al fondoschiena! Ma chi se ne frega!! Perché adesso l’importante è l’incontro con il sole, sulla cima.

Verso la sommità entro in una caverna degli alpini. E’ un posto dimenticato da Dio e dagli uomini, un altro pianeta. C’è ghiaccio, deve fare freddo – obbiettivamente – eppure non lo sento. Anime per sempre attaccate a queste rocce, si son fatte di gelo bianche e ora risplendono nei colori del tramonto.

Manca poco!

Ore 18, sulla cima salutiamo inebriati la rincorsa di un’idea di libertà che altro non vuol essere che un grido d’amore verso le notre cime.

Anime di ghiaccio
Anime di ghiaccio
Il Zuc de la Guardia dal ricovero degli alpini
Il Zuc de la Guardia dal ricovero degli alpini
Ultime balze sulla dorsale del Pizzul
Ultime balze sulla dorsale del Pizzul

 

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Quanto sta sotto i nostri piedi adesso non ci appartiene, è solamente un regalo che c’è dato da vivere, proprio come il sole che persevera infinito dietro alle Dolomiti d’occidente e in un attimo scompare lasciandoci inebetiti. Drogati dalla sana adrenalina dell’incontro genuino con gli elementi della terra. Quassù c’è tutto. Sole, acqua, fuoco, cielo, terra.

Cuore. Sono 2, ricolmi.

Scendiamo la direttissima senza saper a cosa andiamo incontro. Fra trincee imboschite, saliscendi e punti di vista sulla valle d’Incarojo guadagnamo cima Peluchian e la sottostante Casera. La strada è breve alla casera Pizzul.

Ci giungiamo nel silenzio d’una sera d’ottobre, in fondo alle cime c’è un chiarore che non vuole spegnersi.

Il sole è una cosa magnifica. Anche di notte.

Omarut e Max

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INFO UTILI: Salire alla cima Pizzul dalla Malga Pizzul è un’escursione di basso impegno e dal grande contesto panoramico. La Malga Pizzul (servizio agrituristico estivo) è raggiungibile con normale automobile dalla frazione di Ravinis di Paularo ed è posta a quota 1532m. Dalla Malga l’ascesa alla forca di Lanza avviene seguendo il sentiero CAI 441 in circa 1.00 scarsa di cammino. La salita al Monte Pizzul si effettua per prati e resti dei trinceramenti Italiani del primo conflitto mondiale con altri 30 minuti circa di salita, difficolta escurisionistico (1°grado localizzato nella discesa dall’antecima alla cima orientale). Vista bellissima sulla conca del canale d’Incarojo e sulla vicina Creta di Aip.

2 pensieri su “Cima Pizzul al tramonto

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