Gocce di Bordaglia

31.10.2019

Ci sono luoghi nella vita di ognuno che distano solo un’idea dall’essere chiamati “casa”. Luoghi che non necessariamente frequenti spesso, ma che ti aspettano comunque. Dove sai che un posticino alla fine per te c’è sempre. Magari solo un piccolo prato in cui sederti, circondato dalle radici di larici secolari. Noi montanari non chiediamo molto in fin dei conti per stare bene, per sentirci per un attimo parte di queste montagne.

Saliamo quindi oggi alla volta di una delle mete più in voga delle cime carniche. Un contesto di punte grigie che sovrastano dorsali rossastre, su bacini ininterrotti di praterie e mughete. E due gocce d’acqua spettacolari.

Ieri la prima neve è scesa dalle quote ed ha lambito i boschi, ricordandoci nonostante tutto che domani sarà inverno. Oggi ancora l’autunno predomina. Parla con l’umidità del sottobosco, con le acque scroscianti che si gettano nella forra del Rio Bordaglia, con le foglie che il vento dispettoso del Nord continua a staccare da alberi sempre più spogli. Da quelli che ancora sono in piedi, perché Vaia è passata anche da qui un anno fa. Gli scheletri di legno stesi al suolo sono scritti di commiato di una tempesta straniera che è entrata in Carnia dalla porta principale senza chiedere permesso. Lo ha fatto anche più su, a malga Bordaglia di Sotto, che porta ancora nella copertura i segni di una lotta impari.

Saliamo ancora. Sappiamo che la perla della zona è racchiusa in una conca oltre questi boschi, verso quota 1800. Una perla che si svela all’ultimo, nascosta dal sipario di larici che nelle giornate d’autunno sfavillano nei colori caldi come fossero il rimasuglio dell’estate.

Questa è un po’ casa, e forse lo è anche per gli amici che oggi mi accompagnano.

Potremmo stare qui le ore a guardarci attorno senza voler altro ma oggi ho ancora un desiderio, quello di salire alla vicina Creta di Bordaglia. Cima che manca alla lista della memoria.

Miriamo al vicino passo Giramondo verso ghiaie che il vento del Nord ha imbiancato ed incrostato di ghiaccio, è un elemento che amo e mi fa stare bene. Autunno e inverno ci accompagnano a lato del sentiero. Gli estremi si toccano in questa linea immaginaria, come cent’anni fa un confine indefinibile divideva italiani e austroungarici che qui si fronteggiavano con fucili e granate.

La dorsale di Spina pesce dalla postazione di Bordaglia

Verso quota Pascoli prendiamo a destra le ghiaie che sostengono la cima di oggi e risaliamo per tracce evidenti di sentiero. Più su il passo si fa faticoso e deve destreggiarsi con la prima neve. Un paio di canalini accennati, un passaggio esposto e la dorsale finale con gli immancabili baraccamenti di guerra.

Da quassù guardo quello che mi circonda e non posso esimermi dal pensare che se fossi stanco un giorno di camminare alture mi fermerei in quel posto dove gli occhi non sono mai stati saziati da quell’intorno. Mi siederei su di un sasso in riva al mare della tranquillità, a contare gli aghi dei larici che in cielo si stringono ai primi fiocchi dell’inverno.
Aspetterei così, guardando nuvole dense sfaldarsi e rincorrersi tra le cime, con il vento musicista tra i rami dei mughi di quassù.

Credo che Bordaglia possa essere uno di questi posti.

Il nostro percorso, ora in discesa, incrocia un’altra goccia che s’è fatta lago: il lago Pera. Un’atmosfera di nebbie che si sfilacciano in tutte le direzioni rende la percorrenza particolarmente remunerativa, come scrivono in certi libri.

Scendiamo attraverso il vallone di Sissanis, luogo in cui il silenzio della montagna è interrotto dalla voce del ruscello che si immetterà nel Degano oltre la stretta di Fleons. E’ qua che nasce la Goccia di Carnia. La malga Sissanis oramai è lo scheletro di sé stessa. Vederla così mi ricorda altri tempi, quando dormendoci dentro in una notte stellata d’estate sbocciava quell’amore per i monti che ancora mi accompagna. Ma quassù tutto va in malora, è purtroppo un triste dato di fatto.

Rientriamo alla macchina rigettandoci nell’umidità del fondovalle. L’autunno ha le ore contate, ma va bene così per il mio gruppo.

Perché c’è chi dentro è fatto di neve, di roccia, di solitudine.

Omarut, Max e Tizi

INFO UTILI: la cima della Creta di Bordaglia (2169m) svetta solitaria sulla dorsale che dal passo Giramondo arriva al passo Val d’Inferno lungo la displuviale di confine con l’Austria. Cima che viene salita piuttosto raramente, è sempre immortalata nelle fotografie assieme al sottostante lago omonimo. La zona del lago è raggiungibile attraverso il sentiero CAI 142 dalla località Pierabech di Forni Avoltri (parcheggio a quota 1050m) in circa 2.30 ore. Dal lago il sent.142/A guida al passo Giramondo in 30 minuti. Passando al di sotto delle pareti meridionali della Creta poco prima del lago Pera sulla destra si nota una traccia che risale in maniera decisa i ghiaioni della dorsale occidentale della cima. Per ghiaie e tracce di sentiero (pass. I°) si guadagna la cima. Il rientro avviene fino al lago Pera sulla via di salita e quindi, lungamente, nella valle del Rio Sissanis (sent.142) fino alla stretta di Fleons. Da qui per mulattiera al parcheggio. Tempo complessivo 7/8 ore.

In merito a questa zona vedi anche l’articolo https://aipiedidellecarniche.com/2015/05/26/centanni-dopo-su-spina-pesce/

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