11.09.2016
A pensarci bene, questa che sto scendendo – e cioè la parte di ferrata che collega il Creton di Culzei alla forca dell’alpino, è stata la mia prima via attrezzata. La percorsi all’incirca vent’anni fa assieme a Mario e Gigetto. Sono cambiate parecchie cose da allora, vicende della vita si sono susseguite, c’è chi è arrivato e chi se n’è andato, ma la montagna è sempre rimasta. Seppur un pò invecchiata pure Lei.
Quella dei 50 era uno degli ultimi percorsi attrezzati della regione che non avevo ancora avuto il piacere di percorrere integralmente e ieri ho potuto finalmente depennarla dalla “lista”.
Tutti i montanari hanno una lista, chi più chi meno agguerrita, chi più chi meno lunga. La mia è lunghissima e credo continuerà ad allungarsi finché gli occhi avranno voglia di vedere nuove cime, nuovi pendii, nuovi panorami.
So per certo che il percorso è lungo ed impegnativo. Il modo “migliore” di affrontarlo è prepararsi al mare in ferie, tra una sollazzata sul bagno asciuga e numerose cene luculliane (…).
Passiamo oltre e ci infiliamo nel primo tratto di quello che fu il sentiero attrezzato Corbellini. Uso il passato, purtroppo, perché pare sia franato in più punti interrompendo di fatto il collegamento con Sappada e il Cadore. Ed effettivamente, lungo le numerose anse che il percorso attraversa, si susseguono franamenti, ponticelli di tronchi sbilenchi che resistono, passerelle stanche. Qua la montagna è viva, particolarmente. Sembra corra verso il basso, grossi ghiaioni scivolano verso il solco della Pesarina, tutto mira al giù. Le attrezzature si susseguono come gli scorci sui vuoti che vanno delineandosi amplificando la potenza della natura. In mezzo a tutto questo noi tre, puntini colorati in una selva di mughi e ghiaie, sovrastati da lontanissime creste che dovremmo raggiungere se troveremo l’attacco della ferrata. Già questa un’impresa.
All’ennesima discesa in un profondo canale, l’occhio scova la targa di inizio della ferrata, in alto sotto le rocce di sinistra. Nessuna traccia sale in quella direzione, nessuna indicazione in loco, solo ghiaie smosse. Il Corbellini prosegue più basso, sfuggente dopo l’ennesima curva. Siamo giusti, l’attacco della ferrata è davanti a noi e non resta che imbragarci.
Finalmente tocchiamo la roccia delle Pesarine risalendo una dorsale erbosa e infilandoci successivamente in un ripido canalone. La montagna ci sovrasta, ci ingloba, ci annulla. La salita di questo tratto è lunga, le attrezzature e gli sbiaditi bolli rossastri guidano verso la sommità e la sella alta di Culzei ma arrivarci comporterà la percorrenza di questo canale in un’alternanza indistinta di tratti verticali e ghiaie appoggiate, in parte instabili. Sulla sinistra vanno delineandosi le pareti meridionali del gruppo del Clap e da questo punto di vista privilegiato impressionano ancor più che se viste dal fondovalle.
Siamo alla sella. Sull’altro lato il percorso degrada con ghiaie nei territori sappadini, a destra la dorsale guiderebbe al Creton dell’Arco dove transita la ferrata Simone, a sinistra la cresta si impenna in un susseguirsi di guglie e torrioni. E noi siamo diretti proprio lì. Da qui l’orizzonte è ben visibile e i grossi cumulonembi che si vedono in lontananza cominciano a farmi rizzare le antenne. Trovarsi in questo posto con un temporale non è consigliabile, come del resto non sarà consigliabile beccarlo su tutto il resto della cresta che pare perfetta per fungere da parafulmine. La sensazione di isolamento che offrono queste cime, inoltre, amplifica questo senso di insicurezza meteorologica e cerchiamo di accelerare l’andatura per raggiungere più velocemente possibile la forca dell’alpino, forcella che potrebbe rappresentare una parziale sicurezza in caso di temporale.
Altri posti sicuri non ne vedo se non la discesa per le ghiaie verso i cadini a Nord. Ma il fare lesto ci allontana già troppo da questa via di fuga per cui tanto vale proseguire.
Il percorso affronta il tratto più appagante, si sale e si scende da picchi di roccia verticali, verso Sud l’esposizione è forte e mostra tra i piedi il canalone risalito in precedenza che già dista centinaia di metri verticali.
Su e giù, su e giù, pariamo gli aghi di una macchina da cucire. Il filo è sempre presente, metallico e freddo. La dorsale del Lastron di Culzei ci inganna facendoci credere di essere arrivati alla sommità del percorso ma, puntualmente, seguono un tratto di discesa e un altro canale da risalire.
Sbuchiamo a pochi passi dalla croce di vetta del Creton di Culzei, quota 2458m. E’ fatta, anche le nubi incombenti paiono dirette a meridione e ci concediamo un attimo di tranquillità tirando un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo.
Scenderemo per canali e brevi paretine, alcune stranamente senza attrezzature. Alla forca dell’alpino la montagna s’è fatta da poco sentire. A terra la polvere e le ghiaie di una recente frana, scendere ai ghiaioni del sentiero dei “malavoglia” sarà una camminata sulle uova, fortunatamente in giro non c’è anima viva.
Le ghiaie smosse assumono consistenza sotto ai piedi, diventano fiumi bianchi che formano rigurgiti, cascatelle, fracasso tintinnante. Il Clap ci saluta a suo modo, montagne spettacolari le Pesarine seppur disdegnate dalla moltitudine. Fragili eppure austere, selvagge ma intime. Insomma, montagne vere.
Omarut, Max e Cristian
INFO UTILI: Punto di partenza presso il parcheggio in località Pian di casa (quota 1230m ca), poco oltre le piste della rinnovata località sciistica di Pradibosco in Val Pesarina.
La ferrata dei 50 è uno degli itinerari attrezzati più lunghi del Friuli, nonché dei più spettacolari, e raggiunge la cima del Creton di Culzei a quota 2458m dopo il transito sulla cresta del pilastro dei 50 del Clap e sul Lastron di Culzei. Tecnicamente dalle difficoltà non eccessive (passaggi di II°) risulta tuttavia un percorso classificabile nel complesso come difficile, dal grosso impegno considerandone la lunghezza e il dislivello dal parcheggio. Il tracciato alterna tratti di ottima roccia a canali o paretine meno solide. Le attrezzature risultano per lo più in buone condizioni seppur datate e legate ad uno stile di attrezzatura non proprio moderno. La discesa dalla cima del Creton di Culzei obbliga a prestare attenzione in corrispondenza di un canale mediano, sprovvisto di attrezzature, nonché nella discesa dalla forca dell’Alpino ai ghiaioni basali. E’ possibile scendere per il vecchio tracciato piuttosto ripido ed instabile, quindi potenzialmente pericoloso in caso di affollamento, o la nuova via attrezzata che sfrutta le verticalità delle pareti di destra, molto più compatta ed al sicuro dalle scariche di pietra. Obbligatorio materiale completo da ferrata e casco.
Tempi di percorrenza indicati : 2.00 h per arrivare all’attacco – 6/7.00 h per la ferrata e la discesa dalla forca dell’Alpino – 1.45h per il rientro al parcheggio.
Persone allenate possono considerare 6.30h come tempo medio di percorrenza.
Preferibile pernottare al rifugio De Gasperi per una partenza mattiniera che permetterà di evitare sulla lunga cresta eventuali temporali nelle ore centrali della giornata.
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