06.02.18
C’è uno mondo che si nasconde quando risali le fredde strutture di una parete ghiacciata.
Un mondo fatto di strani scricchiolii, di stalattiti che saltano immobili nel vuoto come tende appese pronte ad essere tagliate da una mano invisibile.
Dall’incertezza della materia che scali, perché a volte quello che appare non è ciò che in realtà è.
Dal soffio della montagna che ti passa a lato e che toglie il respiro.
Dalla fatica dei tuoi muscoli che bollono mentre tutt’attorno è gelo.
Da un amico che si esprime a tiri sulla corda che vi lega, piuttosto che in urla sguaiate. Perché rumore di fondo ce n’è sempre, troppo.
A volte parlare non serve, come oggi. Chi ha salito per primo questa cascata ha visto in alto gli occhi della montagna piangere. Le lacrime ibernate sono attimi di vita vissuta, non solo di felicità è fatto un uomo. Ma di tutto ciò.
Info utili: Parcheggio presso lo spiazzo antistante le pareti di ghiaccio del fiume Piave (da Sappada scendendo verso il Cadore, sulla sinistra). Scendere verso l’alveo del fiume e oltrepassarlo tramite un cordino a sbalzo (utilissima una carrucola). Si è subito sotto alla struttura che parte poco sopra la briglia di cemento. Avvicinamento 10 minuti.
La linea di salita di “Lacrime ibernate” è evidente. Soste attrezzate per le calate con corde da 60m (da sosta 5 a sosta 3, da sosta 3 a sosta 1, da sosta 1 a terra), utili mezze corde da 60m.
Lunghezza complessiva 220m (5 lunghezze di corda), difficoltà II°- 4°.
