25.06.2015
Partire nel tardo pomeriggio alla volta di una nuova cima, per nutrirsi di aria buona e della calda luce del tramonto non è una cosa sicuramente consigliabile, ma è un modo di vivere la montagna che mi affascina particolarmente.
L’arrivo della sera mette termine alla giornata, ai flussi turistici delle persone, all’agitazione degli animali; le brezze che spirano costantemente sulle quote durante il giorno la sera incredibilmente si quietano, tutto tace. E’ forse un mutismo indotto dallo spettacolo del sole che valica le cime verso occidente, quando le ombre sulle pareti si ingigantiscono e ti fanno sentire piccolo piccolo, le ultime luci ti dicono quali sentieri percorrerai nei prossimi tempi, le depressioni si scuriscono, le creste si infuocano.
Esser qua in questi attimi è come bussare direttamente alle porte del Paradiso.
Migrare per creste nel sole serotino amplia la propria mente e i pensieri hanno la possibilità di vagare rimbalzando fra te e le dorsali che ti si parano davanti.
Salgo per l’ennesima volta quest’anno il sentiero che porta al passo di Volaia, la temperatura è mite ma l’umidità mi fa grondare la fronte, colpa anche del ritmo che ci imponiamo assieme a Max.
Il passo spedito ci porta su al rifugio Lambertenghi in una quarantina di minuti. Entriamo dagli amici per dire che preparino una pasta anche per noi, sulla via del ritorno e ci dirigiamo, dopo una sbirciatina alla carta Tabacco, verso il lago di Volaia e il VolayerSee Hutte (da quest’anno pare non si chiami più Edward Pich Hutte per vicissitudini naziste o cose simili). Comunque sia del rifugio austriaco, anche se dal nuovo nome, non ci interessa nulla, oggi vi transitiamo solo davanti e proseguiamo oltre sempre spediti inseguendo l’intento, più mio che di Max, di salire alla cima del Maderkopf, un cimotto verde retrostante alla conca del lago che pare a portata di mano.
Del Maderkopf ho letto parecchio sulle cronache del 15-18, lì infatti giaceva un villaggio alpino, i rincalzi austroungarici delle prime linee, lì giacevano gli obici che battevano gli italiani e lì arrivavano le nostre caramelline d’artiglieria dal Monte Gola sopra Collinetta.
La cartina riportava una traccia che, in teoria, taglia tutto il versante Ovest delle pendici del Rauckofel per guidare direttamente alla cima prescelta. In verità ci troveremo a dover salire fin quasi ai ghiaioni che scendono dalla cima del Rauckofel stesso prima di poter abbozzare una traversata per evitare la profonda gola con salti di roccia che scende alle spalle del Volayer See Hutte.
I prati si distendono, le distanze aumentano, continuiamo a macinare passi ma pare di esser fermi, seppure in un posto stupendo. Stiamo salendo il sentiero che si inerpica sui segnavia del Geotrail, must del posto, bibbia all’aperto di fossili ed ere geologiche.
Finalmente, dopo l’ennesima rampetta di erba, cielo e roccia sbuchiamo su un pianoro che offre la possibilità di traversare in quota verso l’inizio delle creste erbose del Maderkopf; non perdiamo l’opportunità e fra incredibili macchie di neve ancora persistenti, guadagniamo la successiva dorsale.
E’ sul far del tramonto che per un attimo mi divido da Max e sbuco da una piccola forcella affacciata sulla valle a Nord che sprofonda verso l’interno dell’Austria e lui sta lì, robusto sulle zampe, imperioso nel suo essere il Re indiscusso di questi prati. Un esemplare di camoscio come forse non ne avevo mai visti, possente. Cerco di chiamare l’amico ma è scomparso poco prima come sta per dileguarsi l’ongulato che ho davanti. Non faccio a tempo nemmeno a cavar la fotocamera dalla custodia che con 2 forti sibili, dei salti che nemmeno il campione del Mondo di salto in lungo potrebbe, rasenta rocce e precipizi sul baratro e perde velocemente quota allontanandosi. Quanta eleganza in questo incedere. Pura invidia la mia, come quella di Max un attimo dopo.
Incontri spettacolari.
Adesso il procedere è diretto verso la vetta che si staglia ad Ovest, le larghe creste sono butterate dai ricordi delle granate ma l’erba alta e i rododendri si sono ripresi i loro spazi naturali. Delle opere belliche restano i segni di una mulattiera e il pavimento dei baraccamenti, solo occhi allenati però riescono a scovare queste stantie tracce del tempo che fu.
La Scozia dev’essere simile a qua, o le Carniche devono essere simili alla Scozia. Rocce distrutte dal tempo, gonfie di licheni, con laghetti che qua e la spuntano un pò ovunque.
Sulla cima c’è solo un tondino di ferro rosso, la sommità è traforata da un fortino che sta cedendo, un autoscatto e uno sguardo all’orologio. 1.45h per raggiungere la cima austriaca.
Tempo di rientro, al rifugio ci aspettano. Senza troppi convenevoli prendiamo la via di discesa diretta verso la strada della Volayer Alm.
Divalliamo su terrazzamenti erbosi inspiegabili. Passiamo accanto a una antica costruzione rurale, resiste in piedi solo parte di un recinto in legno, attorno solo prati e silenzi.
Più giù le mucche e i loro ridondanti campanacci ci accompagnano nella risalita della strada di servizio al rifugio del lago, passa veloce anche questo tratto parlando del più e del meno. Quassù stress e tempi stretti non arrivano.
In Italia c’è freddo e nebbia, sembra che le nuvole capiscano dove sta il confine.. Ma tanto noi ci tiriamo nel caldo abbraccio del rifugio Lambertenghi, dove la compagnia ci aspetta così come una buona cena e relative bevande..
Abbandoneremo a malincore il caldo rifugio e la bella compagnia, scenderemo notte tempo, con la tonda luna stesa su un gruppo di calme nuvolette impigliate alla parete Nord del Siera.
Una maniera per vivere la montagna anche questa, forse la più genuina e speciale.
Omarut e Max







INFO UTILI: La salita al Maderkopf può essere effettuata dall’Italia posteggiando al Rif. Tolazzi dopo l’abitato di Collina di Forni Avoltri. Da qui il sentiero CAI 144 porta al Rifugio Lambertenghi-Romanin e al vicinissimo Passo di Volaia dov’è incastonato lo splendido ed omonimo lago. Costeggiando la riva sinistra si raggiunge il rifugio Volayer See Hutte e da qui, sulla destra, si prende il sentiero diretto al Monte Rauckofel mantenendo la sinistra al primo bivio (indicazioni Geotrail gialle). La carta tabacco segnala erroneamente la presenza di una traccia verso la dorsale del Maderkopf che già si staglia verso Ovest.. Tuttavia toccherà salire fino circa a quota 22oo per poter attraversare verso le dorsali erbose che portano alla cima. Si prosegue lungo le creste, a volte seguendo le vecchie mulattiere di guerra e le tracce degli animali in lungo saliscendi. La cima fa circa 2120m di quota. Tempo CAI indicativo 4 ore – difficoltà E.